[23/08/2012] News toscana

Siccità e lago di Santa Luce: Coldiretti accusa una malagestione delle risorse idriche

Ma l'assessore di Pisa Valter Picchi spiega la posizione della Provincia sull'invaso

«Sul ‘caso' Santa Luce occorre chiarire alcuni aspetti precisi, anche per evitare il perpetuarsi del rischio di strumentalizzazioni». Ad affermarlo, per la Provincia di Pisa, l'assessore all'ambiente Valter Picchi, che così sintetizza i punti essenziali. «Primo, la Provincia non ha, nei confronti di Solvay, alcun poteri coattivo o inibitorio: la convenzione tra ente e azienda riguarda la valorizzazione della biodiversità nella riserva istituita attorno al bacino idrico artificiale, non la gestione del bacino stesso e dei prelievi da esso; materia, questa, disciplinata invece da un'autorizzazione statale accordata alla Solvay nel 1957 e valida fino al 2027.

Secondo punto. Siamo in presenza di una crisi climatica di portata eccezionale (che, se non pioverà nelle prossime settimane, diverrà devastante), i cui effetti incidono drammaticamente sull'ecosistema (l'85% dei corsi d'acqua è in secca!) costringendo a stravolgere il governo del territorio e delle attività umane, in tutti i campi.

Terzo. visto che il regime pluviale sta cambiando strutturalmente, con gli stravolgimenti cui ho appena accennato dovremo fare i conti non solo oggi, ma a livello di programmazione, in prospettiva: e in tal senso il tema della dissalazione non è affatto un tabu. Ma è proprio anche a questa opzione che mi sono riferito io stesso quando, già una settimana fa, ho affermato come, in un contesto di tumultuoso cambiamento meteorologico, la presenza storica di un impianto operante un forte emungimento rappresenti un nodo da affrontare: anche entrando nell'ottica di un ‘governo' della materia diverso da ciò che è stato finora.

Per scongiurare emergenze come l'attuale, insomma, la sfida è quella di trovare - mettendo insieme tutti i soggetti interessati: Comune, Provincia, Regione, Solvay e anche la Prefettura - soluzioni che possano garantire il giusto equilibrio tra le esigenze legittime di attingimento da parte dell'azienda, per la produzione industriale, e il mantenimento del patrimonio di biodiversità creatosi attorno al lago. Ciò con un percorso in due fasi: quella dell'emergenza, mediante appunto una concertazione tra enti che definisca i dettagli del da farsi immediato; poi quella della programmazione, da sviluppare nella sede precipua del Tavolo per l'Alta e la Bassa Valdicecina costituitosi in seno alla Regione».

Questo, come detto, la posizione dell'assessore. Posizione che poi sviluppa lui stesso con tutti i dettagli del caso, ripartendo proprio dalla "cornice normativa": l'origine del Lago di Santa Luce e l'ordinamento della sua gestione. «Si tratta, è noto, di un invaso artificiale, realizzato tra il 1957 e il 1960 su terreni di proprietà della Solvay, con l'obiettivo di creare una riserva idrica necessaria al ciclo delle lavorazioni dell'azienda». Ciò sulla base di un'autorizzazione del Ministero dei lavori pubblici, datata 1957 con durata fino al 2027. Contestualmente alla diga di sbarramento del fiume Fine, era stata realizzata tutta una serie di opere idrauliche di regolazione dei livelli del lago e dei flussi idrici, anche ai fini anche dell'indispensabile mantenimento di un flusso vitale verso la parte bassa del fiume. Solo nel 1996, su iniziativa di Provincia e Comune, la zona è divenuta Anpil (Area naturale protetta di interesse locale); e nel 2000, sempre su proposta della Provincia e grazie alla disponibilità di Solvay, è arrivata, sulla base di riscontri scientifici dell'Università di Pisa e della Lipu, l'istituzione della Riserva Naturale. Infine, ancora su impulso della Provincia, nel 2009 si è giunti al riconoscimento come Sic, Sito d'interesse comunitario. "Proprio per gestire l'area protetta è stato siglato un protocollo che prevede, da parte di Solvay, la messa a disposizione del sito (fino ad allora destinato solo a scopi industriali) anche per attività di turismo naturalistico. Questo cammino di valorizzazione ha portato a una crescente sensibilità delle comunità locali e delle istituzioni verso la Riserva; e la Provincia, in accordo con la Regione, ha investito risorse per renderla sempre più fruibile al pubblico».

Intanto, proprio il Presidente provinciale di Coldiretti, Fabrizio Filippi, denuncia «il prelievo irrazionale e la cattiva gestione della risorsa hanno peggiorato una situazione di per se molto grave». In più occasioni, nei mese passati, quando la siccità era una previsione e non una drammatica certezza, Coldiretti (info su www.pisa.coldiretti.it) aveva chiesto misure preventive. «La principale organizzazione agricola era stata la prima a rinforzare l'idea che prevenire è meglio che curare perché di questo si tratta - sottolinea ancora il numero uno degli agricoltori - l'elemento naturale è imprevedibile e fuori controllo, ma l'elemento umano deve fare la differenza quando ci sono presupposti e segnali negativi. Questa circostanza era prevista, e non si è fatto nulla, o fatto poco, per limitarne gli effetti per il territorio e la comunità. Non c'è più una goccia d'acqua nei campi, i prati sono deserti, gli allevamenti sono al collasso, e le vendemmie, ora prossime, sono un rebus tutto da scoprire. Temo per la stagione dell'olio: siamo reduci da una passata annata non buona. Questa siccità può azzerare le nostre produzioni". Il quadro nella Val di Cecina, come nella Valdera e Alta Valdera è ormai conclamato: torrenti in secca, livelli ai minimi, falde prosciugate ed inevitabile razionamento dell'acqua per tentare di salvare il salvabile. Nel pisano non piove ormai dal 12 giugno, e a parte qualche piccola pioggerella qua e là - poca roba purtroppo - la prolungata siccità, la sequenza interminabile di ondate di calore africano, ha già compromesso i futuri raccolti. "La richiesta di stato di calamità è stata attivata - analizza Filippi - con il sostegno anche della Regione Toscana che si è attivata nei confronti del Governo. E' certo però che molte delle situazioni drammatiche che stiamo affrontando potevano essere gestite preventivamente e meglio. Vogliono chiudere i Consorzio di Bonifica? Credo che saranno fondamentali nel futuro per affrontare le anomalie del clima. Sarebbe un grave errore chiuderli, al contrario, vanno rinforzati". Coldiretti riprende alcuni dei punti chiave delle proposte avanzate già nell'inverno quando si parlare di rischio siccità: "E' necessario dotare il territorio di strumenti e strutture in grado di utilizzare l'acqua quando c'è, e non quando ci troviamo in difficoltà idrica. Serve un migliore utilizzo delle acque attivando politiche per la realizzazione di piccoli pozzi, laghetti artificiali da ripristinare e creare, ma anche attraverso il recupero delle acque piovane, soluzione da sempre utilizzata nelle campagne, ed una più attenta gestione dei torrenti. Il fine non è solo quello agricolo se pensiamo all'escalation di incendi che si sono verificati in tutta la regione».

Secondo Filippi si tratta di soluzioni "elementari" che nella futura organizzazione del piano anti-siccità non dovranno mancare nei territori come dovrà essere diversa la gestione del Lago di Santa Luce.

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