
[30/08/2012] News
La Commissione europea permette una gestione opaca dell’ European Citizens Initiative
All'inizio del mese la Commissione europea ha dato il via libera alla nona European Citizens Initiative (Eci), che chiede di sospendere il pacchetto clima-energia approvato nel 2009, cioè il piano europeo di riduzione del 20% delle emissioni di gas serra e per aumentare della stessa percentuale 'uso di energia rinnovabile entro il 2020. Gli organizzatori possono così iniziare a raccogliere il milione di firme necessarie perché la Commissione Ue prenda in considerazione la loro proposta che chiede anche la sospensione di «ulteriori regolamenti sul clima i fino a quando un accordo sul clima non sarà firmato dai principali responsabili delle emissioni di CO2: Cina, Stati Uniti e India».
I garanti della proposta sono Ludwik Dorn, un politico conservatore ecoscettico polacco, e Fay Patricia Kelly-Tuncay, leader della UK Campaign to Repeal the Climate Change Act. Tra i "cittadini" che promuovono la petizione c'è anche vecchie conoscenze dell'ambiente ecoscettico più estremo: Vitezslav Kremlik, che dirige il blog ceco Klimaskeptik Anders, Primdahl Vistisen della sezione giovanile dell'estrema destra danese del Partito del e Robert Stelzl, assistente del deputato austriaco Ewald Stadler del BZÖ, il partito guidato da Jörg Haider fino alla sua morte nel 2008.
Coporate Europe Observatory (Ceo) si chiede: «Quindi chi finanzia questa campagna dei climate sceptics per sabotare gli obiettivi dell'Ue per i tagli di CO2?» e avanza un sospetto: «Le compagnie dei combustibili fossili hanno una lunga storia, sia negli Stati Uniti che in Europa, di finanziare di nascosto gli oppositori dell'azione di governo per ridurre le emissioni di gas serra»
Più di un dubbio in effetti viene: a legge quanto messo nero su bianco sul sito web dell'Eci, alla voce "Fonti di sostegno e di finanziamento", l'iniziativa ecoscettica sembrerebbe sostenuta solo dai 2.500 euro dati dal gruppo del Parlamento europeo "Europe of Freedom and Democracy" (Efd), che riunisce deputati euroscettici di destra, compresa la padana Lega Nord, l'UK Independence Party, l'estrema destra dei "Veri Finlandesi" ed i fascisti greci del Laos. Una compagnia molto assortita ma non certo bella.
Coporate Europe Observatory sottolinea che «sembra un po' strano che un'iniziativa dei cittadini europei debba essere finanziata da un gruppo di deputati al Parlamento europeo, ma 2500 € è una somma piccola e il problema più grande è da dove verranno ulteriori. Raccogliere un milione di firme in tutta Europa entro soli dodici mesi richiederà un budget molto più grande».
Per esempio, l'ECi for the human right to water ha un budget di 100.000 euro (pagato dalla Federation of Public Service Unions). L'Eci rules State, prevede che gli organizzatori delle petizioni debbano «Fornire, su base regolare, informazioni up-to-date su tutte le fonti di sostegno e finanziamento per la loro iniziativa di importo superiore a € 500 per anno e per ogni sponsor». Ceo ha chiesto alla Commissione: «Quale è la frequenza con la quale gli organizzatori di Eci hanno fornito queste informazioni? La Commissione europea glielo ha ricordato?». Ma finora l'organizzazione non ha ricevuto nessuna risposta.
Allora Ceo si è rivolta all'Epsu, gli organizzatori di Eci for the human right to water, per a sapere quali informazioni siano state loro richieste dalla Commissione e «Sembra che siano del tutto gli organizzatori di Eci a decidere da soli, non ci sono scadenze e nessun promemoria».
Se questo è vero, allora ci troviamo di fronte non ad una partecipazione popolare trasparente e verificata, ma ad un approccio troppo rilassato da parte dell'Ue perché possa garantire un'effettiva trasparenza e che una raccolta di firme "civica" che non subisca forti pressioni da lobby politiche ed economiche.
Come evidenzia Ceo, «Quando i cittadini sono invitati a firmare una petizione Eci, dovrebbero essere in grado di valutare chi c'è dietro la campagna, incluso chi paga. Questo richiede un aggiornamento regolare delle informazioni finanziarie sul sito Eci. La Commissione dovrebbe prendere più seriamente la questione della trasparenza del finanziamento di quanto sembra essere attualmente il caso».
Dei 9 Eci ai quali la Commissione Ue ha dato il via libera , 4 non hanno fornito informazioni sui finanziamenti. «Se la Commissione non chiedere loro queste informazioni - conclude Ceo - e se gli altri cinque hanno solo la necessità di segnalarli una volta, quando presentano l'Eci, poi vuol dire che non ha nessuna intenzione di portare ad una sufficiente trasparenza riguardo all' European Citizens Initiative».