
[31/08/2012] News
Clini sotto accusa: «Aveva assicurato che il nostro mare non sarebbe stato più minacciato dai petrolieri»
L'assessore alla qualità dell'ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro, ha commentato duramente il via libera dato dal ministro dell'Ambiente Clini e da quello dei Beni culturali Ornaghi alle prospezioni sismiche per cercare petrolio nell'Adriatico: «Nel passato, e oggi ne paghiamo le conseguenze; le limitate conoscenze tecnologiche e scientifiche hanno dettato politiche relative alle attività produttive che si sono rivelate dannose in termini ambientali e di salute pubblica. Il livello di conoscenza maturato, insieme ad un accresciuto livello di sensibilità sociale ed ambientale ci obbliga, oggi, al rispetto del principio di precauzione. Abbiamo cioè il dovere di essere estremamente prudenti rispetto a scelte che ipotecano le risorse ambientali di cui siamo custodi per le future generazioni.
Abbiamo tutta l'intenzione di ricorrere contro i pareri dei ministeri dell'Ambiente e dei Beni Culturali appena rilasciati all'interno del procedimento per l'autorizzazione alle prospezioni sismiche a Petroceltic nello specchio di mare delle Tremiti. Un proponimento che nasce dalla convinzione che nessun attore sociale ed economico può giocare la sua partita da solo, la rete delle aspettative sociali richiede partecipazione e condivisione nelle scelte. In questo caso, purtroppo, questi aspetti sono mancati ma non consentiremo mai che le conseguenze delle scelte calate dall'alto ricadano sul Puglia e sui pugliesi».
Il "Comitato No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili" in una nota nella nota esprime «tutta la sua delusione e rabbia di fronte all'ennesimo attentato di ferragosto del ministro Corrado Clini. In quanto cittadini pugliesi siamo pronti a scendere in piazza e in mare e ovunque sia necessario per far sentire alto, forte e duro il No a qualsiasi prospezione del mare di Puglia, come a qualsiasi ulteriore sfruttamento industriale anacronistico, a qualsiasi dannoso e sostanzialmente inutile isterilimento del suolo».
Fioccano intanto le dichiarazioni bipartisan contro il governo e le trivelle della piccola multinazionale Petroceltic. Il vicecapogruppo Pdl in Regione, Massimo Cassano, ha chiesto che «la Puglia compatta rimandi al mittente il progetto Petroceltic da "sviluppare" nei pressi del tesoro più prezioso, le isole Tremiti, e sottolinei ancora una volta il no alle trivelle». Michele Ventricelli, consigliere regionale di Sinistra Ecologia e Libertà, è convinto che «Autorizzare le trivellazioni alle tremiti è un omicidio per il territorio. Solo poche settimane prima della pausa estiva lo stesso ministro ci aveva rassicurato su questo fronte ed ora siamo costretti ad assistere ad un'autorizzazione a bruciapelo in uno dei luoghi più belli che la Puglia vanta».
L'europarlamentare di Fli Salvatore Tatarella sottolinea che «l'improvvisa ed improvvida decisione del Ministro Clini di autorizzare le trivellazioni al largo del parco naturale delle isole Tremiti va combattuta in ogni sede, dal Parlamento alle aule giudiziarie, ma non mancheranno di farsi sentire i cittadini pugliesi e tutti gli amanti dell'incantevole mare di Tremiti».
Il capogruppo del Pdl in Regione, Rocco Palese, questa volta è più deciso che al tempo del governo Berlusconi: «ribadiamo il nostro no già espresso all'unanimità da tutto il Consiglio regionale. Ribadiamo il nostro deciso e secco "no" ad ogni ipotesi di trivellazione per la ricerca di petrolio alle Tremiti o in qualsiasi altro tratto di costa e di mare pugliese. Su questo abbiamo sottoscritto e votato all'unanimità un ordine del giorno in Consiglio regionale, esprimendo con forza la volontà di tutte le forze politiche di preservare il nostro territorio. Volontà della quale il Ministro Clini e l'intero Governo Monti non potranno non tener conto».
A sinistra, con un comunicato congiunto i presidenti dei gruppi consiliari regionali de La Puglia per Vendola, Angelo Disabato, e di Sel Michele Losappio, evidenziano che «le sofferenze umane, economiche, occupazionali e sociali che ancora si stanno consumando sulla pelle dei pugliesi per la vicenda Ilva, che il ministro Clini personalmente ha visto e toccato, evidentemente non sono bastate per comprendere che è giunto il momento di dire basta e farla finita con atti irresponsabili nei confronti di chi crede e sta lavorando per un cambiamento che coniughi sviluppo, salute, occupazione, se il ministro Clini tornando a Roma dopo qualche giorno autorizza le prospezioni della multinazionale Petroceltic».
Il coordinatore regionale di Alternativa Comunista, Michele Rizzi, definisce l'autorizzazione data dal governo «Criminale e di aperta guerra contro l'ambiente e il mare della costa adriatica pugliese».
Per il consigliere regionale dell'Udc Peppino Longo, «C'è da augurarsi che il ministro Clini torni sui suoi passi e rimedi allo scivolone per aver autorizzato le trivellazioni al largo delle Tremiti. Avevamo avuto assicurazioni che il nostro mare non sarebbe stato più "minacciato" dai cercatori di oro nero e, invece, ecco che ci ritroviamo catapultati in questa nuova brutta realtà».
Legambiente, insieme alle altre associazioni ambientaliste, a giugno aveva fatto ricorso al Tar del Lazio contro il decreto con cui il ministero dell'Ambiente dava il via libera alle ispezioni in Adriatico, vicino alle Isole Tremiti. Oggi, dopo l'ok del governo, Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, dice: «L'estrazione del petrolio al largo delle Tremiti dichiara è un progetto folle che ipoteca lo sviluppo futuro della nostra economia, fondata sull'uso sostenibile del mare, sul turismo e sulla pesca. La Puglia non può e non deve essere privata del suo bene più prezioso: il mare. Continuare a puntare sull'energia fossile non solo è rischioso per l'ambiente e la salute dei cittadini ma è anche un investimento miope ed anacronistico.
Le ultime stime del Ministero dello Sviluppo Economico aggiornate a dicembre 2011 indicano come certa la presenza nei fondali marini di solo 10,3 milioni di tonnellate di petrolio che, ai consumi attuali, sarebbero sufficienti per il fabbisogno nazionale per sole 7 settimane. Non solo: anche attingendo al totale delle riserve certe, comprese quelle presenti nel sottosuolo italiano, concentrate soprattutto in Basilicata, nel complesso verrebbero consumate in appena 13 mesi».
Secondo il Cigno Verde pugliese «questi dati dimostrano l'assoluta insensatezza del rilancio delle attività estrattive previsto nella nuova Strategia energetica nazionale prospettata dal ministro Passera, in cui uno dei pilastri sembra essere proprio la spinta verso nuove trivelle volte a creare 15 miliardi di euro di investimento e 25mila nuovi posti di lavoro. I favori ai petrolieri non si limitano solo al via libera alle trivelle bloccate due anni fa. A questo si aggiunge anche l'irrisorio incremento delle royalties, previsto e propagandato per supportare attività di salvaguardia del mare e di sicurezza delle operazioni offshore da parte degli enti competenti. Si passa infatti dall'attuale 4% al 7%, percentuali che fanno sorridere rispetto a quelle praticate nel resto del mondo dove oscillano tra il 20% e l'80%. Si tratta di condizioni molto vantaggiose che ovviamente richiamano nel nostro Paese molte compagnie straniere: delle 41 istanze per permessi di ricerca attualmente in valutazione, infatti, solo 3 fanno capo a compagnie italiane (2 ad Eni e 1 a Enel) mentre tutte le altre sono richieste provenienti da società straniere».
Tarantini aggiunge: «Ciò che colpisce è pure il mancato coinvolgimento della Regione Puglia in un processo decisionale così delicato. Per ovvie ragioni il Governo ha preferito agire autonomamente, certo del parere sfavorevole che avrebbe ricevuto per l'ennesima volta. Legambiente continuerà ad opporsi alla decisione del ministro Clini e lo farà al fianco di tutti coloro, compresi i cittadini, che si batteranno per ostacolare una attività che, oltre a rappresentare una seria minaccia per la conservazione della biodiversità, andrebbe in controtendenza rispetto a una Regione che ha fatto suoi tre principi: turismo di qualità, fonti energetiche rinnovabili e tutela del territorio e delle aree protette. Sono queste il vero petrolio della Puglia».