[31/08/2012] News

Sulcis, Tajani insiste: «Puntare sul Ccs». Ma quel progetto (purtroppo) non sembra realizzabile

Per il futuro dei minatori oggi l’incontro a Roma. E per l'Alcoa c'è l'ipotesi della multinazionale svizzera Glencore

L'abbiamo detto ieri, e torniamo a dirlo anche oggi: siamo dalla parte dei minatori del Sulcis, ma quei lavoratori non devono essere presi in giro. Lo ribadiamo perché a margine del vertice che si è tenuto stamattina presso il ministero dello Sviluppo economico, il commissario per l'industria Ue, Antonio Tajani, ha spiegato, ancora una volta, che la via d'uscita per la crisi della miniera sarda è il progetto di cattura di CO2 (Carbon capture storage, Ccs).

Secondo Tajani, che aveva già espresso a più riprese questa idea nei giorni scorsi, «il progetto per lo stoccaggio e la riduzione delle emissioni di Co2 in linea di principio è in sintonia con la strategia energetica "Europa 2020", che punta a ridurre le emissioni nociva». «C'è totale vicinanza - ha sottolineato il commissario europeo - da parte della commissione Ue alla Regione Sardegna e, da parte mia, totale sintonia con Cappellacci per la politica industriale del futuro, che non può essere quella degli anni '50. La Sardegna può essere una regione pilota per la nuova politica industriale, cui l'Europa non può fare a meno se vuole uscire dalla crisi».

Nell'incontro con il presidente della Regione Cappellacci in programma oggi nella sede della commissione europea all'industria, Tajani ha spiegato che «abbiamo valutato tutte le opportunità europee per sostenere il tessuto industriale sardo. C'è la volontà della commissione europea di guardare alla vicenda della miniera in un contesto più ampio, quello del rischio di desertificazione di una regione importante come la Sardegna. Dobbiamo impedire la deindustrializzazione della Sardegna e organizzeremo un evento per inquadrare la politica industriale sarda nel contesto di quella europea».

«La Regione - ha sottolineato il commissario europeo per l'industria - può partecipare con il progetto sulla cattura di Co2 al prossimo bando da 800 milioni che sarà lanciato il prossimo anno, un bando fratello di quello che sta per concludersi da 1,3 miliardi cui ha partecipato il progetto di Porto Tolle in Veneto. Orientativamente con il bando si potrebbero ottenere finanziamenti per circa 200 milioni». Ma è proprio sulla fattibilità del progetto, e non da oggi, che vi sono forti dubbi. Il Ccs è infatti una tecnologia ancora sperimentale e tutta da verificare e testare. Inoltre, nonostante i fondi europei, è la stessa Ue, oltre al governo italiano, ad avere delle forti perplessità, soprattutto per i costi. Insostenibilità economica e incertezza sulla effettiva efficacia del "sistema" Carbon capture storage sono quindi due aspetti che qualcuno dovrebbe illustrare anche ai minatori del Sulcis.

Per non illudere nessuno, il Wwf ha sollecitato le istituzioni e sindacati «perché si attui un piano di riconversione che rappresenti un'alternativa vera al carbone». Il passaggio dall'era dei combustibili fossili a quella dell'economia decarbonizzata, secondo Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia, «è la vera speranza per il futuro non solo dell'ambiente, ma anche dell'occupazione. E' un passaggio, una transizione che va governata, evitando soluzioni apparentemente facili, ma costose e prive di prospettive reali anche in termini di posti di lavoro». Il carbone, il combustibile fossile che, bruciando, rilascia le maggiori emissioni di anidride carbonica, «è ormai in declino, nonostante le pressioni costanti degli affaristi. L'efficienza energetica e le fonti rinnovabili rappresentano ormai molto più che una prospettiva, sono già l'alternativa e in rapida ascesa. Basti pensare che in Germania gli occupati nelle miniere di carbone, settore tradizionalmente forte in quel Paese, erano 500 mila nel 1957 e sono oggi meno di 33 mila; di contro, i posti di lavoro nelle rinnovabili, sempre in Germania, sono oggi ben 370 mila e in aumento costante».

Sempre sul fronte dell'industria sarda e delle sue criticità, in agenda, ancora oggi, a Roma, è in corso al ministero dello Sviluppo economico la riunione convocata per trovare una possibile soluzione al caso Alcoa. All'incontro sono presenti il sottosegretario allo Sviluppo Claudio De Vincenti, il vice ministro del Lavoro Michel Martone, il management di Glencore e i rappresentanti degli enti locali sardi. Per il ministero partecipano anche il responsabile dell'ufficio crisi aziendali, Giampietro Castano, e il direttore generale politica industriale e competitività, Andrea Bianchi. La Sardegna è invece rappresentata dal presidente della Provincia Carbonia-Iglesias, Salvatore Cherchi e dall'assessore regionale all'industria, Alessandra Zedda. Al termine dell'incontro su Alcoa seguirà la riunione sulla miniera del Sulcis.

Secondo quanto emerso, durante l'incontro al ministro dello Sviluppo economico la multinazionale svizzera Glencore é interessata a subentrare ad Alcoa nell'impianto sardo, ma non ha al momento presentato alcun impegno scritto. Glencore ha chiesto una settimana di tempo per esaminare meglio il caso. L'appuntamento è quindi fissato al prossimo 5 settembre, quando era già previsto un incontro con Alcoa. Glencore «ha confermato il proprio interesse a discutere della questione Alcoa chiedendo chiarimenti in merito a energia, infrastrutture e ambiente». Lo si legge in un comunicato del ministero dello Sviluppo in cui si precisa che governo ed enti locali hanno fornito le informazioni richieste. «Su questa base - prosegue la nota - Glencore si è riservata di fornire le proprie valutazioni entro una settimana».

Infine, per concludere, ancora sul Sulcis: mentre i lavoratori chiedono disperatamente soluzioni immediate, il progetto del Ccs resta molto ipotetico e condizionato alla eventuale presentazione di altri "prototipi" che verranno sottoposti all'Ue per il finanziamento. Un po' poco per rassicurare i minatori, ai quali è stata proposta l'ipotesi di una miniera e di un centrale a carbone "verde" che resta - visti anche gli esempi illustrati da Tajani - solo per giustificare a posteriori scelte obsolete e contestatissime come quelle di Porto Tolle: solo un (brutto) sogno.

 

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