[05/09/2012] News

Altissimi livelli di Ddt nel latte materno nei villaggi del Sudafrica colpiti dalla malaria

Livelli altissimi di Ddt nel latte materno sono stati misurati nelle donne in alcuni villaggi del Sudafrica orientale colpiti dalla malaria. I valori sono ben oltre i limiti fissati dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Il Ddt è stato spruzzato per molti anni in Sudafrica proprio per combattere la malaria, funziona ma espone gli esseri umani a rischi non ancora pienamente conosciuti.

Un gruppo di ricercatori sudafricani e svedesi ha presentato i risultati dello studio "High levels of DDT in breast milk: Intake, risk, lactation duration, and involvement of gender" su Environmental Pollution e scrivono: «Abbiamo studiato la presenza e i livelli di Ddt nei campioni di latte del seno di 163 donne provenienti da quattro villaggi del Sudafrica, dove, in tre di essi, la malaria viene tenuta sotto controllo con il Ddt spruzzato negli interni. I livelli medi ΣDDT nel latte materno erano rispettivamente di 18, 11, e 9.5 mg/kg mf (materia grassa del latte) nei tre villaggi irrorati con il Ddt, nei  quali c'è  livello più alto di ΣDDT mai riportato per il latte materno in Sudafrica (140 mg kg mf )». Comprendere le cause delle differenze di contaminazione nei villaggi è molto importante per riuscire a ridurre l'esposizione.

Il team sudafricano-svedese spiega che «la dose giornaliera tollerabile provvisoria (PtdiI) per il Ddt nei lattanti, e il limite massimo di residui (Lmr) sono risultati significativamente superati. Il Ddt non ha avuto alcun effetto sulla durata della lattazione. Ci sono state indicazioni (non significative) che nei villaggi in cui è stato irrorato il Ddt le neonate primogenite bevono latte con più ΣDDT dei neonati maschi primogeniti, e viceversa per i neonati multipari maschili e femminili, suggerendo il coinvolgimento di genere sui livelli di Ddt nel latte materno, che richiedono ulteriori indagini».

Henrik Kylin, un chimico ambientale del Department of water and environmental studies dell'università svedese di Linköping, sottolinea: «Alle nostre orecchie, spruzzare Ddt dentro le case della gente sembra assurdo. Ma è uno degli agenti più efficaci contro la malaria. E solo irrorando le zanzare adulte in prossimità delle persone, il rischio che le zanzare sviluppino una resistenza diminuisce. Sappiamo molto su come il Ddt  influenza la natura e gli animali, ma gli effetti sulla salute della gente non sono così ben studiati, specialmente per quanto riguarda l'esposizione a lungo termine. Sulla base della tesi secondo la quale "la malaria è peggio del Ddt", le persone accettano il programma di trattamento spray. Lo scopo del nostro progetto è quello di studiare gli effetti collaterali, creando in tal modo una migliore base per prendere decisioni».

Nei tre villaggi che hanno rivelati dati record di contaminazione del latte materno il Ddt viene irrorato da  più di 60 anni e il trattamento spray nelle case avviene un paio di volte l'anno, a cura di personale appositamente formato ed d equipaggiato. Ma i livelli sono comunque inaccettabilmente elevati: 100 volte più della dose massima giornaliera raccomandata dall'Oms per il latte materno e più di 300 volte superiore al livello consentito nel latte vaccino.

La scoperta è molto preoccupante perché la contaminazione da  Ddt  viene associata al cancro al seno, al  diabete, all'alterazione della qualità dello sperma, agli aborti spontanei ed a disturbi neurologici nei bambini. Nella regione in cui è stato effettuato lo studio le malformazioni genitali tra i ragazzi erano significativamente più comuni nelle zone trattate con Ddt rispetto alle zone non trattate. Kylin spiega che «il Ddt contiene sostanze simili agli estrogeni, sappiamo che i prodotti di degradazione del Ddt contrastano lo sviluppo sessuale maschile».

Quel che ha sorpreso i ricercatori è stata la grande differenza della contaminazione da Ddt nei villaggi trattati, nonostante condizioni apparentemente simili, i livelli di DDT misurati erano due volte più elevati in un villaggio rispetto agli altri.  Secondo lo studio, «possono entrare in gioco una serie di fattori, come le procedure relative al trattamento, lo stato delle pareti, la ventilazione, il comportamento delle persone e le abitudini di pulizia. Identificare questi fattori, potrebbe contribuire a ridurre l'esposizione e quindi anche il rischio sia per le madri che per i bambini».

Questo per Kylin è di vitale importanza: «Purtroppo i bambini più piccoli sono esposti a più alti livelli di Ddt, ma sono anche più sensibili all'influenza chimica. Anche il personale operativo dei trattamenti spray è un gruppo a rischio che richiede ulteriori studi. Così come stanno le cose oggi, in queste aree colpite dalla malaria non c'è alcuna reale alternativa al Ddt. Il Mosquito-proof netting è stato testato con successo in alcuni posti,  ma non funziona dappertutto».

Lo scienziato svedese conclude con amarezza: «La ricerca potrebbe arrivare più lontano nella ricerca di alternative al Ddt se la malaria fosse una malattia diffusa nei Paesi ricchi».

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