
[06/09/2012] News
La Commissione europea ha ricevuto una denuncia nel 2012 dalla EU ProSun per conto di produttori che rappresentano oltre il 25 % della produzione totale dell'Unione
L'Ue ha aperto un procedimento antidumping relativo alle importazioni di moduli fotovoltaici in silicio cristallino e delle relative componenti chiave (celle e wafer) originari della Repubblica popolare cinese. Perché le importazioni di tali moduli potrebbero provocare un grave pregiudizio all'industria dell'Unione. Sulla Gazzetta ufficiale europea di oggi è stato pubblicato il relativo avviso.
La Commissione europea ha ricevuto una denuncia nel 2012 dalla EU ProSun per conto di produttori che rappresentano oltre il 25 % della produzione totale dell'Unione di moduli fotovoltaici in silicio cristallino e delle relative componenti chiave.
Il prodotto oggetto dell'inchiesta è costituito da moduli o pannelli fotovoltaici in silicio cristallino e da celle e wafer del tipo utilizzato in tali moduli o pannelli (le celle e i wafer sono di spessore non superiore a 400 μm). Ma non riguarda i caricatori solari che sono costituiti da meno di sei celle, sono portatili e caricano apparecchi elettrici o batterie; i prodotti fotovoltaici a film sottile e quelli in silicio cristallino integrati permanentemente in apparecchi elettrici la cui funzione non è quella di generare elettricità e che consumano l'elettricità generata dalle celle fotovoltaiche integrate in silicio cristallino.
Dato che la Repubblica popolare cinese è considerata un paese non retto da un'economia di mercato, il denunziante ha determinato un valore normale per le importazioni dalla Repubblica popolare cinese tra l'altro in base a un valore normale costruito (costi di produzione, spese generali, amministrative e di vendita e profitti) in un paese terzo a economia di mercato, in questo caso gli Stati Uniti d'America. La denuncia di dumping si basa su un confronto tra il valore normale così stabilito e il prezzo all'esportazione (franco fabbrica) del prodotto in esame esportato nell'Unione. I margini di dumping così calcolati sono rilevanti per il paese interessato.
Il denunziante ha dimostrato che le importazioni del prodotto in esame dal paese interessato sono complessivamente aumentate in termini assoluti e in termini di quota di mercato.
Gli elementi di prova presentati, dunque evidenziano che il volume e i prezzi delle importazioni del prodotto in esame hanno avuto ripercussioni negative sul livello dei prezzi praticati dall'industria dell'Unione e sulla sua quota di mercato, con gravi effetti negativi sulla situazione finanziaria dell'industria dell'Unione.
Dopo aver stabilito - previa consultazione del comitato consultivo - che la denuncia è stata presentata da o per conto dell'industria dell'Unione e che esistono elementi di prova sufficienti a giustificare l'apertura di un procedimento, la Commissione ha aperto un'inchiesta che cercherà di determinare se il prodotto in esame originario della Cina sia oggetto di dumping e se le importazioni in dumping abbiano arrecato un pregiudizio all'industria dell'Unione. Se tali fatti saranno riscontrati, l'inchiesta valuterà se l'istituzione di misure sia contraria o meno all'interesse dell'Unione.
Vi sono indizi del fatto che il prodotto in esame è spesso costituito da componenti e da parti provenienti da diversi paesi. Per questo motivo le società che spediscono il prodotto in esame dalla Repubblica popolare cinese, ma ritengono che una parte o anche la totalità di queste esportazioni non abbia la sua origine doganale nella Repubblica popolare cinese, sono invitate a manifestarsi durante l'inchiesta e a fornire tutte le informazioni pertinenti. L'origine del prodotto in esame esportato dal paese interessato sarà esaminata alla luce di tali informazioni e degli altri dati raccolti nel corso dell'inchiesta.