
[13/09/2012] News toscana
Gli slogan, si sa, sono sempre buoni per le campagne elettorali, nazionali e non. Nell'ultimo ventennio sono stati addirittura l'ossatura e l'anima pulsante di un certo modo di presentarsi a un elettorato distaccato, stanco, quasi apatico. Il sistema ben collaudato prevede grande spazio per marketing e la cura dell'immagine, e poco per i contenuti. Un metodo ben architettato che da oggi annovera un altro esempio.
Protagonista ed ideatore dell'ennesima campagna avviata con una "frase fatta", è il candidato alle primarie del centrosinistra, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che poche ore fa è partito da Verona per lanciare il suo "giro" d'Italia in camper. «Sarà una campagna elettorale a impatto zero sull'ambiente», ha spiegato in una nota Simona Bonafe', responsabile dell'organizzazione della campagna elettorale lanciando uno degli slogan renziani. Il perché sia a impatto zero (ammesso e non concesso che possa esistere un'attività umana che non ha impatti sull'ambiente) non si capisce davvero visto che, tanto per cominciare, il camper sul quale ha deciso di viaggiare il leader dei "rottamantori" è un normalissimo mezzo a benzina (o gasolio), e neppure tanto nuovo. Ma andiamo avanti. «Lo sviluppo della sostenibilità ambientale ed energetica è una delle sfide del futuro e la scelta che abbiamo fatto si inserisce in questa direzione. Il tema dell'energia è fondamentale anche nell'ambito della politica energetica e climatica europea volta a tagliare le emissioni di Co2 di almeno il 20% entro il 2020», continua la Bonafè.
Ancora non ci siamo. Dove è allora questa sostenibilità (con relativo e presunto impatto zero)? Per capirci qualcosa, dobbiamo mettere da parte il camper, i combustibili utilizzati per farlo marciare etc ... e andare in Argentina e in Senegal dove alcune cooperative locali pianteranno degli alberi «per contribuire a due importanti progetti di riforestazione, in collaborazione con Treedom srl, società fondata nel 2010 che opera nel mercato volontario delle emissioni di carbonio sulla base dei principi delineati dal Protocollo di Kyoto».
Non c'è che dire, gli alberi sono sempre ben accetti, ovunque vengano piantati (magari anche a Firenze potrebbero far comodo, oltre che all'Argentina e al Senegal). Ma a un candidato alle primarie di coalizione non basterà certo un po' di greenwashing per affermarsi come il "nuovo che avanza". Non sarà neanche sufficiente fregiarsi di uno slogan anche solo per pensare di affrontare temi come lo sviluppo sostenibile. Il Pd, quello di Bersani, pur con tutta la confusione e i passi falsi del caso, ci sta provando a puntare sulla sostenibilità e sulla green economy. La carta di intenti proposta di recente dai democratici è un buon inizio. Vedremo se riusciranno a rispettarla e a metterla in pratica. Non è detto che ci riescano, ma almeno hanno messo sul piatto qualcosa su cui discutere e ragionare. Non uno slogan, come quello di Renzi, simile ai tanti che abbiamo già sentito negli ultimi quattro lustri.