[19/09/2012] News toscana

Interventi post alluvione in Lunigiana: per Legambiente c'è il rischio speculazione

Nei giorni scorsi la Regione Toscana per voce dello stesso presidente Enrico Rossi, ha comunicato che dalla fine  di questo mese l'abitato di Aulla sarà in sicurezza rispetto a un evento simile a quello avvenuto il 25 ottobre 2011. Infatti la ditta appaltante completerà i lavori di consolidamento di tutto il parapetto esistente in un tratto corrispondente all'abitato di Aulla, dal ponte sull'autostrada a quello per Podenzana.

In virtù di questa prima tranche di interventi quest'area sarà sicura in base a quanto dichiara la Regione Toscana di fronte a eventi "con tempi di ritorno superiori al centennale". Successivamente  partirà una nuova fase di lavori, che riguarderà la risagomatura del letto del fiume con l'asportazione del materiale in eccesso. Quindi, a partire dall'inizio del 2013, la terza e definitiva fase: il rialzo del parapetto di un metro e mezzo circa per difendere Aulla da un evento "con tempo di ritorno di 200 anni". Entro un anno tutto questo complesso di lavori sarà concluso. La Regione ha poi informato che l'opera di messa in sicurezza della zona di Aulla verrà completata anche con l'unica area che non è inclusa in questa fase del progetto, quella intorno al ponte per Podenzana dove erano ubicate le scuole e un intervento suppletivo dovrà essere realizzato anche per gli abitanti di Podenzana, sull'altro lato dell'argine. Questa serie di interventi programmati nella fase post alluvione, da subito non hanno convinto Legambiente che ora replica all'entusiasmo di Rossi.

«Leggendo la nota stampa del presidente della Regione, ripresa dal sindaco di Aulla, che esprime "orgoglio" e si affretta a rassicurare la popolazione per il procedere dei lavori di "messa in sicurezza" dell'abitato di Aulla dopo l'alluvione dell'ottobre 2011, ci rendiamo conto che 25 anni di battaglie per la gestione sostenibile dei fiumi e del territorio sono stati buttati al vento. Suona pertanto grottesco un ‘orgoglio' per un piano post alluvione che per Legambiente rappresenta invece l'esempio di un fallimento culturale- ha dichiarato Matteo Tollini della Segreteria regionale di Legambiente e componente del Direttivo nazionale- Il segnale che si manda con questo piano d'interventi è deleterio: "costruite pure nelle aree golenali, tanto risolveremo tutto con la costruzione di imponenti argini di cemento, il taglio della vegetazione e l'asportazione degli inerti nell'alveo fluviale". In altre parole: la responsabilità dell'alluvione è dell'ambiente naturale, chi invece ha fatto costruire intere cittadine nell'alveo attivo di un fiume non ha nessuna colpa». Legambiente spiega che tutta  l'area oggetto di sistematica devegetazione, risagomatura dell'alveo ed asportazione di inerti è un Anpil (Area naturale protetta d'interesse locale), inserita dalla stessa Regione nell'elenco ufficiale delle Aree protette regionali, ed in virtù di questo finanziata per centinaia di migliaia di euro.

«Peccato che con gli interventi programmati dalla Regione della naturalità di quest'area rimarrà ben poco- ha aggiunto Tollini-. E' scandaloso sentire dalla bocca di commissari e vicecommissari dell'alluvione che l'asportazione di inerti programmata servirà e poco o nulla, ma è necessaria per tranquillizzare cittadini e sindaci. Da una parte si finanzia un'Anpil, dall'altra si finanzia la sua distruzione. Ed è deprimente leggere che i chilometri di argini, alti dai tre fino agli 8 metri in realtà diventeranno un "parco fluviale" (?), senza nemmeno considerare che sarà realizzato sulle sponde di un Anpil fluviale appena escavata e devegetata. Legambiente si troverà ora a dover chiedere alla Regione di chiudere un Area protetta che non ha più senso, a causa d'interventi distruttivi programmati dalla stessa Regione». Legambiente nazionale e regionale ha chiesto incontri e inviato dossier e documenti al Commissario Rossi senza mai avere alcun riscontro. «Ora capiamo i motivi, visto che il contenuto delle nostre richieste è il grande e ingombrante assente nel piano post alluvione della Regione: delocalizzazione degli edifici a maggior rischio e un grande piano di prevenzione dal dissesto idrogeologico del bacino idrografico. Infatti- spiega Tollini- dei quasi 100 milioni di euro a disposizione per il post alluvione in Lunigiana non è stato stanziato un euro per prevenzione e delocalizzazioni. Solo opere civili, molte certo necessarie, che otterranno il risultato di irrigidire ulteriormente il territorio».

Legambiente chiede che venga fornita una chiara informazione: ai centinaia di migliaia di metri cubi di nuove costruzioni nella piattaforma della ex stazione ferroviaria di Aulla (la cosiddetta  ‘Aulla nuova'), per ricostruire scuole, uffici sanitari ed alloggi popolari, dovranno corrispondere altrettanti metri cubi di demolizioni degli edifici danneggiati nell'area fluviale. Perché- sottolinea l'associazione ambientalista- se non fosse esattamente cosi si aggiungerebbe la beffa al danno dell'ulteriore consumo di suolo. Legambiente ribadisce che le vere cause dell'alluvione sono il combinato disposto di: 1) edificazione in aree alluvionali e tombinamento dei corsi d'acqua; 2) abbandono e indebolimento del territorio rurale; 3) cambiamenti climatici (aumento della frequenza della cd ‘bombe d'acqua'). Quindi per Legambiente i 100 milioni di euro del post alluvione della Lunigiana dovevano essere un'opportunità per un laboratorio di interventi sostenibili e di prevenzione del rischio, «mentre rischiano di diventare un ghiotta occasione per chi ha interessi nei grandi lavori pubblici e nella speculazione su aree rese nuovamente appetibili per l'edificazione grazie alla "messa in sicurezza" pagata con lauti fondi pubblici» ha concluso Tollini.

Torna all'archivio