[20/09/2012] News

Rapporto Ocse, «Economia: l'immigrazione comincia a riprendere». Ma non in Italia

Senza immigrati le economie Ocse destinate al declino per mancanza di manodopera

Secondo il nuovo International Migration Outlook 2012 dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), il rallentamento nella migrazione verso i Paesi Ocse, causato dalla crisi economica globale, sembra volgere al termine. Nel 2010, la migrazione verso i suddetti Paesi è diminuita per il terzo anno consecutivo, ma nel 2011 ha segnato una nuova ripresa nella maggior parte di essi. La migrazione dei lavoratori temporanei ha continuato a diminuire, seppure più lentamente, mentre il numero di persone che entrano nell'area Ocse per motivi di studio ha proseguito a crescere».

Il rapporto sottolinea che «Alla luce di una ripresa ancora in stato embrionale e di un'opinione pubblica sensibile alle problematiche migratorie in un contesto di persistente ed elevata disoccupazione, molti governi hanno introdotto politiche maggiormente restrittive in materia di migrazione. I giovani migranti senza lavoro rappresentano altresì una particolare fonte di preoccupazione che necessita di un'azione di intervento mirata da parte dei governi. Negli anni a venire, l'invecchiamento della popolazione nell'area Ocse avrà probabilmente un effetto significativo sulle tendenze migratorie, ma produrrà forse risvolti inattesi».

Non è chiaro per quanto tempo continuerà ad aumentare la migrazione ad elevato tasso di specializzazione proveniente dall'Asia, visto che la domanda di manodopera altamente qualificata è in aumento nelle economie in rapida crescita della regione, quindi l'Ocse tra non molti anni potrebbe trovarsi a corto di ricercatori e personale specializzato.

L'analisi per l'Italia del dossier Ocse parte dagli ultimi dati Istat: sono 4,57 milioni gli stranieri residenti in Italia al gennaio 2011, 335mila in più rispetto all'anno precedente (+7,9%). La quota di cittadini stranieri sul totale dei residenti (italiani e stranieri) continua ad aumentare e al primo gennaio 2011 è salita al 7,5% dal 7% registrato un anno prima. Ma la situazione in Italia sta cambiando ed invertendo di segno.

I dati preliminari del 2012 dimostrano che, ad eccezione dell'Italia, nei Paesi europei dell'Ocse l'immigrazione ha iniziato a segnare nuovamente un aumento nel 2011. Anche l'Australia e Nuova Zelanda hanno visto un calo di immigrati nel 2011 (ma la tendenza del 2012 è al rialzo) e il  Canada ha registrato un declino significativo dopo il record del 2010.

Presentando il rapporto, il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurría, ha detto: «L'evoluzione del mercato del lavoro ed i flussi migratori sono strettamente legati. E' principalmente il declino della domanda di manodopera e non le restrizioni imposte dalle politiche migratorie che spiega il calo dell'immigrazione durante la crisi, come dimostra il nostro International Migration Outlook 2012. I Paesi dovrebbero accordare più attenzione ai bisogni a lungo termine del loro mercato del lavoro, concentrarsi sulle competenze e definire delle politiche in vista dell'integrazione dei migranti , in particolare dei giovani, le cui competenze saranno richieste durante la ripresa economica mondiale».

Invece, a causa della crisi, sempre più migranti rischiano di essere marginalizzati. L'Ocse dice che tra il 2008 e il 2011 il numero dei giovani sia non scolarizzati che inattivi (Neet) è fortemente aumentato tra gli immigrati. Inoltre in numerosi Paesi Ocse sono proprio i giovani migranti ad occupare più frequentemente lavori temporanei o a tempo parziale. Anche la disoccupazione di lunga durata è aumentata tra gli immigrati in Europa.

Nell'ultimo decennio i nuovi arrivati dall'estero hanno rappresentato il 70% dell'aumento di manodopera in Europa ed il 47% negli Usa, percentuali destinate ad aumentare con il pensionamento della generazione del baby boom e l'Ocse evidenzia che «L'immigrazione dovrà contribuire ancora di più al mantenimento del volume di manodopera in numerosi Paesi. Entro il 2015, l'immigrazione, al livello attuale, non sarà  sufficiente per mantenere la popolazione in età di lavoro in numerosi Paesi dell'Ocse, particolarmente all'interno dell'Ue». E se pensiamo che l'Italia è uno dei Paesi più vecchi del mondo e con il più basso tasso di natalità, i conti sono presto fatti.... 

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