
[21/09/2012] News
Studiare la diffusione della malattia nell’avifauna per capire se anche la malaria umana si sta espandendo
Plos One pubblica i risultati di uno studio che dimostra che la malaria aviaria è stata riscontrata negli uccelli che vivono in alcune zone dell'Alaska precedentemente immuni alla malattia. Secondo la ricerca «E' il cambiamento climatico globale a portarla anche più a nord».
La diffusione della malaria aviaria nel grande nord potrebbe essere devastante per le specie di uccelli artiche che non l'hanno mai conosciuta e quindi non hanno sviluppato nessuna resistenza. Secondo uno degli autori, il biologo Ravinder Sehgal della San Francisco State University, questo «Può anche aiutare gli scienziati a comprendere gli effetti dei cambiamenti climatici sulla diffusione della malaria umana, che è causata da un parassita simile».
La principale autrice dello studio è Claire Loiseau, che ha lavorato insieme a Sehgal alla San Francisco State University, e l'altro componente del team di ricerca è Ryan Harrigan, dell'University of California, Los Angeles, che ha fornito il data modeling del progetto. Lo studio è stato finanziato da Axa Foundation e National Geographic. I ricercatori hanno esaminato campioni di sangue di uccelli raccolti in quattro siti a diverse latitudini, con Anchorage come punto limite meridionale, Denali e Fairbanks come punti intermedi e Coldfoot come punto settentrionale a circa 600 km a nord di Anchorage. Sono stati trovati uccelli infetti ad Anchorage e Fairbanks, ma fortunatamente non a Coldfoot.
Utilizzando immagini satellitari ed altri dati, i ricercatori statunitensi sono riusciti a prevedere come gli ambienti cambieranno a causa del global warming e in quali habitat in futuro il parassita della malaria sarà in grado di sopravvivere ed hanno fatto la preoccupante scoperta che entro il 2080 la malattia si diffonderà a nord, fino a Coldfoot e oltre.
Sehgal spiega che «In questo momento, non c'è la malaria aviaria sopra i 64 gradi di latitudine, ma in futuro, con il global warming, questo sicuramente cambierà. La diffusione nord è allarmante, perché ci sono specie nell'Artico del nord America che non sono mai state esposte alla malattia e che potrebbero essere molto sensibili. Per esempio, i pinguini negli zoo muoiono quando hanno la malaria, perché gli uccelli del lontano sud non sono stati esposti alla malaria e quindi non hanno sviluppato alcuna resistenza. Ci sono uccelli del nord, come i gufi sulla neve o i girifalchi, che potrebbero sperimentare la stessa cosa».
I ricercatori sono ancora sicuri di come la malattia si stia diffondendo in Alaska e attualmente stanno raccogliendo ulteriori dati per determinare quali specie di zanzare trasmettono il parassita Plasmodium che causa la malaria. Sehgal conclude: «I dati possono anche indicare se e come la malaria degli esseri umani si diffonderà verso nord. La medicina moderna ha difficoltà a tracciare la diffusione naturale della malattia, ma il monitoraggio degli uccelli può fornire indizi utili per capire come il cambiamento climatico globale potrebbe influenzare la diffusione della malaria umana».