
[25/09/2012] News
La tribù più minacciata del mondo non può più cacciare a causa dei taglialegna abusivi e delle miniere
Gli Awá del Brasile, noti come la tribù più minacciata del mondo, hanno scritto una lettera - drammatica nella sua semplicità - nella loro lingua al ministro della giustizia del Brasile per chiedergli di scacciare dai loro territori i taglialegna illegali che stanno compromettendo la loro caccia di sussistenza. Gli indios nella lettera resa pubblica da Survival International scrivono: «Noi, gli Awá-Guajá, vorremmo sapere quando lei sfratterà gli invasori dalla nostra foresta. Sappiamo che ora avete deciso di fare degli Awá-Guajá una priorità. Speriamo che manderete delle persone a sfrattare questi invasori con urgenza! Solo allora saremo soddisfatti!».
Il 4 settembre era stata resa nota un'indagine del Dipartimento agli affari indiani del Brasile (Funai) che ha raccolto prove scioccanti sul rapido accerchiamento degli Awá da parte dei taglialegna illegali. Solo tre settimane prima un team governativo aveva confiscato dell'attrezzatura per il taglio del legname nella foresta degli Awá. Ma il disboscamento illegale non si è fermato. Tracce di deforestazione molto recente erano state individuate a soli 6 km chilometri da una delle comunità awá.
Survival sottolineava che «I taglialegna stanno penetrando in profondità nelle terre degli Awá che, per legge, dovrebbero essere protette dalle autorità brasiliane. Una comunità di Awá si ritrova oggi circondata dai taglialegna su tre lati» e Carlos Travassos del Funai confermava: «Ci sono molti taglialegna nell'area. Gli Awá si sentono gravemente minacciati e hanno paura di andare nella foresta per cacciare. Se si muovono nella loro foresta potrebbero scoppiare dei conflitti». Il Funai aveva annunciato un programma di protezione e ha dichiarato che manterrà una presenza permanente nei territori indigeni. Ma secondo Survival, «fino a quando il ministero della giustizia del Brasile non manderà la polizia per sfrattare gli invasori, la situazione cambierà poco».
E' quello che dicono anche gli indios. L'appello scrittoarriva insieme ad un video in cui un uomo Awá, Piar'ima'a (Piccolo Pesce), denuncia i drammatici effetti che il disboscamento illegale sta avendo sul sostentamento della sua tribù: «I bambini piangono e hanno fame. Dove potremmo andare a cacciare? Qui ci sono i taglialegna. Non possiamo girare soli, potrebbero ucciderci. Ci sono camion, motoseghe e auto ovunque, e così non posso più andare a caccia. Restiamo tutti a casa. Siamo tristi perché non possiamo più andare nella foresta. Io non vado nelle loro città a rubare, quindi perché i taglialegna stanno distruggendo la nostra terra?».
In un comunicato oggi Survival International spiega che «Limitazioni simili hanno un impatto catastrofico sul futuro degli Awá. La tribù è uno dei pochi popoli di cacciatori-raccoglitori nomadi rimasti al mondo, e dipende dalla foresta per alimentarsi e sopravvivere. Oggi, la presenza dei taglialegna illegali e dei coloni, che li accerchiano su tutti i fronti, sta compromettendo il suo stile di vita autosufficiente».
Ma l'Ong che difende i diritti dei popoli indigeni ricorda che anche «L'attività mineraria su larga scala sta anche compromettendo la capacità della tribù di cacciare. All'inizio del mese, un giudice ha revocato una sentenza con cui si impediva al gigante minerario Vale di ampliare una controversa linea ferroviaria che corre vicino alla terra awá. L'ampliamento aumenterà il rumore e il numero dei treni, cosa che, dichiarano gli Awá, spaventerà e metterà in fuga la selvaggina di cui la tribù si alimenta».
Stephen Corry, direttore generale di Survival conclude amareggiato: «La caccia ha un ruolo centrale in ogni comunità awá. È quello che fanno. È il loro modo di sopravvivere. Il Brasile sa di dover mettere gli Awá in cima alle priorità, prima che sia troppo tardi. È il momento di azioni concrete. È sconfortante costatare che, al momento, le uniche azioni concrete visibili sono quelle degli invasori illegali».