[28/09/2012] News

Climate Vulnerability Monitor: gli effetti devastanti del global warming sui Paesi poveri

Figueres (Unfccc): «Questione più urgente e impatto più profondo di quanto avessimo mai pensato».

Sheikh Hasina, primo ministro del Bangladesh - un Paese che riassume i ruoli di nazione poverissime, vulnerabile al cambiamento climatico ma anche in forte crescita economica - presentando il  "2 Climate Vulnerability Monitor"  al Climate Week NYC conference a New York ha detto: «Un grado Celsius di aumento della temperatura è associato ad una perdita di produttività del 10% in agricoltura. Per noi, significa perdere circa quattro milioni di tonnellate di semi da cibo, pari a circa 2,5 miliardi di dollari: questo è circa il 2% del nostro Pil.  Sommando i danni alla proprietà e altre perdite, siamo di fronte a una perdita totale di circa il 3 - 4% del Pil. Senza queste perdite, avremmo potuto facilmente assicurare una crescita molto più alta. Dopo 17 anni di negoziati internazionali, siamo ancora senza alcun accordo significativo o azioni per ridurre il global warming. Come Paese vulnerabile al clima, ogni giorno vediamo e sentiamo le conseguenze di tale inerzia, come illustrato nel Climate Vulnerability Monitor. Ma gli esperti hanno lottato per collegare insieme tutti i pezzi per la indicare un quadro chiaro della vulnerabilità climatica. Questo rapporto esamina in nuovi modi gli impatti legati ai cambiamenti climatici e cerca di trarre nuove conclusioni. Fino ad ora non abbiamo avuto accesso a tali informazioni. Naturalmente, gli esperti possono mettere in discussione questo o quell'aspetto dei risultati del Monitor, ma siamo certi che la ricerca successiva continuerà a ribadire le conclusioni generali del rapporto. La sua pubblicazione è una pietra miliare per i negoziati sul clima. E' nostra speranza che aiuterà reindirizzare gli sforzi per affrontare in modo efficace i danni che sta facendo all'economia odierna. Continuiamo a lavorare con tutti i governi e le altre parti interessate per realizzare un risultato equo e giusto per i negoziati. Quel che è possibile oggi con 100 miliardi di dollari, costerà dieci volte di più nel 2030».

I dati del rapporto dell'Ong Dara e del dal Climate vulnerable forum sono stati definiti scioccanti dai leader dei Paesi in via di sviluppo, come i presidenti del Costa Rica Laura Chinchilla Miranda, di Kiribati Anote Tong, della Tanzania Jakaya Mrisho Kikwete e dell'Etiopia Girma Wolde Giorgis, che sono intervenuti alla sua presentazione. Un pianeta che si surriscalda avrà un effetto devastante sui Paesi in via di sviluppo, soprattutto su quelli a basso reddito come il Bangladesh che hanno un'altissima densità di popolazione, scarse risorse naturali e regioni costiere pianeggianti e isole che rischiano di essere sommerse dall'aumento del livello degli oceani.

Il presidente delle Maldive, Mohamed Waheed, ha detto: «Alcune persone considerano la graduale perdita di alcune piccole isole come un "effetto collaterale" dello sviluppo. Questo punto di vista non tiene in considerazione l'impatto sulla comunità globale, come trovare nuove case per spostare le popolazioni. Siamo tutti sulla stessa barca che affonda».

L'ex presidente del Costa, Rica José Maria Figueres ha spiegato che i buoni esempi per un cambiamento i rotta non mancano: «Il mio Paese ottiene il 92% della sua energia da fonti rinnovabili. Ci sono un sacco di frutti da cogliere facilmente che possono essere trasformati in posti di lavoro, modelli di business, nuove opportunità per gli investimenti e modalità in cui per finanziare lo sviluppo».

Secondo Bloomberg New Energy Finance «gli investimenti in energia pulita l'anno scorso sono passati a più di un trilione di dollari, in parte grazie agli sforzi internazionali per frenare i cambiamenti climatici e sviluppare politiche globali». Intervenendo ad un altro evento collaterale all'Assemblea generale dell'Onu, Christiana Figueres, segretaria esecutiva dell'United Nations framework convention on climate change (e sorella di José Maria Figueres) ha sottolineato che «Questo non ci sarebbe se non avessimo questo processo fastidioso. Gli accordi globali stimolerebbero il sostegno privato da parte degli investitori che vogliono prevedibilità nella regolamentazione. La questione è più urgente e l'impatto è più profondo di quanto avessimo mai pensato».

La premier del Bangladesh  ha sottolineato la necessità di «Lavorare immediatamente ad un accordo giuridicamente vincolante da parte di tutti i Paesi, sulla base dell'equità e della responsabilità comuni ma differenziate, per affrontare le sfide del cambiamento climatico, per evitare futuro incerto per l'umanità. Le sfide del cambiamento climatico sono formidabili, ma purtroppo la nostra risposta, a causa della mancanza di determinazione, è stata finora inadeguata. Se questa tendenza continua, causerà danni irreparabili al nostro pianeta e un futuro incerto per l'umanità».

La Sheikh Hasina, che si prepara ad affrontare nuove elezioni e che è già accusata di brogli e dispotismo dall'opposizione, ha riaffermato «L'impegno del Bangladesh, come un membro responsabile della comunità internazionale, a non superare mai la media pro capite di emissioni dei Paesi in via di sviluppo,. Questo è il nostro impegno per uno sviluppo low carbon.  Tali impegni e comportamenti responsabili dovrebbero essere presi anche da coloro che hanno creato questa crisi dei cambiamenti climatici con le loro emissioni di anidride carbonica, con la spericolata ricerca egoistica del proprio sviluppo. Per loro è tempo di intraprendere azioni positive con l'interesse di salvare l'umanità. La nostra inazione e una risposta inadeguata stanno causando perdite di vite umane e dei mezzi di sussistenza e violazioni dei diritti dei nostri popoli. Questa potrebbe essere forse essere l'ultima opportunità. Se non riusciamo, saremo in pericolo».

Secondo i leader ei Paesi più vulnerabili c'è bisogno della comprensione e collaborazione di tutti, ma anche di contributi per sostenere gli sforzi per arrivare alla "giustizia climatica".

Hasina  ha concluso: «L'impatto degli effetti del cambiamento climatico pende più dalla parte dei Paesi in via di sviluppo, che hanno capacità inadeguate per poterlo affrontare. A questo proposito, per il Bangladesh, la vulnerabilità deriva dall'alta densità della popolazione, risorse di base basse, elevata incidenza di disastri naturali, intrusione della salinità e sommersione delle terre a causa dell'innalzamento del livello del mare . Tutto questo sta creando scompiglio nella nostra vita, alla proprietà e per i mezzi di sostentamento. La situazione potrebbe diventare disastrosa anche con un metro di aumento del livello del mare a causa del global warming, sarebbe come inondare un quinto del Bangladesh, per lo più le 134 isole nel Golfo del Bengala, costringendo a spostarsi più di 30 milioni di persone e portando a migrazioni di massa».

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