
[01/10/2012] News
I Silver Award a Namibia e Filippine
La Repubblica di Palau è la vincitrice del Future Policy Award 2012 per le sue leggi di protezione del mare: il Protected Areas Network Act, avviato nel 2003, e lo Shark Haven Act del 2009. I due Silver Awards sono andati alle Filippine per il Tubbataha Reefs Natural Park Act del 2010 ed alla Namibia per il Marine Resources Act del 2000.
Secondo la giuria internazionale queste tre politiche vincenti contribuiscono più efficacemente alla gestione sostenibile degli oceani e delle coste a beneficio delle generazioni presenti e Menzioni d'onore sono stati conferito al Integrated Coastal Management Act del 2008 del Sudafrica ed allo State of California's Ocean Protection Act del 2004. In totale sono state nominate 31 leggi di 22 paesi che sono state esaminate da una giuria di esperti internazionali di World future council, segretariato dalla Convention on biological diversity (Cbd), Global environment facility (Gef), Fao e Okeanos Foundation. I vincitori sono stati annunciati durante l'Assemblea generale dell'Onu a New York, verranno assegnati ai vincitori il 16 ottobre, all'11esima Conference delle parti della Cbd che si terrà ad Hyderabad, in India.
Alexandra Wandel, direttrice del World future council, una organizzazione internazionale di ricerca politica che fornisce ai decision-makers soluzioni politiche efficaci, ha detto che «il Future Policy Award 2012 mette in evidenza le sfide affrontate dagli oceani del mondo, così come le soluzioni esemplari per proteggerli, Con il premio vogliamo puntare i riflettori sulle politiche esemplari. L'obiettivo del World Future Council è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sulle politiche esemplari ed accelerare l'azione politica per società giuste, sostenibili e pacifiche».
Il piccolo Stato insulare di Palau è stato scelto per due leggi che sono già state attuate, politicamente audaci e pensate tenendo conto delle esigenze delle popolazioni locali e dell'ambiente, ma i cui effetti si fanno sentire a livello globale ed hanno ispirato la legislazione nei paesi vicini. Il Palau Shark Haven Act del 2009 (del quale greenreport.it ha già scritto in passato) è una vera pietra miliare della legislazione ambientale: è stata le prima legge in assoluto a proteggere più di un centinaio di specie di acque profonde e di squali nelle acque di Palau. E' stata emanato nonostante le pressioni dell'industria della esca internazionale e si è trasformata in un potente esempio. Diversi Paesi, tra cui l'Honduras, le Maldive e le Bahamas, dopo hanno promulgato leggi simili e vietato la pesca degli squali nelle loro acque nazionali.
Carl Safina, presidente del Blue Ocean Institute, ha evidenziato che «gli effetti ecologici del divieto di pesca agli squali può non essere ancora visibile ancora, ma gli effetti biologici sono immediati: gli squali sono ancora vivi». La piccola Palau, 459 km2 e 21.000 abitanti, continua ad essere leader nella salvaguardia degli squali e syta battendosi per una regolamentazione internazionale del "finning", con il divieto di asportazione delle pinne e il commercio di prodotti di squalo.
L'altra legge che fa di Palau un esempio eccezionale di protezione del mare è quella del Protected Areas Network che ha contribuito a gestire con successo il rapporto tra uomo e ambiente. Si tratta di una rete di Aree marine protette istituita per garantire a lungo termine l'uso sostenibile delle risorse, ma che ha una flessibilità istituzionale per adattarsi ai cambiamenti futuri. Il governo di Koror, la minuscola capitale dell'arcipelago, era preoccupato perché il sistema di protezione tradizionale del mare si stava indebolendo quindi ha rafforzato una rete nazionale di aree protette che collega barriere coralline, lagune, un "sardine sanctuary" e le foreste di mangrovie. Le comunità locali e le isole Stato della federazione di Palau gestiscono questo network in maniera tradizionale, ma con l'aggiunta di un sostegno finanziario, tecnico e istituzionale da parte del governo. Ad oggi, sono state designate 35 aree protette, con l'obiettivo di proteggere entro il 2020 il 30% dell'ambiente marino e il 20% dell'ambiente terrestre.
Il segretario esecutivo della Cbd, Braulio Ferreira de Souza Dias, ha ricordato che «il mondo dell'oceano fa parte di tutte le nostre vite quotidiane. Anche per i molti milioni di persone che non pensano i avere una forte dipendenza dagli oceani, ecosistemi e la fauna selvatica marini forniscono loro ogni tipo di benefici. Il Future Policy Award offre l'opportunità di aumentare la consapevolezza del problema e di aumentare l'azione pratica».
Il primo Silver Award è andato a Marine Resources Act della Namibia per l'istituzione di un settore della pesca ecologicamente ed economicamente sostenibile. La Namibia, al momento della sua indipendenza nel 1990, ha ereditato dal colonialismo razzista sudafricano una pesca non regolamentata, mentre ora l'accesso alle zone di pesca è completamente controllato e monitorato in mare e nei porti. Le imprese della pesca sono tenute a chiedere una licenza e vengono assegnate annualmente quote per le 8 principali specie commerciali. Gli stock sono attentamente controllati e se calano al di sotto di una soglia critica viene imposta una moratoria e la pesca è vietata fino a quando non si può stabilire che il pesce ha recuperato. La sicurezza alimentare è garantita per i più vulnerabili, il governo sostiene attivamente il consumo di pesce rendendolo disponibile a prezzo ridotto per i gruppi svantaggiati.
Árni Mathiesen, vice-direttore generale pesca ed agricoltura della Fao, ha detto che l'esempio della Namibia è molto utile: «L'umanità dipende da una gestione sostenibile delle risorse biologiche marine del mondo e del loro ambiente per realizzare il diritto al cibo, soprattutto per i 900 milioni di persone cronicamente affamate. Il pesce rifornisce tre miliardi di persone di almeno il 20% del loro proteine animali, tra i quali ci sono quasi il 40% di quelle persone a basso reddito con deficit alimentare. Il settore della pesca e dell'acquacoltura sostiene la sussistenza di oltre il 10% della popolazione mondiale. Questo è il motivo per cui è così importante promuovere politiche che affrontino con successo le molteplici minacce agli oceani».
Il secondo Silver Award secondo è andato al Tubbataha Reefs Natural Park Act delle Filippine, una legge che garantisce la gestione efficace delle barriere coralline di Tubbataha, un patrimonio mondiale dell'Unesco ed un hotspot della biodiversità, rafforzando il mandato legislativo dei suoi organi di gestione. La gestione del Parco naturale da parte delle autorità comunali e delle Ong è stato lodata per l'ottimo stato delle barriere coralline, soprattutto se confrontato con quello dei siti vicini, in un Paese come le Filippine non certo noto per la protezione dell'ambiente e dove si pesca ancora con l'esplosivo ed il veleno. Inoltre, Tubbataha ha dimostrato che con una la gestione pianificata con cura, le comunità locali non devono sopportare il peso di aree protette chiuse, ma possono esserne i primi beneficiari, visto che il sito è diventato un grande vivai per i pesci e la barriera corallina sostiene tranquillamente la pesca artigianale locale. Il Tubbataha Reefs Natural Park Act è stato premiato come un modello di conservazione della barriera corallina e una normativa simile è stato messo in atto nel vicino Apo Reef.
Pauline Tangiora, un maori anziano della tribù Rongomaiwahine di Aotearoa (la Nuova Zelanda) e consigliere del council, ha sottolineato che «Le politiche nazionali devono prendere in considerazione le esigenze delle comunità locali ed integrare le loro conoscenze tradizionali degli ecosistemi e delle risorse naturali, queste comunità dipendono dall'assicurazione dell'uso e dalla e la gestione sostenibile delle stesse risorse».
Il presidente del Gef, Naoko Ishii, ha ricordato che «in questo decennio, il mondo dovrà prendere decisioni che determineranno se avremo successo o falliremo nel tentativo di proteggere gli ecosistemi vitali, migliorando nel contempo la qualità della vita per tutti i cittadini».