
[10/10/2012] News toscana
Continua a Carrara il dibattito pubblico sulle cave, in vista anche della revisione della legge regionale 78/98, che invece Assindustria vorrebbe relegare a tema di confronto con la sola amministrazione comunale con la quale tra l'altro fino a ieri ha litigato. Questo è quanto sostiene Legambiente Carrara.
«Assindustria, paventando il timore che con la revisione della legge 78/98 la Regione detti le regole alle cave, auspica che le decisioni sulle cave restino il più vicino possibile a Carrara. Nonostante le recenti divergenze con il Comune (per tre anni ha trascinato la trattativa sulle tariffe marmo, fino a portarla alla rottura), auspica la ripresa di un dialogo e che le decisioni siano assunte localmente in un sereno confronto con le imprese».
Assindustria ha lamentato palesemente l'intromissione nel dibattito di associazioni e partiti che, a suo dire, chiederebbero di togliere ai Comuni potestà regolatoria sugli agri marmiferi, pensando invece di avere un interlocuzione soft con l'amministrazione comunale e che magari i futuri accordi, come in passato, pendano a favore delle imprese del marmo senza alcun vantaggio per il territorio e per gli interessi generali. Legambiente, sentendosi direttamente chiamata in causa ha replicato: «Non abbiamo chiesto alla Regione di revocare ogni potere al Comune, ma solo di impedire che esso, nel suo Regolamento sugli agri marmiferi, possa (come avvenuto in passato) introdurre scappatoie che, violando leggi dello stato e sentenze della Corte costituzionale, perpetuino quei privilegi goduti dalle cave che hanno sottratto alle casse comunali una montagna di denaro.
Da tempo, anzi, esercitiamo un'azione di critica e di stimolo piuttosto energica, come l'esposto alla Procura e alla Corte dei Conti contro gli amministratori comunali infedeli che hanno favorito gli industriali procurando un ingente danno erariale - hanno aggiunto da Legambiente Carrara- continueremo perciò la nostra azione anche verso il Comune affinché riveda il Regolamento, rilasci le concessioni alle cave, ne riduca la durata, alla scadenza le affidi tramite asta pubblica, le revochi in caso di inadempienza, stabilisca autonomamente il canone eliminando ogni forma di trattativa, arbitrato e rendita, incentivi la filiera locale, contrasti l'elusione fiscale istituendo la tracciabilità di ogni blocco e un osservatorio dei prezzi del marmo, riequilibri il rapporto tra blocchi e detriti, tuteli le risorse dei cittadini (in primo luogo le sorgenti)».
L'associazione ambientalista ribadisce che le cave sono dei cittadini di Carrara che "concedono" agli industriali di escavarle traendone un profitto, a patto che parte della ricchezza ricada sulla città. «Ricordiamo che i regali tariffari concessi in questi anni agli industriali sono oggi pagati dai cittadini con l'aumento delle tasse (Irpef, Imu, ecc.) e il taglio dei servizi. Crediamo di non sbagliare se pensiamo che i cittadini non permetteranno più che l'oro bianco di Carrara produca profitti per gli imprenditori e debiti per i carraresi», hanno concluso da Legambiente.