
[15/10/2012] News
Il nuovo rapporto della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica (CBD), redatto in collaborazione con lo Stockholm Resilience Centre (Src) e il Local Governments for Sustainability (Iclei), conferma le evidenze che sono già emerse in passato. L'urbanizzazione globale, se le tendenze attuali continueranno, avrà implicazioni negative significative per la biodiversità e gli ecosistemi, con effetti a catena per la salute umana e lo sviluppo. Nel rapporto "The Cities and Biodiversity Outlook", work in progress per valutare i passi in avanti compiuti per l'attuazione del Piano Strategico per la Biodiversità 2011-2020 e dei relativi 20 obiettivi (Aichi Target) definiti a Nagoya in Giappone, redatto con il contributo di oltre 123 scienziati di tutto il mondo, si afferma che oltre il 60 per cento del territorio destinato a diventare urbanizzato entro il 2030 è ancora "integro".
Ciò rappresenta una grande opportunità per migliorare notevolmente la sostenibilità globale attraverso la promozione di basse emissioni di carbonio, dell'efficienza nell'impiego delle risorse primarie in grado di ridurre gli effetti negativi sulla biodiversità e migliorare la qualità della vita. «Il modo in cui le nostre città sono progettate, il tipo di vita che vi si svolge e le decisioni politiche degli enti locali determineranno, in larga misura, la sostenibilità globale», ha dichiarato Braulio Dias, segretario esecutivo della Convenzione sulla diversità biologica. «L'innovazione non sta tanto nello sviluppo di nuove tecnologie infrastrutturali ma sul lavoro con quello che già abbiamo. I risultati spesso richiedono meno risorse economiche e sono più sostenibili». Nella relazione si afferma che sono in rapida urbanizzazione regioni dell'Africa sub-sahariana, India e Cina, dove non ci sono risorse per effettuare una pianificazione urbana sostenibile.
«Più della metà della popolazione mondiale risiede già in città. Questo numero è destinato ad aumentare, con il 60 per cento della popolazione che vivrà in aree urbane entro il 2030- ha dichiarato Achim Steiner, sottosegretario generale e direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente- Questo rapporto fornisce argomenti forti per urbanisti e politici a favore di una maggiore attenzione verso la natura all'interno delle aree urbane. Lo sviluppo urbano sostenibile rappresenta una grande opportunità per migliorare la qualità della vita e accelerare la transizione verso un'economia verde inclusiva». Del resto nelle aree urbane sono presenti una grande quantità di specie animali e vegetali. Ad esempio, oltre il 50 per cento delle specie floreali del Belgio si trova a Bruxelles, mentre il 65 per cento delle specie di uccelli che si trovano in Polonia stazionano a Varsavia. Inoltre il verde urbano svolge anche importanti servizi ecosistemici, come il filtraggio delle polveri sottili, l'assorbimento dell'anidride carbonica, migliorando quindi complessivamente la qualità dell'aria. Alcuni dati del Regno Unito mostrano che un aumento del 10 per cento della copertura dovuta alle chiome degli alberi in città, può comportare una diminuzione di 3-4 °C della temperatura, riducendo così l'energia utilizzata negli impianti di condizionamento.
«Le città hanno bisogno di imparare come proteggere al meglio e migliorare la biodiversità, dato che è estremamente importante anche per la salute umana e il benessere», ha aggiunto il professor Thomas Elmqvist del Stockholm Resilience Centre e direttore scientifico della relazione. Il rapporto fornisce, continente per continente, anche un'analisi dettagliata delle tendenze regionali di urbanizzazione e il loro impatto sulla biodiversità e sugli ecosistemi e inoltre dimostra come le aree urbane possono svolgere un ruolo centrale nel raggiungimento dei 20 obiettivi chiave della biodiversità che sono stati concordati nel corso del 2010 dalla Conferenza delle Parti della Convenzione sulla diversità biologica.
Ad esempio, la bonifica e riqualificazione di siti industriali abbandonati può concorre al raggiungimento dell'Obiettivo 15 (entro il 2020 la resilienza degli ecosistemi ed il contributo della biodiversità alla fissazione del carbonio è stata aumentata attraverso la conservazione e la restaurazione, compreso attraverso la restaurazione di almeno il 15% degli ecosistemi degradati, contribuendo alla mitigazione del cambio climatico, all'adattamento e al contrasto al processo desertificazione). Oppure le città possono anche aiutare a prevenire l'estinzione delle specie conosciute (Obiettivo12) attraverso la ricerca e gli investimenti in giardini zoologici, acquari e musei, molti dei quali sono gestiti da autorità cittadine.