
[16/10/2012] News
Calo di consenso (lieve) in Italia, Grecia e (forte) in Portogallo. I privati hanno responsabilità etico-sociali se investono nei Paesi in via di sviluppo
Oggi, in occasione delle Giornate europee dello sviluppo, il commissario europeo Andris Piebalgs ha reso noti i risultati di un nuovo sondaggio Eurobarometro ("Solidarity that spans the globe - Europeans and development") sullo sviluppo dal quale emerge che «l'Europa deve continuare a aiutare i Paesi in via di sviluppo, malgrado la crisi economica». A pensarlo è l'85% dei cittadini Ue e il sondaggio rivela che «Il 61% degli europei è per un aumento degli aiuti contro la povertà. Il 55% pensa che i Paesi emergenti in rapida crescita non debbano essere più aiutati mentre per la maggior parte dei cittadini (61%) gli aiuti devono andare soprattutto ai paesi fragili, vittime di conflitti o colpiti da catastrofi naturali». Ma solo il 44% è disposto a spendere di più personalmente per comprare prodotti che sostengono lo sviluppo, come i prodotti equi e solidali. Il sondaggio Eurobarometro è stato condotto da Tns Opinion & Social tra il 2 e il 17 giugno 2012. I dati sono stati raccolti su un campione di 26 622 europei dai 15 anni in su, con interviste faccia a faccia a domicilio.
Eurobarometro segnala le principali tendenze nell'Unione europea:
La crisi economica non incide sulla solidarietà verso i poveri: rispetto all'anno scorso il favore dei cittadini per gli aiuti alle popolazioni povere è rimasto invariato in Spagna (88%), è lievemente diminuito in Grecia e Italia (-2%) ed è aumentato del 3% in Irlanda (88%). Solo in Portogallo c'è stato un drastico calo (-10%) nei sondaggi.
L'impegno personale dei cittadini europei diminuisce: appena il 44% degli intervistati (-3% rispetto al 2011) si è detto disposto a spendere di più per aiutare le popolazioni dei paesi in via di sviluppo (es. commercio equo e solidale). Nei paesi UE-15 la percentuale è più elevata (50%) rispetto ai paesi UE-12 (25%). La disponibilità a pagare di più è calata di almeno 10 punti percentuali in 6 paesi: i cittadini disposti a pagare di più in Grecia sono appena il 33%, nella Repubblica ceca il 28%, in Slovenia il 30%, in Spagna il 35%, in Lituania il 24% e in Portogallo il 12%. Com'era prevedibile sono i cittadini dei paesi più ricchi quelli maggiormente disposti a comprare prodotti equi e solidali: Svezia (76%), Paesi Bassi (76%) e Lussemburgo (70%).
L'aumento dei fondi destinati allo sviluppo trova più sostenitori in Europa nord-occidentale che in Europa sud-orientale: in Svezia, Danimarca e Austria un'ampia maggioranza di cittadini è favorevole ad un aumento fino allo 0,7% e oltre del reddito nazionale lordo (Rml) (80%, 76% e 74% rispettivamente). Quelli favorevoli alla riduzione degli aiuti si concentrano invece in Bulgaria (38%), Slovenia (32%) e Grecia (30%).
I principali risultati del sondaggio speciale Eurobarometro sullo sviluppo sono:
La percentuale di cittadini favorevoli a aiutare le popolazioni povere dei Paesi in via di sviluppo rimane molto elevata: l'85% contro l'88% del 2011. Il 37% degli intervistati pensa che sia "molto importante" e il 48% "relativamente importante".
Per 6 europei su 10 bisogna aumentare gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, malgrado la crisi: la metà degli intervistati (49%) ritiene che l'Unione debba mantenere le promesse e aumentare gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo. Per il 12% l'aumento dovrebbe essere superiore a quanto promesso, mentre il 18% ritiene che gli aiuti vadano ridotti perché l'Europa non può più permetterseli (7 punti in più rispetto all'11% del 2009).
Per il 61% degli europei bisogna aiutare principalmente i Paesi in situazioni di fragilità (ad esempio conflitti o calamità naturali), mentre il 30% degli intervistati ritiene che l'Ue debba aiutare i Paesi in via di sviluppo a prescindere dalla vulnerabilità.
Per la maggioranza degli europei, Paesi come il Brasile, l'India o la Cina non vanno più aiutati: alla domanda se i Paesi emergenti in rapida crescita, che hanno ancora sacche di povertà tra la popolazione, debbano continuare a ricevere aiuti, il 24% degli intervistati si è detto totalmente contrario e il 31% tendenzialmente contrario.
Gli europei ritengono che gli aiuti allo sviluppo debbano sostenere principalmente il rispetto dei diritti umani (34%), l'istruzione (33%), la salute (32%), la crescita economica (29%) e l'agricoltura/la sicurezza alimentare (29%). Gli intervistati potevano dare tre risposte.
Il 44% dei cittadini è disposto a comprare prodotti più cari per aiutare le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo, dato in calo rispetto al 2011 (47%). Il numero di cittadini non disposti a spendere di più è di conseguenza passato dal 47% al 52%.
Per il 53% degli europei la corruzione è il principale ostacolo allo sviluppo, seguita dalle "cattive politiche" dei governi nei Paesi in via di sviluppo (41%) e dai conflitti (33%). Gli intervistati potevano dare massimo tre risposte.
Per la maggior parte degli intervistati il ruolo principale del settore privato sta nel creare posti di lavoro (57%) e favorire la crescita (42%) o lo scambio e il progresso tecnologico (29%). Una minoranza ritiene invece che il settore privato sfrutti i paesi in via di sviluppo (27%) o alimenti la corruzione (21%). Gli intervistati potevano dare tre risposte.
Per l'81% degli intervistati le imprese private hanno responsabilità etico-sociali quando investono nei Paesi in via di sviluppo. L'87% pensa che donatori come l'Unione debbano spingere le imprese private a sottoscrivere norme etiche e sociali.
Il sondaggio Eurobarometro è stato presentato alle Giornate europee dello sviluppo del 16 e 17 ottobre che riuniscono i capi di Stato e di governo dei Paesi africani, le istituzioni dell'Unione, i ministri dell'Ue, i rappresentanti delle Nazioni Unite, la società civile, il mondo accademico e il settore privato per discutere di agricoltura, sicurezza alimentare e resilienza; protezione sociale e disuguaglianza; ruolo del settore privato.
Piebalgs ha detto che «è incoraggiante vedere che la solidarietà è ancora un valore radicato per la maggior parte degli europei, anche in un periodo di difficoltà economiche. Tra poco i leader europei decideranno il bilancio dell'Unione per i prossimi sette anni e il messaggio dei cittadini è chiaro: i tagli non devono colpire i più poveri del pianeta. Ma i cittadini vogliono anche essere rassicurati che gli aiuti vadano ai più bisognosi, con risultati visibili. È una visione che condivido in pieno: i nostri aiuti devono andare ai paesi più bisognosi e la nostra politica di sviluppo deve mirare alla crescita inclusiva e al rispetto dei diritti umani. Perché i cittadini continuino ad avere fiducia nelle nostre azioni dimostrerò una volta di più che gli aiuti dell'Unione fanno una grande differenza nella lotta contro la povertà».