
[16/10/2012] News
Ad Hydrerabad gli scienziati svelano i segreti dei nostri mari
Le nuove scoperte sulla vita delle profondità marine consentirà agli scienziati di individuare alcune delle più importanti Ecologically and biologically significant areas (Ebsa) degli oceani nei luoghi più remoti ed inaccessibili del nostro pianeta e all' 11esima Conferenza della parti della Convention on biological diversity (Cbd), in corso in India, l'International union for conservation of nature (Iucn) ha invitato la comunità internazionale a proteggerli.
E' la prima volta che gli oceani del mondo, comprese le sue acque internazionali, sono sotto esame scientifico: mettendo insieme le nuove scoperte sulla distribuzione, le rotte migratorie e le zone di riproduzione di nidificazione e di allevamento di molte specie minacciate, come i tonni, gli squali, le tartarughe e le balene. I nuovi dati sono stati raccolti grazie alla cooperazione internazionale di esperti iniziata alla Cop10 Cbd di Nagoya del 2010 e sono stati rivisti nel Maggio 2012 dall'organismo scientifico della Cbd . La Global Ocean Biodiversity Initiative è impegnata nella raccolta e nella elaborazione di ulteriori dati.
Kristina Gjerde, senior high seas advisor dell'Iucn, ha spiegato che «molte di queste importanti aree si trovano al di fuori della giurisdizione nazionale e quindi possono essere trascurati o scarsamente protetti. Abbiamo bisogno di portare questi luoghi remoti al centro dell'attenzione dei governi».
Secondo quanto hanno detto gli esperti alla Cop11 Cbd, sono più di 1209 gli hotspot della biodiversità delle profondità marine che si trovano nel Mediterraneo, nel Pacifico meridionale occidentale, nel Wider Caribbean e nel medio Atlantico occidentale che devono essere ancora approvati dalla Convention on biological diversity. Un recepimento che è necessario per spingere la comunità internazionale a riconoscere e proteggere queste zone. Le nuove ricerche che sono state condotte in questi luoghi fino a poco tempo fa sconosciuti hanno fatto letteralmente emergere una incredibile messe di dati scientifici e sulle specie e gli habitat che ora devono essere utilizzati per la gestione e la salvaguardia delle aree marine in acque extraterritoriali, nel rispetto del diritto internazionale.
Una delle aree, il Mar dei Sargassi, svolge la funzione di crocevia dell'Oceano Atlantico. Le alghe galleggianti Sargassum forniscono un rifugio unico per molte specie, alcune delle quali, come la rana pescatrice dei Sargassi, sono endemiche la zona. Circa 30 specie di balene, delfini e focene vivono o migrano attraverso il Mar dei Sargassi, così come tonni, tartarughe, squali, razze e le anguille europee e americane. Le nuove tecnologie di tracciamento hanno permesso ai ricercatori di esaminare le rotte migratorie di molte specie, comprese le tartarughe liuto del Pacifico, minacciate dal bracconaggio e dalla pesca accidentale, una migliore protezione di queste aree potrebbe garantire la sopravvivenza di questa specie, che la Lista Rossa dell'Icn include tra quelle a rave rischio di estinzione.
Patricio Bernal, coordinator Iucn della Global Ocean Biodiversity Initiative, ha spiegato: «Chiediamo che la Convenzione approvi le proposte di Ebsa e solleciti la comunità internazionale per proteggerle, per il bene dei nostri oceani e dei loro servizi alle persone in tutto il mondo. Se non riusciremo a farlo, rischiamo di perdere la ricca vita marina prima ancora di avere il tempo di esplorarla».
Gli oceani sono centrali nel funzionamento della rete della vita sul pianeta Terra ed ospitano circa l'80% della biodiversità mondiale, dal microscopico fitoplancton all'enorme balena azzurra, la più grande creatura del mondo. Gli ecosistemi oceanici forniscono ossigeno, cibo e acqua e regolano il clima terrestre. Ma le attività umane e lo sfruttamento insostenibili, il cambiamento climatico e l'acidificazione degli oceani continuano a minacciare la biodiversità, mentre solo il 2% degli oceani del mondo è protetto e tra questo meno dell'1% delle acque internazionali, con gran parte dei fondali marini che resta inesplorato. L'umanità è in grado di inviare robot sugli altri pianeti ma sa ancora pochissimo del vastissimo territorio che si estende sotto la coltre d'acqua salata del nostro pianeta blu.
Gli scienziati hanno valutato la diversità biologica e il numero di specie rare nelle zone di mare profonde ed hanno scoperto l'importanza di questi luoghi per la sopravvivenza di specie minacciate e quanto siano vulnerabili a minacce come i cambiamenti climatici e le attività antropiche, a partire dall'inquinamento e dalla pesca illegale e mal gestita. Come evidenzia la Gjerde, «la pesca non regolamentata è responsabile della mortalità di massa degli squali, che può causare drammatici cambiamenti in tutto l'ambiente marino. Le materie plastiche sono presenti in tutti i bacini oceanici, contaminando la catena alimentare con effetti sconosciuti. Attività emergenti come le attività minerarie nei fondali profondi minacciano il fondale marino su una scala ancora inimmaginabile».