[18/10/2012] News

Le palme del Madagascar prossime all’estinzione

Secondo l'ultimo aggiornamento della Lista Rossa dell'Iucn,  presentato alla Conferenza della parti della Convention on biological diversity (Cop11 Cbd) in corso ad Hyderabad, in India, «l'83% delle palme del Madagascar sono minacciate di estinzione, il che mette in pericolo anche le condizioni di vita delle popolazioni locali». L'aggiornamento della ista Rossa riguarda 65.518 specie, delle quali 20.219 sono a rischio di estinzione. La valutazione dello status delle palme del Madagascar è stato condotta dal Palm specialist group  della Species survival commission (Ssc) dell'Iucn , nel quadro di una valutazione di tutte le palme ed ha tenuto conto anche degli studi effettuati dal Royal Botanic Gardens di Kew, un partner della Red List.

Jane Smart, direttrice del Ccs Iucn, ha sottolineato che «le cifre relative alle palme del Madagascar sono veramente terrificanti, in particolare perché la perdita delle palme rappresenta un pericolo per l'eccezionale biodiversità dell'isola, ma anche per la sua popolazione. Non si può chiudere gli occhi davanti ad una tale situazione». Il Madagascar ospita 192 specie di palme che non si trovano altrove che quindi sono endemismi essenziali per la sua biodiversità, forniscono cibo e risorse vitali e materiali da costruzione per alcune delle popolazioni più povere della Grand île. A minacciare i palmeti selvatici sono la distruzione degli habitat e la raccolta non controllata dei cuori di palma.

Secondo William Baker, president del Palm specialist group Iucn/Ssc e a capo della Palm Research del Royal Botanic Gardens, Kew, «la maggior parte delle palme del Madagascar cresce nelle foreste umide dell'est dell'isola, che sono già ridotte ad un quarto della loro estensione originaria e continuano a scomparire. Il tasso di estinzione elevato delle palme malgasce riflette il declino di queste foreste,  che mette in pericolo la rimarchevole ricchezza di specie selvatiche che vi si trovano».

Molte popolazioni di palme selvatiche stanno scomparendo a causa dela "bonifica" dei terreni per far posto all'agricoltura ed allo sfruttamento intensivo delle foreste. L'Iucn fa alcuni esempi: la Ravenea delicatula , in pericolo critico di estinzione, si trova in un solo sito che non è protetto ed è minacciata dal disboscamento effettuato dalle popolazioni locali per coltivare il riso di montagna, ma anche dalle prospezioni minerarie  e dai cercatori di minerali e pietre preziose, in particolare rubini. La Tahina o "palma suicida" (Tahina spectabilis), scoperta di recente, è stata inserita nella Lista Rossa Iucn come a rischio critico di estinzione. Gli esemplari di questo gigante, che possono raggiungere i 18 metri di altezza e sono visibili anche con Google Earth, muoiono qualche mese dopo la fioritura e la produzione di semi. In natura ci sarebbero non più di 30 individui adulti, una gran parte del loro habitat è scomparso divorato dall'agricoltura. Anche per la Dypsis brittiana si conosce un solo sito, il Parc naturel de Makira istituito di recente per proteggerla, ma la specie potrebbe essere già estinta a causa del degrado del su habitat: dal 2007 non si è più trovato un esemplare di questa palma.

Anche la raccolta di semi e frutti mette in pericolo le palme. La Dypsis tokaravina, in pericolo critico di estinzione, è nel mirino dei raccoglitori di semi che abbattono le palme ed ormai in natura ne restano solo 30 esemplari. La palma maestosa (Ravenea rivularis) è molto apprezzata dai collezionisti ed il suo status è passato da "vulnerabile" a "in pericolo" a causa di una diminuzione costante delle piante adulte, causato dal degrado del suo habitat e dalla raccolta di semi che prosegue nonostante la stringente regolamentazione del loro commercio.

Russell Mittermeier,  presidente di Conservation International e del Primate specialist group Iucn/Ssc, ha evidenziato che «la rete nazionale delle aree protette, gestita da  Parcs Nationaux du Madagascar, protegge alcune specie di piante malgasce, ma non tutte e non lontane da loro. Per salvare le palme del Madagascar e la biodiversità in generale, è essenziale stabilire una collaborazione la più stretta possibile con le comunità locali, soprattutto durante questo periodo di grave instabilità politica nel quale l'azione degli organismi governativi è molto perturbata. Sfortunatamente, in Madagascar, questo grado molto elevato di pericolo non si applica esclusivamente alle palme».

Qualche speranza c'è, a partire proprio dal rapporto Iucn che fornisce agli ecologisti una base solida per agire sul terreno, come una buona gestione delle sementi e la protezione degli habitat, che possono permettere di salvaguardare diverse specie. Il Royal Botanic Gardens di Kew ha avviato diversi progetti  di conservazione  per proteggere alcune delle specie di palme più emblematiche problematiche: un'iniziativa incoraggia le popolazioni locali a proteggere la palma Manambe (Dypsis decipiens), classificata "vulnerabile" e la Dypsis ambositrae, a rischio critico di estinzione, proponendo anche di istituire un'area protetta a Itremo. Per salvare la "palma suicida" è invece necessario un impegno del collezionismo dei giardini a lasciarla in pace.

Con l'aiuto della Banque nationale de semences de Madagascar, dei semi raccolti in maniera sostenibile e venduti legalmente e con controlli, le popolazioni locali avrebbero maggiori entrate e potrebbero così dedicarsi a coltivazioni alimentari più produttive e meno invasive della foresta.

La Smart presentando il rapporto ad Hydebarad ha concluso: «Se alcune specie di palme possono rispondere ad azioni mirate di conservazione, la salvaguardia delle palme del Madagascar a lungo termine necessita di sforzi su grande scala. Il Madagascar ha fatto un grande progresso nella preservazione della sua fauna e della sua flora eccezionali, classificando il 10% dell'isola come aree protette. E' però necessario fare degli sforzi in grado di cambiare il dato, al fine di proteggere gli habitat rimanenti e creare più aree protette, conformemente agli obiettivi di Aichi di salvataggio della biodiversità sul piano mondiale, in favore dei quali un gran numero di governi si sono impegnati nel 2010». 

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