[18/10/2012] News

Ilva, l’Aia è stata sottoposta alla Conferenza dei servizi. Legambiente: «Servono modifiche»

Contestati diversi punti dell’Autorizzazione integrata ambientale

Il gruppo istruttore dell'Aia per l'Ilva di Taranto ha concluso il suo lavoro ed ha formalizzato la proposta di Autorizzazione integrata ambientale che è stata sottoposta alla Conferenza dei servizi. Il ministro dell'ambiente Corrado Clini ha fatto precedere la presentazione dell'Aia da una nota nella quale conferma «La sua fiducia nella professoressa Carla Sepe, che ha guidato il gruppo istituito dal ministro per assicurare correttezza, trasparenza e velocità all'istruttoria tecnica per l'Aia. In quaranta giorni e' stato completato un lavoro che, per la precedente Aia, era stato portato avanti per quasi 5 anni con conclusioni contraddittorie e poco efficaci per la protezione dell'ambiente e della salute». In una nota del 10 ottobre il ministero ricordava che «Carla Sepe ha lavorato in stretto collegamento con il ministro e, dunque, sottolinea Clini, "le critiche (riportate dalla stampa locale), inconsistenti dal punto di vista giuridico e opache, vanno semmai rivolte al ministro"».

Ma Legambiente, che sull'Aia per l'Ilva di Taranto ha sempre messo la massima attenzione, oggi, con le osservazioni presentate in Conferenza dei Servizi, ha contestato diversi punti alla nuova Aia per gli stabilimenti dell'Ilva di Taranto: «La chiusura dell'altoforno 5 non può essere rimandata di 20 mesi e manca la previsione di chiusura immediata di alcune batterie delle cokerie e di alcuni altiforni, in evidente e inaccettabile difformità con le prescrizioni della Magistratura. Tre anni per la copertura dei parchi minerali sono un tempo eccessivamente lungo, e la riduzione della produzione di acciaio è un imperativo necessario per limitare le emissioni inquinanti in atmosfera e nel mare. Serve quindi adeguare la nuova autorizzazione anche a tutte le prescrizioni che la magistratura ha imposto all'azienda con il sequestro dell'impianto di fine luglio, senza le quali l'Aia non sarebbe efficace per la riduzione delle rilevantissime emissioni in atmosfera».

Clini inoltre ricordava che «la bozza di Aia preparata dal gruppo di lavoro prevede misure immediate e interventi da completare entro tre anni che determinano da subito riduzioni drastiche delle emissioni inquinanti. Indicazioni molto più rigide, cogenti e incisive sotto il profilo della tutela dell'ambiente e della salute pubblica, rispetto alle 462 prescrizioni dell'Aia del 4 agosto 2011, che era stata accolta senza obiezioni da chi oggi critica il nostro lavoro», ma secondo il vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani, presente alla Conferenza dei Servizi, «Il riesame avrebbe dovuto tenere maggiormente conto dell'attuale contesto e quindi delle legittime aspettative dei cittadini esasperati dalla situazione sanitaria e ambientale. Seppure crediamo che questa nuova Aia presenti alcuni passi avanti importanti rispetto al passato, non possiamo accettare la sua incompletezza e quindi il rimandare a momenti successivi la definizione delle soluzioni relative al problema dei rifiuti, alla depurazione delle acque e alla gestione delle discariche».

Lasciando la sede del ministero dell'ambiente dove ha partecipato alla Conferenza dei servizi, il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, ha detto: «Per il momento non è ipotizzabile lasciare Taranto», ma ha detto che L'Aia «Per noi significa minore competitività, e quindi i nostri competitori europei nei prossimi anni potranno produrre in un regime assolutamente diverso dal nostro, cioè più favorevole alla loro produzione. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di un'Aia che entrerebbe in vigore nel 2012, quando negli altri Paesi entrerebbe nel 2016. Dobbiamo valutare anche la nostra futura capacità produttiva: c'è un limite che è stato indicato, dobbiamo verificare se questo limite è coerente con l'impegno finanziario che ci viene richiesto». Non abbiamo parlato di cifre questo sarà possibile quando avremo i progetti» 

Legambiente invece chiede «Un'Aia maggiormente rigorosa, definita sulla base delle valutazioni del danno sanitario indotto dall'esercizio dello stabilimento; l'adozione delle migliori tecnologie in assoluto e la prescrizione all'azienda di una fidejussione di importo adeguato per eventuali futuri interventi di dismissione e bonifica».

Non si sono fatte attendere neanche le osservazioni in merito di Wwf Italia, che è intervenuto alla Conferenza dei Servizi convocata presso il Ministero dell'Ambiente per deliberare sull'Autorizzazione Integrale  Ambientale (AIA) sull'ILVA di Taranto e ha chiesto un supplemento di istruttoria, indicando puntualmente gli ambiti di miglioramento del provvedimento.

Wwf Italia - viene comunicato in una nota ufficiale - ha sollevato quattro punti essenziali nel corso dell'incontro:

1. La riduzione complessiva degli inquinanti viene calcolata in termini virtuali e non effettivi. Le emissioni massime ammissibili vengono infatti  stimate sulla base di una produzione di 8 milioni di tonnellate di acciaio pari al 30% in meno rispetto ad una produzione di oltre 11 milioni di tonnellate. Quest'ultimo dato però non trova riscontro poiché le produzioni dell'ILVA dell'ultimo decennio  attestano il picco massimo di produzione nel 2006 con poco più di 10 milioni di tonnellate e un picco negativo di produzione nel 2009 con meno di 5 milioni di tonnellate.  Poiché le produzioni attuali risultano essere di poco superiori agli 8 milioni di tonnellate sembrerebbe che i dati siano stati elaborati per essere ‘vestiti' su misura sull'azienda.

2. Le sostanze inquinanti con effetti patogeni (ed in particolare cancerogeni) vengono considerati in funzione dei  loro "parametri conoscitivi": è quindi difficile credere che possano costituire  limiti rigidi e vincolanti, basati sull'applicazione del principio comunitario di precauzione. A tale proposito il WWF ha chiesto alla Commissione di assumere come riferimento gli studi dell'Istituto Superiore di Sanità.

3. Le interferenze delle attività produttive con le falde acquifere dev'essere altrimenti trattata. A tale proposito il WWF ha ricordato che l'AIA deve contenere tutte le valutazioni di dettaglio delle autorizzazioni specifiche che altrimenti si sarebbe dovuto richiedere, compresa quella sulle acque. Non è dunque condivisibile, sia da un punto di vista sostanziale che metodologico, il rinvio a valutazioni successive dell'analisi sulla cosiddetta "matrice acqua".

4. Tempi troppo lunghi. I  termini di adeguamento alle prescrizioni in alcuni casi sono pluriennali mentre  in realtà la gravità della situazione renderebbe necessari interventi più urgenti (adempio esempio sono previsti 3 anni per la copertura del parco geominerario,  6 mesi servirebbero per la realizzazione di 6 centraline ambientali per  il monitoraggio in continuo, numero insufficiente secondo il WWF, tempo insufficiente secondo l'ILVA che chiede addirittura 10 mesi; considerati eccessivi i tempi anche per gli interventi agli apparati produttivi).

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