
[18/10/2012] News
Il piano proposto dal ministro Gnudi per rilanciare il turismo nel nostro Paese, accanto a una serie di proposte legate a rendere più uniforme e incisivo il supporto al turismo dato dal governo nazionale, con una governance più accentrata, vista l'evidente difficoltà di questo settore, possiede dal nostro punto di vista alcune lacune significative legate da una parte alla realizzazione di maxi-poli modello Costa smeralda per il mezzogiorno e dall'altra a non destinare le risorse per interventi che qualifichino davvero la proposta turistica in una chiave non quantitativa ma che sappia davvero, in termini culturali e ambientali, rapportarsi con il territorio.
Basta con un turismo che consuma il suolo e le risorse, la scommessa per l'intero comprato turistico è quella di puntare sui territori, valorizzando quel patrimonio fatto di natura, cultura, enogastronomia e saper fare. Oggi, infatti, sempre di più il turismo si sta settorializzando e turismi prima considerati di nicchia stanno emergendo in modo significativo. Si tratta di turisti che guardano alla qualità dei territori che li accolgono e dei servizi che li ospitano. Per questo è importante puntare su una riqualificazione dell'offerta turistica che migliori le infrastrutture e la ricettività guardando però alla loro sostenibilità e alla loro compatibilità ambientale più che ai metri cubi. Oggi gli stessi imprenditori turistici sono maturi e consapevoli dell'importanza di stringere rapporti con il territorio e di essere, loro per primi, attori della tutela e della sua valorizzazione.
Per questo è necessario mettere in atto quelle politiche e quelle sinergie pubblico-privato che possano finalmente restituire valore e importanza alla nostra offerta turistica. Per il nostro Paese il turismo può infatti costituire una delle ricette più efficaci, non solo per cercare di contrastare la gravissima crisi politico-economica, ma anche per favorire la green economy e incoraggiare il presidio e la manutenzione delle aree più delicate del Paese. Occorre, da questo punto di vista, intraprendere con maggiore consapevolezza e decisione una nuova progettualità che metta in relazione conservazione del territorio, coesione sociale e identità territoriale, oltre a favorire nuove economie in chiave sostenibile.
La bellezza del nostro Paese, quella dei territori, dei monumenti, ma anche del nostro saper fare, rappresenta un'attrattiva invincibile e può essere inserita come ingrediente principale della nostra ricetta turistica che si incrocia sempre di più con le domande e le esigenze dei consumatori. Purtroppo di un'alternativa all'attuale modello turistico troppo spesso legato alla quantità più che alla qualità, alla massificazione più che alla specificità dei territori, alla sostenibilità ambientale e culturale più che alla omologazione diffusa, non vediamo traccia nei finanziamenti e nelle proposte del ministro Gnudi.
Legambiente vede invece il settore turistico come strategico per realizzare un percorso d'eccellenza che oltre a guardare alla modifica dei nostri stili di vita e alla valorizzazione del territorio, può riuscire a far crescere anche in termini economici, comunità e aree di pregio del nostro Paese in chiave innovativa realizzando un'offerta competitiva e all'insegna della qualità. Il turismo, che in alcuni casi ha creato gravi guasti dal punto di vista ambientale, può infatti oggi divenire al contrario un ottimo strumento per valorizzare i territori, tutelare e conservare il paesaggio, implementando il rapporto con le popolazioni locali e favorendo una vera e propria diffusione delle buone pratiche in campo energetico e ambientale.
Affinché questo percorso ambizioso venga realizzato c'è bisogno di supporti finanziari e strategie specifiche nel rapporto tra governo nazionale, regioni e territori, ma questi presupposti sono oggi più presenti nella domanda turistica e nella qualificazione di una parte di offerta che non nei programmi del governo.