
[19/10/2012] News
Alla Cop 11 Cbd di Hyderabad duro scontro tra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati
Il 17 ottobre il primo ministro indiano Manmohan Singh ha dato il via "all'Hyderabad Pledge" annunciando un finanziamento di 50 milioni di dollari per la conservazione della biodiversità, ma alla Conferenza delle parti della Convention on biological diversity (Cbd Cop11) che si conclude domani nella città indiana, i Paesi sviluppati non si vogliono impegnare a finanziare le attività necessarie a fermare la perdita di specie del pianeta.
Il problema è anche che i 14.000 delegati alla Cop11 Cbd hanno discusso tra la quasi totale disattenzione dei media mondiali (basta dare una scorsa ai giornali italiani) ed è un peccato, perché i temi in discussione sono non solo affascinanti ma riguardano il futuro stesso del nostro pianeta e della specie umana. Evidentemente per la maggior parte dell'informazione la biodiversità di ferma alla pubblicazione di una foto bella o drammatica di un animale o alla notizia curiosa.
Ma ad Hydebarad all'ordine del giorno c'erano cosucce come la geo-ingegneria, i biocarburanti, il Redd+ per salvare e gestire le foreste, le strategie di protezione costiere ed i maggiori impegni finanziari necessari per salvare la vita sul nostro pianeta. Il ministro indiano dell'ambiente e delle foreste, Jayanthi Natarajan, è impegnato in defatiganti trattative con i capi delle principali delegazioni per trovare un'intesa che metta d'accordo i 180 Paesi presenti ad Hydebarad.
Ma la trattativa è difficile: la Namibia guida il fronte dei Paesi africani che chiede ai Paesi ricchi di mantenere le promesse fatte nel 2010 a Nagoya e di tirare fuori i fondi per salvare la biodiversità globale che avevano promesso di mettere sul tavolo della Cop 11 di Hyderabad nel 2012.
La cosa che è emersa con forza ad Hydebarad è che il futuro degli oceani, delle foreste e delle specie in via di estinzione dipenderà da quanto e come aumenteranno le temperature globali. La scienza climatica ormai informa e influenza la lotta per salvare la biodiversità, anche se la Cbd non ha alcun mandato per affrontare direttamente le emissioni di gas serra.
Questo rimette in discussione la strategia ambientale dell'Onu e in particolare il vertice Unfccc di Doha che inizierà alla fine di novembre, ma pone anche una questione di rappresentanza dei Paesi: l'Uganda, che ha enormi problemi di cambiamento climatico e di perdita della biodiversità, ad Hydbarad è presente con 3 delegati, gli Usa (che sono osservatori della Cbd e non aderiscono al Protocollo di Kyoto) e l'Ue hanno delegazioni 10 volte più numerose e che partecipano e condizionano ogni sessione negoziale, cosa impossibile per le nazioni povere.
Brahim Thiaw, direttore della divisione environmental policy implementation dell'Unep, ha sottolineato che il quello della rappresentanza «E' un problema intergovernativo che deve essere discusso. Il 60% di queste stesse persone si incontreranno a Doha tra poco più di un mese per parlare di cambiamenti climatici. E' molto difficile da prendere per tornare a casa dai ministri quando si hanno 4-5 relazioni che trattano lo stesso problema, ma provenienti da diversi punti di vista». Ed King, della Rtcc, chiosa: «Forse per questo si può aspettare. Quel che sembra evidente alla Cbd Cop11 è che invece la pianificazione dell'adattamento al cambiamento climatico non può farlo».
I Paesi sviluppati hanno chiesto di stabilire "baselines" per un primo sviluppo che indichino quali fondi siano già utilizzati e quanti ne sono stati richiesti in più. A differenza dei negoziati climatici, i grandi Paesi emergenti come India e Cina non si aspettano di ricevere denaro dalle nazioni ricche, ma le economie più piccole ed i Paesi poveri sono infastiditi che la questione di una "robust baseline" venga usata dai Paesi ricchi per rinviare gli impegni assunti in Giappone nel 2010 ed i 20 obiettivi di Aichi.
Oggi le delegazioni presenti alla Cop11 Cbd dovrebbero adottare formalmente le decisioni egli impegni politici sugli aspetti finanziari, ma lo stesso ministro Natarajan ha evitato di indicare un qualsiasi obiettivo finanziario intermedio rispetto "all'Hyderabad Pledge" che potrebbe coinvolgere altri Paesi. Oltre i finanziamenti, uno dei problemi più scottanti che sta dividendo i delegati è se i temi in discussione nella United Nations framework convention on climate change (Unfccc) debbano essere presi in considerazione anche dalla Cbd ed in quale misura siano rimasti irrisolti.
I Paesi in via di sviluppo temono che quelli ricchi tentino di far rientrare, a proprio vantaggio, nella Cbd questioni riguardanti la deforestazione e la geo-ingegneria che sono stati bloccati dalla Cop17 Unfccc di Durban nel 2011. L'Unfccc ha formalizzato un regime di protezione delle foreste e dello stoccaggio del carbonio, ma ora i Paesi sviluppati sostengono che per i suoi impatti sulla biodiversità questo debba essere monitorato dalla Convenzione sulla diversità biologica, cosa alla quale i Paesi in via di sviluppo si sono opposti.
Come scrive King da Huyderabad, «Nel caldo autunno indiano, c'è un realismo brutale sul fatto che ciò che chiamiamo ambiente si sta lentamente disintegrando e che il global warming accelera tale processo. Prendete gli Aichi Targets, che sono alla base l'attuale processo negoziale della Cbd. Si tratta di 20 obiettivi concordati a Nagoya due anni fa, che vanno dalla conoscenza della biodiversità alla prevenzione di quel che porta alle estinzioni. Secondo i miei calcoli 16 sono direttamente collegate al cambiamento climatico. Ad esempio, una forte enfasi è posta sulla coltivazione foreste di mangrovie e il mantenimento di scorte di sabbia sulle spiagge di fornire convenienti opere di difesa.
L'agroforestazione (con la quale gli agricoltori piantano specifici alberi intorno alle loro colture) è la nuova parola d'ordine, quando si tratta di costruire una solida rete climatica per la catena di approvvigionamento alimentare. L'identità genetica di riso e di altre specie di piante che crescono in condizioni di siccità e di umidità è estremamente tutelata. E' stato riferito che i colloqui su come queste varietà possano essere condivise sono andati bene.
C'è una rinnovata attenzione sulla situazione delle grandi scimmie in Africa, Borneo e Indonesia che potrebbe anche garantire che e foreste in queste regioni siano protette, garantendo che enormi serbatoi di carbonio non vadano persi. Ma forse la cosa più significativa è che le nuove pressioni per inserire entro il 2020 i valori della biodiversità nella contabilità nazionale e nei sistemi di rendicontazione, forniranno agli Stati una migliore comprensione del modo in cui possono far fronte con un'aumentata incidenza degli eventi meteorologici estremi. Non si parla di cambiamenti climatici. Non ce n'è bisogno di. L'elefante non è nella stanza. E' la stanza».
La realtà sembra quella denunciata ad Hyderabad dal direttore generale dell'Unep, Achim Steiner: «I paesi in via di sviluppo stanno stanziando più soldi del mondo sviluppato per combattere il cambiamento climatico. Le nazioni ricche devono ancora dare i soldi promessi ai Paesi poveri per la lotta al cambiamento climatico».
In un'intervista all'agenzia indiana Ians Steiner ha ribadito che «Il contributo delle nazioni in via di sviluppo a conservare la biodiversità è importante e le nazioni sviluppate non possono sostenere che stanno mettendo più soldi sul tavolo. Il primo ministro dell'India ha annunciato 50 milioni di dollari per la conservazione della biodiversità, in modo da inviare un segnale per fare in modo questo problema sia più visibile sul radar politico di governi».
L'Unep sta mettendo insieme le cifre spese da parte dei Paesi sviluppati e da quelli in via di sviluppo per i vari programmi per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici, come la perdita di raccolti ed eventi meteorologici estremi come siccità e inondazioni. «La maggior parte delle aree forestali protette sono nei Paesi in via di sviluppo e le dotazioni finanziarie per la biodiversità, degli ecosistemi, la protezione della fauna selvatica e l'applicazione della legge sono aumentate. Negli ultimi anni la conservazione della bio-diversità è diventata una parte importante dell'economia nazionale - ha sottolineato Steiner chiedendo ai Paesi ricchi di svolgere un ruolo più attivo ed efficace - Nei negoziati internazionali il denaro impegnato da parte dei Paesi sviluppati è solo la carità. Dovrebbero diventare co-investitori nella conservazione della biodiversità in quanto sono anche co-beneficianti».
Ma ad Hyderabad si rischia lo stallo proprio sulla mobilitazione delle risorse per adottare misure per proteggere la biodiversità e la "scusa" è la crisi economica e finanziaria che colpisce le economie occidentali. Ma Steiner non è affatto convinto: «I soldi spesi per stabilizzare l'economia devono essere investiti nella tecnologia del futuro e non in quella del passato. Molti Paesi hanno mostrato progressi nei settori verdi. L'anno scorso l'India è stato il mercato in più rapida crescita per l'energia pulita e la Cina è uno dei principali hub dell'energia solare ed eolica, perciò i Paesi possono adottare misure per investire nell'industria verde».