[26/10/2012] News

Sudafrica: c'è accordo per fermare gli scioperi nelle miniere. Ma l'ala radicale lo respinge

Repressione: emergono complicità di Num e Cosatu con l’industria mineraria e la polizia

La South African Chamber of Mines, che rappresenta anche grosse multinazionali come AngloGold Ashanti e Gold Fields ed Harmony, ieri ha firmato un accordo con il National Union of Mineworkers (Num, il sindacato dei minatori vicino al partito di governo, l'Anc), Solidarity ed Uasa, che potrebbe mettere fine a settimane di scioperi selvaggi e di morti, feriti e scontri tra minatori e polizia che hanno comportato anche la spaccatura tra i sindacati ufficiali ed il nuovo e radicale movimento dei lavoratori che rivendicano condizioni di vita più dignitose e chiedono forti aumenti di salario e la nazionalizzazione delle miniere.

I negoziati, durati tre settimane, hanno portato ad un accordo che prevede un aumenti si salari cumulati per il 2012 che vanno dall'11 al 20,8% secondo le categorie di minatori e la revisione della griglia salariale. A luglio c'erano già stati aumenti che variavano tra l'8 e il 10%. Alla fine i minatori meno pagati guadagneranno circa 5.000 rand, cioè 442 euro al mese.

Secondo Delize Strydom, senior executive della Chamber of Mines per le relazioni con I lavoratori, «La stabilità nel settore dell'estrazione dell'oro è stata raggiunta in molte delle operazioni e ci sono speranze che questa tendenza continuerà. La ripresa in sicurezza delle normali operazioni minerarie è la priorità assoluta» In un comunicato congiunto sindacati e Camera delle Miniere dicono che «Le parti hanno ribadito il loro impegno per garantire la sicurezza dei lavoratori e proteggerli da atti di violenza e intimidazione».

Nel settore del  platino la situazione è ancora tesa a Rustenburg dell'Anglo American Platinum, la più grande miniera di platino che occupa 28 000 persone e che da sola produce l'8% della produzione mondiale. Gli scioperanti  bloccano  4 siti su 5 dal 12 settembre e all'inizio di ottobre sono stati licenziati 12.000 minatori e la compagnia mineraria minaccia di fare la stessa cosa con altri 8.000.

Quest'anno gli scioperi selvaggi sono già costati all'industria mineraria sudafricana almeno 10 miliardi di rand (1,2 miliardi di dollari) una cifra che può essere tranquillamente raddoppiata se si considerano appalti persi, salari, spese in conto capitale, imposte e altri contributi fatti saltare dagli scioperi. Ma tutto questo nasce da una rabbia che non ha trovato interlocutori tra le arroganti multinazionali e una sponda tra i sindacati sempre più istituzionalizzati e più vicini al governo che alla disperazione degli operai e delle loro famiglie.

Nelle miniere d'oro, dopo le violente manifestazioni, i lavoratori stanno tornando lentamente al lavoro e sembrano più rassegnati che contenti dell'accordo, avvenuto comunque sotto il ricatto di licenziamenti di massa chiesti anche da parte del Num e dell'Anc per dare una lezione ai capi della rivolta operaia. Restano alcune sacche di resistenza soprattutto nelle miniere della Gold Fields e la miniera KDC East, la quarta del mondo per produzione d'oro, fino a ieri era ancora paralizzata. Ma l'ala radicale del movimento non molla e l'International Committee of the Fourth International (i trotskisti) oggi scrive: «La National Union of Mineworkers sta cercando di imporre un accordo capestro ai minatori d'oro che vi lascerà decine di migliaia di lavoratori licenziati in tutti i settori del platino, oro e carbone». L'accordo firmato sarebbe «Praticamente identico a richieste già avanzate da parte delle gold companies in precedenza respinte dagli scioperanti».

Il Congress of South African Trade Unions (Cosatu), la potente confederazione sindacale vicina all'Anc e con molti dirigenti che vengono dal Partito comunista sudafricano, sa che la protesta dei minatori potrebbe devastare la sinistra sudafricana ed anche per questo ha minacciato di mobilitare i suoi 2,2 milioni di iscritti per protestare contro il licenziamento di massa dei lavoratori delle miniere, avvertendo che «La totalità della classe capitalista si troverà  ad affrontare tutta la potenza dei lavoratori organizzati e inoltre si troveranno ad affrontare una dura resistenza in ogni angolo dell'economia». Per i troskisti e gran parte dei sindacati di base che hanno organizzato gli scioperi selvaggi si tratta solo di ipocrisia e di «Uno stratagemma per nascondere la collusione della burocrazia sindacale con la gestione della soppressione degli scioperi selvaggi di oltre 100.000 lavoratori. La Num (che fa parte del  Cosatu) ha lavorato contro gli scioperanti fin dall'inizio. Ha il loro sangue sulle sue mani».

In effetti, stanno emergendo prove del pesante coinvolgimento dei sindacalisti del Num nel più tragico degli scontri: il massacro di 36 minatori ed il ferimento di altri 72 da parte della polizia  il 16 d'agosto nello sciopero selvaggio contro la Lonmin alla sua miniera di platino di Marikana. Così come stanno trapelando e-mail molto compromettenti tra il leader del Num, Cyril Ramaphosa, che oltre ad essere diventato milionario (ed azionista minerario) è anche un dirigente del Cosatu e dell'Anc, la Lomin e gli inquirenti. Ramaphosa viene anche accusato di aver chiesto al ministro della polizia Nathi Mthethwa di reprimere i minatori in sciopero dopo essere stato contattato in proposito dalla Lonmin che lo ha anche esortato ad influenzare il ministro delle risorse minerarie Susan Shabangu, anche lei dell'Anc, avvertendola che lo sciopero a Marikana «Non è  una controversia di lavoro, ma un atto criminale» e che «Il silenzio e l'inazione sarebbero un male per lei e per il governo».

Secondo Dali Mpofu, un avvocato che rappresenta più di 200 minatori feriti e arrestati, ha detto che le e-mail di Ramaphosa di Jamieson, indirizzate al "Dear Albert of Lonmin", «Sono un esempio di collusione tossica e sono state inviate esattamente 24 ore prima che la gente venisse falciata su quella montagna. E 'chiaro Ramaphosa è stato direttamente coinvolto consigliando quello che doveva essere fatto per affrontare queste  "vili azioni criminali", che dice devono essere affrontate come tali e trattate in modo efficace. Il suo intervento è culminato nell'omicidio premeditato di persone indifese».

A parte che molti scioperanti erano armati di machete e bastoni, è evidente che si sta facendo sempre più difficile la convivenza tra gente come Ramaphosa, rappresentante della nuova borghesia che è emersa dalle file del Cosatu e dell'Anc, che si è arricchita con la politica  del  Black economic empowerment, e le masse sterminate dei poveri sudafricani e di una classe operaia che è consapevole del ruolo che ha svolto nel liberare il Paese dal regime dell'apartheid, consegnandolo nelle mani dell'Anc che prometteva giustizia sociale e salari equi. Troppe nubi stanno offuscando il Paese Arcobaleno.

 

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