[29/10/2012] News

Altro che Obama "anti-business", le corporations non hanno mai guadagnato tanto

Da quando è entrato in carica, i repubblicani Usa  hanno sempre attaccato il presidente Barack Obama accusandolo più o meno di essere un social-comunista anti-business. Una polemica rilanciata dal candidato conservatore Mitt Romney e che viene martellata quotidianamente in migliaia di spot televisivi e radiofonici e in enormi cartelli stradali, pagati soprattutto da fondazioni ed associazioni fantoccio delle multinazionali petrolifere e dalla grandi imprese del carbone, che rappresentano Obama prostrato davanti agli emiri arabi del petrolio e pronto a svendere l'industria statunitense ai cinesi.

ThinkProgress ed altre associazioni stanno da giorni dimostrando, dati alla mano, non solo che queste accuse non sono vere, ma che sono una vera e propria sciocchezza. Ma è il sito finanziario Motley Fool a demolire la propaganda neoconservatrice dimostrando che l'amministrazione Obama è stata, dal 1900 ad oggi, di gran lunga la migliore per gli utili delle corporations che finanziano generosamente il suo rivale Romney.

Infatti, se i profitti del grande business Usa sono al di sotto dei record del 2008, sotto la presidenza Obama «la crescita media annua degli utili societari è stata del 6,8%», cioè quasi tre volte più grande della percentuale di crescita durante la presidenza Reagan, l'uomo che mise in atto la deregulation economica e considerato l'eroe dei neoconservatori e del liberissimo mercato.

Nonostante le guerre del petrolio, entrambi i presidenti Bush padre e figlio, durante le loro presidenze hanno visto calare gli utili delle grandi imprese, ma anche la crescita reale del Pil pro-capite, e la crescita reale è stata di gran lunga superiore sotto la presidenza Obama che durante quelle dei Bush.

Eppure Romney, la propaganda delle stesse multinazionali che incassano e non ringraziano e la smaccata propaganda di network come quella a marchio Fox continuano a dire il contrario, etichettando l'amministrazione Obama come "anti-business." E Romney ha detto che «il presidente e la sua gente proprio non capiscono come funziona il settore privato» e rivolgendosi ai suoi poveri colleghi miliardari statunitensi che non vogliono contribuire pagando qualche tassa in più alla ripresa del Paese ha detto: «Troppo spesso ci si trova di fronte a un governo che ci guarda come se fossimo i cattivi».

Il senatore repubblicano Mitch McConnell non ha dubbi: «Questa è certamente l'amministrazione più anti-business fin dagli anni di Carter. E l'ex governatore repubblicano dell'Arkansas Mitch McConnell ha detto, riferendosi alle politiche economiche di Obama: «Penso che confini con l'ostilità verso il settore privato».

Ma i tre semplici grafici che circolano sui siti statunitensi in questi giorni dimostrano che questo furibondo attacco per dimostrare quanto sia "socialista" Obama è completamente al di fuori della realtà. Come ha scritto il New York Times, da quando Obama è entrato in carica, «il Dow Jones ha guadagnato 67,9%. Questa è una performance estremamente forte: il quinto miglior periodo equivalente tra tutti i presidenti americani a partire dal 1900». Poi Standard & Poor's, non certo accusabile di simpatie "comuniste", ha analizzato i guadagni in borsa delle 500 più grandi società ed ha rivelato che sono al più 80% e che per il Big business Usa i profitti aziendali sono saliti alle stelle, oltre i livelli  pre-recessione. Le società che si stanno dando un gran daffare per abbattere Obama perché ha intralciato il libero mercato in realtà nel 2011 hanno fatto utili record per 824 miliardi di dollari e l'amministrazione Obama ha speso i soldi dei contribuenti per salvare industrie come quella dell'auto ed ha tagliato più volte le tasse alle piccole imprese, trovandosi sempre di fronte ad una durissima opposizione dai repubblicani. 

«Se questo è l'anti-business -  scrive ironicamente ThinkProgress - il mondo degli affari dovrebbe utilizzarlo di più». Ma allora cosa spinge le Big Corporations a questo attacco furibondo contro Obama? L'unica risposta è il furore ideologico neo-conservatore, il tentativo di bloccare una diversa idea dello Stato (così timida che in Europa non verrebbe nemmeno considerata socialdemocratica) che punta a ristabilire un ruolo della politica nel governo dell'economia. Chi ha guadagnato prima della crisi e durante la crisi, usufruendo di lauti finanziamenti, chi questa crisi l'ha allevata e provocata, oggi vuole avere le mani ancora più libere per modellare una società dove il profitto è ormai ingordigia e dove la ricchezza sfrenata è diventata diritto del più forte e governo reale del mondo.

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