
[29/10/2012] News toscana
A Rapolano Terme si sono svolte alcune importanti presentazioni e discussioni, nell'ambito del Convegno "Idee pedalabili".
Nella mattinata vi è stata la presentazione del progetto "Rete regionale della mobilità dolce" in Toscana da parte dell'assessore regionale, Luca Ceccobao e poi un'interessante tavola rotonda riguardante soprattutto il cicloturismo con la presenza di Fermo Rigamonti (Ari); Alberto Fiorillo (Legambiente) e Fabio Masotti (Fiab).
Nel pomeriggio l'architetto Simona Rappuoli della Provincia di Siena ha illustrato il Master Plan della mobilità dolce della Provincia di Siena. Successivamente Luca Bonechi, del Comitato mobilità dolce e Fabio Bardelli, del Bici Club di Siena hanno presentato il "Patto di Civiltà", un importante documento-manifesto, che riprende e rafforza le iniziative per la sicurezza dei ciclisti, portate avanti da Salvaciclisti e Fiab, per una collaborazione più concreta tra tutti gli utenti della strada e le istituzioni.
Il Patto di Civiltà vuole essere un codice di comportamento rivolto in primo luogo agli Enti e Associazioni che rappresentano e tutelano i vari utenti della strada.
Riportiamo di seguito gran parte di questo manifesto, che speriamo incontri il sostegno e l'applicazione da parte di tutti gli Enti e le Associazioni che si preoccupano della sicurezza sulle strade, in particolare delle utenze più deboli, rappresentate da pedoni e ciclisti.
PATTO DI CIVILTA'
Codice di comportamento degli utenti della strada
La strada è un bene pubblico e luogo indispensabile per lo spostamento ed il viaggio di persone che allo scopo utilizzano vari mezzi (motorizzati e non) e con finalità diverse che vanno dal lavoro alle attività turistiche, sportive o di semplice svago.
Le statistiche ci dicono che gli incidenti che coinvolgono ciclisti ed automobilisti sono in progressivo aumento per tre fattori principali:
- la straordinaria crescita dell'uso della bicicletta che prevalentemente percorre strade cittadine o
secondarie a traffico promiscuo;
- la cultura diffusa di un utilizzo della strada per utenti privilegiati (automobili e camion) che considerano gli altri come intrusi e spesso come un incomodo che rallenta. Tale cultura è spesso incentivata anche dal comportamento non corretto degli stessi ciclisti;
- il lento ed inarrestabile degrado delle strade secondarie: fondo stradale e segnaletica, sia verticale che orizzontale che, salvo qualche eccezione, sono carenti di cura e manutenzione da parte degli enti proprietari.
Per questi motivi i vari soggetti che partecipano al Patto si impegnano a diffonderne i contenuti, a sviluppare tutte le iniziative possibili nei confronti del legislatore e dei soggetti proprietari nonché a collaborare con le autorità preposte alla sicurezza stradale.
Ciò a tutela in particolare degli utenti più deboli utilizzatori di mezzi ecosostenibili quali la bicicletta;
- ritengono che da parte degli enti proprietari e soggetti preposti alla mobilità e sicurezza si presti particolare attenzione alla viabilità secondaria ed alle "strade a traffico promiscuo";
- considerano di conseguenza la sicurezza come tema centrale essendo, rispetto alle ciclabili, meno garantito il grado di protezione per gli utenti deboli;
- considerano dovuti gli interventi di adeguamento e messa in sicurezza, tra l'altro enormemente meno costosi della nuova infrastrutturazione di strade o percorsi completamente riservati all'uso di specifici utenti (automobilisti, ciclisti o pedoni).
Di seguito si evidenziano alcune tematiche sulle quali confrontarsi:
- la necessità di promuovere azioni affinché la bicicletta sia considerata a pieno titolo "veicolo stradale", con pari dignità rispetto ai veicoli a motore;
- l'urgenza che gli enti proprietari di strade secondarie a traffico promiscuo si adoperino per l'individuazione, classificazione, mappatura, regolazione, manutenzione e promozione di una rete di ciclovie (percorsi ad elevata ciclabilità) attraverso i propri strumenti di programmazione (masterplan, piani urbanistici, piani per la mobilità dolce ect). Tali strade dovrebbero costituire, assieme rete ciclabile protetta, una rete di "percorsi adatti alla bici" facilmente identificabili, muniti di specifica segnaletica che ne garantisca la sicurezza e l'appeal dal punto di vista turistico;
- la necessità di costituire le "zone 30" sia in prossimità che all'interno dei centri abitati;
- la limitazione della velocità nelle strade secondarie che dovrebbero essere maggiormente dotate di strumenti dissuasori che allo stato trovano il maggiore utilizzo nelle autostrade o strade ad alta velocità;
- l'utilità di affrontare la sicurezza nelle strade secondarie a traffico più elevato anche attraverso adeguamenti strutturali che rendano percorribili le banchine stradali;
- la promozione di comportamenti adeguati da parte di tutti gli utenti della strada nel rispetto del Codice della Strada, per favorire la fluidità del traffico motorizzato che utilizza le strade secondarie e garantire il massimo della sicurezza per gli utenti più deboli;
- il coinvolgimento della Pubblica Istruzione per insegnare fin dalla prima infanzia la cultura dell'utilizzo della strada ad elevata ciclabilità;
- l'adozione da parte dei ciclisti di accorgimenti per garantire la loro piena visibilità e protezione;
- la promozione, a partire dall'infanzia, di materiale educativo e la distribuzione di bande rifrangenti da indossare in qualunque momento di utilizzo della bicicletta;
- l'apposizione nei veicoli a motore, a cominciare dai camion, di specchietti e sensori;
- il finanziamento da parte dello Stato, delle Regioni e degli enti locali di progetti (anche reperendo risorse provenienti dalla gestione di autostrade e dalle contravvenzioni) coerenti con il concetto di Mobilità Dolce che prevedano: la realizzazione di Ciclovie costituite da una coerente rete di strade di diverso grado di protezione (dalle ciclabili alle strade a basso traffico o eleveta ciclabilità).