[29/10/2012] News

Aspettandone la messa al bando, con gli shopper di plastica in India si costruiscono strade

Sulla pericolosità per gli ecosistemi dei sacchetti di plastica (shopper) si sono scritti fiumi di inchiostro e scattate migliaia di fotografie.  Il loro abbandono nell'ambiente rappresenta inoltre un pugno allo stomaco per la grazia della natura ed il decoro urbano. Il fenomeno è oltremodo più evidente nei Paesi in Via di Sviluppo (o di recente industrializzazione), dove  la scarsa attenzione al problema da parte dei cittadini da un lato e i problemi tecnici e finanziari sulla raccolta ed il trattamento dall'altro fanno sì che gli shopper abbandonati ormai facciano parte integrante del paesaggio.

Nei paesi occidentali da anni si sta discutendo della loro messa al bando ed in alcuni stati (tra cui - miracolo - l'Italia) addirittura si è riusciti a vietarne la produzione (ma non ancora la distribuzione) e nello stesso tempo si sono cercate soluzioni alternative per il loro recupero/smaltimento. Infatti se principalmente gli shopper, quando non selvaggiamente dispersi nell'ambiente (anche in nei paesi di vecchia industrializzazione), tendono a finire nei termovalorizzatori o direttamente in discarica, ci sono importanti esperienze che provano, con successo, anche la strada del riciclo. Rimanendo in Italia, ad esempio, si va dall'esperienza della Revet, dove vengono recuperate sotto forma di plasmix (granuli utilizzati per la produzione industriale di manufatti ad alto valore aggiunto, come i componenti per auto motive, accessori per l'agroindustria, articoli per la casa e altri Ri-prodotti....) a quella del Centro Riciclo Vedelago, dove vengono recuperate sotto forma di granuli per sabbie sintetiche (da utilizzare in edilizia)..

 

Il limite all'esportazione nei PVS di questi procedimenti sta nel fatto che stiamo parlando di processi industriali a tecnologia avanzata, che necessitano di investimenti, know how, sostegno istituzionale, oltre che una filiera della raccolta dei rifiuti urbani ben sviluppata e collaudata. Insomma, tutte variabili che, nelle economie di quello che veniva chiamato "terzo mondo", non sono proprio largamente disponibili.

Tuttavia una soluzione alternativa, abbastanza originale, poco dispendiosa e di sicuro "appeal" è stata invece ampiamente collaudata dall' Indian Centre for Plastics in the Environment (ICPE) che proprio in questi giorni ha ufficialmente promosso l'uso degli shopper di plastica per la costruzione di strade asfaltate, chiedendo l'omologa al Ministero dei Lavori Pubblici. Da circa tre anni alcune strade campione sono state  pavimentate combinando rifiuti plastici con il bitume e si è osservato le performance del manto stradale in base al traffico, alle condizioni atmosferiche, ai costi di manutenzione, ecc.

Le strade di prova sono rimaste intatte dopo le stagioni delle piogge (in India ci sono i monsoni) ed hanno  consentito un risparmio dal  8% al 15% del bitume normalmente utilizzato, sostituito con sacchetti di polietilene sottile e shopper di polipropilene che non sono regolarmente riciclati e sono considerati materiale di fascia bassa.

I sacchetti di plastica sono stati raccolti dalle strade, prelevati dai camion della nettezza urbana, dalle discariche e impianti di compostaggio, straccivendoli, grossisti di rifiuti (in questo caso pagandoli  5-6 Rupie per kg. - circa 7 centesimi di euro al Kg.). In tutti i casi  il polietilene  doveva essere al massimo di  60 micron perché se di tipologia superiore viene (o può essere) utilizzato per altri processi di riciclo. Inoltre la plastica di spessore inferiore a 60 micron è più facilmente miscelabile nel bitume ad alte temperature (160 ° C-170 ° C).  Gli shopper  sono stati trattati (depolverizzazione o lavaggio quando necessario),  setacciati attraverso setaccio da 4,75 millimetri a 2,36 millimetri. I pezzi sono stati aggiunti lentamente al bitume caldo e tale miscela è stata agitata per circa 20-30 minuti

 Le miscele di bitume e polimero sono state testate con diversa composizione e sono state utilizzate per la realizzazione delle varie prove del caso:  test di Penetrazione, test di  Duttilità, prova Punto di infiammabilità, test di stabilità, valore di Marshall, ecc.

Alla fine dei tre anni di studi si è determinato che la miscela bitume polimero è un legante migliore rispetto al bitume vergine, sopporta meglio le alte temperature (quindi è adatto per regioni tropicali), diminuisce il valore di penetrazione (quindi la sua capacità di carico è aumentata), resiste meglio all'acqua.

Sono quindi evidenti i due enormi vantaggi di tale processo: si è trovato un modo economico per recuperare gli shopper di plastica e nello stesso tempo si migliora la qualità delle strade asfaltate.

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