[31/10/2012] News

Ecco in Italia un «Atlante della corruzione», per spiegare e combattere l’illegalità diffusa

L'aula della Camera ha votato a favore del ddl anticorruzione su cui ieri il governo aveva decretato la fiducia. Il testo che giungeva dal Senato è ora legge con  480 voti favorevoli,  19 contrari e 25 astenuti. In un Paese come il nostro dove la percezione della corruzione è altissima (vedi il Corruption perception index di Transparency International, che ci colloca al 69/o posto, a pari merito con Ghana e Macedonia, o  il Rating of control of corruption della Banca mondiale che relega l'Italia agli ultimi posti in Europa) e dove il falso in bilancio non costituisce reato, vedremo in seguito con quale efficacia il testo di legge approvato rappresenti un argine al fenomeno, ma comunque è un passo in avanti ed un segnale di presa di responsabilità della classe politica.

E' evidente ai cittadini onesti come la corruzione dilagante sia una zavorra per l'economia sana e una "fonte di inquinamento" che impedisce lo sviluppo del Paese nella direzione della sostenibilità. Un'analisi approfondita di questa causa di "degrado", è stata fatta da Alberto Vannucci, docente del dipartimento di Scienze politiche dell'Università di Pisa, che nel suo «Atlante della corruzione» (Edizione Gruppo Abele, 2012) fornisce risposte in merito alla diffusione della corruzione in Italia, su quali meccanismi di riproduzione si basa e su quali sono i suoi effetti sul sistema politico ed economico del Paese. «

L'idea del libro è nata nell'ambito del master su «Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione» che dirigo ormai da tre anni e a cui collaborano "Libera" e l'associazione "Avviso Pubblico"», ha spiegato Vannucci. I dati riportati nell'Atlante sono in linea con la percezione del cittadino comune e quindi non confortanti. Qualche esempio. Applicando una stima della World Bank, l'onere della corruzione sui bilanci pubblici italiani è nella misura di circa 50-60 miliardi di euro l'anno.

In una recente rilevazione di Eurobarometer 2012, il 12% dei cittadini italiani si è visto chiedere una tangente nei 12 mesi precedenti, contro una media europea dell'8 per cento. «Non esiste una corruzione ‘buona', il fenomeno ha sempre effetti devastanti in termini di costi economici e sociali, ancora più preoccupanti quando va a inquinare gli stessi processi politici democratici», ha aggiunto Vannucci.

 L'autore nell'ultima parte del volume fornisce indicazioni su quelli che potrebbero essere gli strumenti di contrasto alla corruzione e spiega che gli approcci sono fondamentalmente due: dall'alto, attraverso politiche decise in modo verticistico dagli Stati, e dal basso, grazie a movimenti di opinione che fanno leva sul coinvolgimento e sulla partecipazione dei cittadini. «Considero questa seconda opzione più efficace e anche in Italia sono state avviate iniziative rilevanti in questo senso, penso ad esempio alla "carta di Pisa" un codice etico per gli amministratori locali che è già stato adottato da molti comuni e province, oppure al ruolo di associazioni come "Libera", "Avviso Pubblico", o "SignoriRossi" a cui le vittime di corruzione possono rivolgersi per avere assistenza legale gratuita, ma anche alle Università, che attraverso corsi e iniziative di formazione possono contribuire a diffondere la cultura della legalità», ha concluso Vannucci.

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