[31/10/2012] News

L'Europa delle auto in futuro sarà più sicura, ma per la mobilità sostenibile serve altro

Da domani, 1 novembre, l'Europa automobilistica sarà in teoria più sicura. Entreranno infatti in vigore un pacchetto di misure di sicurezza per nuovi tipi di autoveicoli (quelli omologati dopo il 1° novembre 2012) alcune delle quali saranno obbligatorie. Si tratta dei dispositivi previsti dal regolamento sulla sicurezza generale, adottato nel 2009, che sostituisce più di 50 direttive.

«Ci stiamo adoperando per migliorare la sicurezza dei conducenti, dei passeggeri e degli utenti della strada europei - ha dichiarato Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea e Commissario per le Imprese e l'Industria- Queste nuove misure aumenteranno notevolmente il livello di sicurezza, riducendo la probabilità di incidenti e le relative conseguenze. Si tratta di un successo tangibile dell'Unione europea. Inoltre va ricordato che il regolamento sulla sicurezza generale rappresenta la semplificazione normativa a più largo spettro in assoluto, poiché abroga più di 50 direttive, sostituendole con un unico regolamento».

Le misure di sicurezza rese obbligatorie per i nuovi tipi di auto dal 1° novembre sono: il sedile del conducente dovrà essere munito di avvisatore per la cintura di sicurezza. Il dispositivo ricorda al conducente di allacciare la propria cintura di sicurezza mediante un allarme visivo e acustico persistente anche a veicolo in movimento; le auto elettriche dovranno soddisfare rigorosi parametri di sicurezza elettrica per garantire che conducenti e passeggeri non ricevano scosse elettriche quando toccano parti del veicolo o il vano motore; le autovetture dovranno essere dotate di almeno due punti di fissaggio (isofix) per seggiolini per bambini, integrati nei sedili posteriori; sarà obbligatoria l'affissione nell'auto di nuove etichette che informino del pericolo costituito dall'installazione di sistemi di ritenuta per bambini rivolti all'indietro sui sedili anteriori in caso di entrata in funzione dell'air-bag frontale; i sedili posteriori posti davanti al vano bagagli dovranno essere sufficientemente solidi da garantire una protezione contro lo spostamento dei bagagli in caso di scontro frontale.

 In tal modo si riduce il rischio per i passeggeri di essere urtati e feriti da oggetti scagliati nell'abitacolo in caso d'incidente; i pneumatici delle autovetture dovranno essere muniti di un sistema di controllo della pressione di bordo, che rilevi le perdite di pressione e le segnali al conducente. In tal modo si riduce notevolmente la probabilità di scoppio dei pneumatici, causa spesso di gravi incidenti con ribaltamento; i nuovi tipi di autovetture dovranno essere muniti d'indicatori di cambio di marcia, che permetteranno ai conducenti di risparmiare carburante adottando uno stile di guida più rispettoso dell'ambiente. Queste misure si rendono necessarie perché la diminuzione degli incidenti stradali, che è stata rilevata in questi anni, non è stata ritenuta sufficiente dalla Commissione europea che ha proposto un nuovo obiettivo per il 2020: l'ulteriore riduzione dei decessi causati da incidenti stradali nell'UE del 50% rispetto al 2010.

Venendo al nostro Paese, a proposito di incidenti stradali,  oggi Aci e Istat hanno presentato il rapporto annuale i cui dati mettono in evidenza come non sia stato raggiunto il target europeo del dimezzamento in un decennio. Ogni giorno si verificano 563 incidenti stradali, che provocano la morte statisticamente di un po' meno di 11 persone e il ferimento di altre 800. Nel 2011, è scritto nel rapporto, si sono registrati 205.638 incidenti stradali con lesioni a persone. I feriti sono stati 292.019, i morti 3.860: rispetto al 2010 c'è stata una diminuzione del numero degli incidenti (-2,7%) e dei feriti (-3,5%) e un calo più consistente del numero dei morti (-5,6%). Facendo riferimento agli ultimi dieci anni, i morti sono passati da 7.096 a 4.237 (-45,6%); gli incidenti sono scesi da 263.100 a 215.405 (-21,8%); i feriti da 373.286 a 307.258 (-21,8%).

Per Legambiente le statistiche sugli incidenti enfatizzano la diminuzione di morti e feriti e trasmettono l'errata sensazione che le strade siano più sicure. Per l'associazione ambientalista sono diventati più efficaci i sistemi di sicurezza attiva e passiva delle auto e sono migliorate le tecniche della chirurgia d'urgenza che trasformano un morto di ieri in un invalido o un ferito grave di oggi. «Ma non c'è nessuna politica o strategia virtuosa (tutor a parte) dietro questo risultato e le strade sono le stesse di sempre. La conferma arriva dai sinistri che coinvolgono coloro che vanno a piedi o pedalano, che non possono proteggersi con un air bag o una roll bar: i ciclisti uccisi da un impatto con un veicolo a motore sono aumentati del 7,2%».

Legambiente ribadisce che gli incidenti hanno un esito drammatico quando avvengono ad alta velocità: «Si dice che a causare gli incidenti siano soprattutto la guida distratta o la mancata precedenza. Sarà senz'altro così, ma qualunque sia la causa a determinare l'esito di un incidente è sempre la velocità. Una distrazione a 20 chilometri orari provoca perlopiù lividi ed escoriazioni, una distrazione a 50 all'ora uccide un pedone o un ciclista sette volte su dieci». L'associazione ambientalista è convinta che per ridurre il numero di incidenti mortali sia necessario ridurre la velocità, almeno all'interno delle città dove si verificano i tre quarti dei sinistri. «Abbassare il limite urbano a 30 kmh con esclusione delle principali arterie di scorrimento, obiettivo che stanno portando avanti alcune amministrazioni locali, da Reggio Emilia a Udine, potrebbe portare all'immediata riduzione di un terzo delle vittime della strada. Più di 1.200 vite umane salvate ogni anno».

E poi puntare su un trasporto pubblico efficiente e a basso impatto ambientale che induca a lasciare in garage l'auto, e su percorsi sicuri per la bici, cardini fondamentali per la mobilità sostenibile almeno nei centri urbani.   

 

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