[02/11/2012] News

L'ambiente "è di destra o di sinistra"? Ecco quanto interessa agli elettori

Carlo Buttaroni, presidente dell'istituto di ricerca di Tecnè, ha svolto una indagine sui temi che interessano di più e risultano più convincenti tra l'area di centrosinistra e quella di centro destra. Nel centrosinistra il tema più convincente risulta la tutela dell'ambiente con il 41%. Nel centrodestra la percentuale più alta (il  27%) riguarda la lotta alla criminalità mentre la tutela dell'ambiente scende al 16%.

Questo risultato conferma che al  centrodestra l'ambiente interessa assai meno che al centrosinistra, ma ciò appare addirittura scontato vista la politica degli ultimi anni condotta da quello schieramento al  tempo al governo del Paese. Tanto che in questi giorni, per iniziativa del Pdl, al Senato si sta discutendo l'ennesima proposta di condono.

Meno scontato invece il risultato che riguarda il centrosinistra. Ovvero, almeno a mio giudizio, a questo ampio bacino di interesse per la tutela ambientale non sempre corrisponde o ha corrisposto una altrettanto efficaci impegni sul piano nazionale - Parlamento incluso - e giù giù per i rami politici regionali e locali.

D'altronde non credo sia un caso che più commentatori abbiano rilevato che nella recente campagna elettorale siciliana le questioni ambientali siano state pressoché ignorate. Che la Sicilia avesse anche ben altre gatte da pelare lo sappiamo, ma  questa ‘distrazione' resta.

Ma se ci spostiamo, ad esempio, al confronto in atto sulle primarie (pur così polemiche e vivaci nel confronto) non mi pare si possa dire che i temi ambientali siano tra quelli più appassionanti. Temi che non rischiano certo di appannare quelli fondamentali del lavoro e dell'uscita dal tunnel della crisi, perché l'Ilva come  tante altre realtà e situazioni del paese stanno lì a dimostrare che lavoro e ambiente viaggiano ormai sullo stesso binario: o vanno avanti insieme o insieme deragliano.

La Carta d'intenti da questo punto di vista rappresenta indiscutibilmente un significativo passo in avanti nel mettere a fuoco non solo l'esigenza di una svolta in campo ambientale ma nel raccordarla anche e strettamente ad un nuovo assetto istituzionale incentrato sulla sussidiarietà, in cui regioni ed enti locali abbiano finalmente quel ruolo delineato e previsto dalla Costituzione.

Ma come conferma il dibattito apertosi sulla riforma del Titolo V della Costituzione, è proprio questa impostazione ad essere messa (anzi, ri-messa) in discussione con un vero e proprio rilancio centralistico che prende a pretesto le pur innegabili inadempienze e responsabilità delle regioni e degli enti locali per rifarsi pretestuosamente una irrecuperabile verginità.

Quello che con le prime polemiche in Parlamento ancora non è emerso è che tra le cause principali del ‘fallimento' del Titolo V (nel senso che in 11 anni  non è assolutamente decollato) c'è quel nuovo governo del territorio che veniva delineato - pur con tutti i limiti ora denunciate - comprendendo proprio le politiche ambientali.

Sono infatti le politiche ambientali che hanno risentito maggiormente e negativamente di quell'irrisolto contrasto tra competenze dello Stato e delle regioni e degli enti locali che ha alimentato massicciamente  i conflitti costituzionali e paralizzato e penalizzato le politiche di tutela del paesaggio, del suolo, dell'ambiente, con gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti. E che sicuramente spiegano anche perché la tutela dell'ambiente sia al primo posto nell'area del centrosinistra.

E qui si torna al punto da cui abbiamo preso le mosse perché le politiche ambientali assumano chiaramente quello spazio che a loro compete urge quella svolta a cui guarda la Carta d'intenti non riducibile - come troppo spesso avviene in molti documenti e appelli - soltanto ad una green economy che si rivela invece green washing quasi si trattasse unicamente o quasi di rimpiazzare i molti tasselli insostenibili delle attività economiche in tasselli sostenibili. Un cambio di modello nazionale e comunitario ha implicazioni ben più complesse che non riguardano solo l'economia e la finanza.

Le alluvioni, le troppe Pompei malridotte, la biodiversità sempre più a rischio assieme al paesaggio richiedono nuove capacità di governo in ‘leale collaborazione' tra tutti i livelli istituzionali e non qualcuno che si porti a casa la fetta più grossa di poteri, come ora si vorrebbe fare proprio con la riforma del Titolo V.

*Gruppo San Rossore

Torna all'archivio