
[08/11/2012] News
Il convoglio con materiale irradiato partito il 7 novembre dal deposito delle scorie nucleari di Avogadro di Saluggia, in provincia di Vercelli, scortato da staffette della polizia stradale, ha attraversato tutta la Pianura Padana, ha percorso l'autostrada A4 ed ha raggiunto senza nessun intoppo il porto di Trieste, dove le 10 barre di uranio irradiato contenute in un container cilindrico di due metri e mezzo di larghezza sono state imbarcate stamattina alle 5:00 sul cargo danese ''Sea Bird' (nella foto), salpato alle 9,00 verso che Charleston, negli Usa. La "Sea Bird" aveva già un carico di scorie nucleari imbarcato a Capodistria: 91 elementi di combustibile tipo Triga del reattore nucleare Mark II di Vienna e una sorgente neutronica di Plutonio-Berillio.
Il passaggio del convoglio ha reso necessaria la chiusura dell'autostrada e le forze dell'ordine hanno presidiato ponti e cavalcavia temendo azioni degli anti-nucleari o di altro tipo che però non ci sono state. Anche la ''Sea Bird'' è stata scortata fino al limite delle 12 miglia delle nostre acque territoriali internazionali da un imponente schieramento di un centinaio di uomini imbarcati sulle motovedette di Guardia di finanza, Carabinieri, Polizia e Capitaneria di Porto.
Per quanto riguarda il problema delle scorie nucleari, proprio oggi Fernando Ferroni, presidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), e Giuseppe Nucci, amministratore delegato della Sogin, la società di Stato incaricata della bonifica ambientale dei siti nucleari italiani e della messa in sicurezza delle scorie radioattive provenienti dalle attività nucleari industriali, mediche e di ricerca, hanno firmato un accordo «Per lo svolgimento di attività nell'ambito del decommissioning e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi e per lo sviluppo di attività di cooperazione con Enti e Istituzioni internazionali».
La collaborazione biennale tra Infn e Sogin prevede un primo progetto per la realizzazione di un sistema tecnologico per il monitoraggio in tempo reale dei rifiuti radioattivi con l'utilizzo della tecnica Detector mesh for nuclear repositories (Dmnr) che secondo Ferroni e Nucci «Consentirà una nuova metodologia nella gestione dei rifiuti radioattivi. In particolare, questo progetto prevede una fase sperimentale che vede coinvolti i Laboratori del Sud dell'Infn e la centrale Garigliano di Sogin, in provincia di Caserta, per la realizzazione di rivelatori di radiazioni ad alta tecnologia».
L'Infn, che ha circa 3500 scienziati tra dipendenti e associati universitari specializzati nel campo della fisica nucleare, negli ultimi due anni ha sviluppato i prototipi di questi rivelatori, nell'ambito del progetto strategico InfnEnergia e spiega che «Si tratta di una rete di fibre scintillanti in plastica che, colpite da radiazione gamma, producono una luce che viene letta da fotomoltiplicatori al silicio, posti alle due estremità delle fibre. Il segnale viene digitalizzato e inviato a un calcolatore».
Nucci ha detto che «L'accordo di oggi conferma l'impegno di Sogin nel promuovere e sostenere, sia a livello nazionale che internazionale, l'innovazione tecnologica nel campo del decommissioning e della gestione dei rifiuti radioattivi per migliorare continuamente l'efficienza e l'efficacia delle nostre attività. Quest'accordo rientra fra gli strumenti che abbiamo attivato per condividere il nostro know-how e sviluppare collaborazioni con gli stakeholder coinvolti nella più grande bonifica ambientale della storia del nostro Paese, con l'obiettivo di garantire la sicurezza dei cittadini e la salvaguardia dell'ambiente».
Per Ferroni «Questa collaborazione dimostra come attivando nel modo migliore le competenze reciproche di parti diverse si possano raggiungere risultati importanti per migliorare la qualità della vita a partire dagli sviluppi tecnologici motivati dalla scienza di base».