[09/11/2012] News

Il secondo mandato di Obama sarà più green?

“Wind Week” negli Usa per convincere il Congresso a cambiare idea su eolico e rinnovabili

La più grande e diffusa associazione ambientalista statunitense, Sierra Club, doveva essere sicura della vittoria di Barack Obama se aveva già pronto il materiale per la "Wind Week", la settimana del vento per convincere il Congresso Usa a rinnovare il Production tax credit (Ptc), gli incentivi all'eolico che sostengono 75.000 posti di lavoro  nel settore. La "Wind Week" prenderà il via il 12 novembre, quando lavoratori, ambientalisti ed industria dell'eolico chiederanno insieme il rinnovo del Ptc, l'unica politica in grado di dare certezza al settore e garantire la sua crescita continua che negli Usa l'ha fatto diventare il più temibile concorrente di petrolio, carbone, nucleare e fracking.

La campagna di Sierra Club partirà dalla Capitol South Metro Station con l'affissione di 4 grandi manifesti (nella foto) che dimostrano l'importanza di rinnovare gli incentivi fiscali per la produzione di energia eolica. La campagna pubblicitaria pro-eolico e rinnovabili durerà un mese. 

Michael Brune, direttore esecutivo di Sierra Club, sottolinea: «L'industria eolica è al lavoro, il Congresso dovrebbe fare lo stesso. Con la Settimana del vento stiamo salendo al livello successivo per dimostrare che il Congresso deve proteggere decine di migliaia di posti di lavoro dell'industria eolica. Ogni giorno che il Congresso ritarda la sua azione significa più licenziamenti e perdite di posti di lavoro per i lavoratori americani. L'industria eolica non si limita a sostenere l'energia pulita che mantiene l'aria priva di inquinamento, ma mantiene anche le famiglie dei 75 mila lavoratori».  

Ma il Congresso resta diviso: il Partito repubblicano, nonostante abbia perduto diversi parlamentari anti-abortisti e/o anti-ambientalisti, ha ancora la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti mentre i democratici controllano il Senato, ma spesso Obama non riesce ad ottenere i 60 voti necessari a battere l'ostruzionismo repubblicano, soprattutto sui temi ambientali ed energetici.

L'energia eolica è una parte importante del mix energetico degli Usa: oltre 400 impianti di produzione costruiscono componenti per l'eolico e il vento fornisce il 25% di energia in più di quanto facesse solo un anno fa. Stati come l'Iowa e il South Dakota producono già più del 205 della loro elettricità da energia eolica e questi dati stanno crescendo rapidamente, preoccupando molto le Big Oil ed i King Carbon che hanno  finanziato come mai prima la campagna elettorale repubblicana contro Obama.   Il Production tax credit scade alla fine di quest'anno e i ritardi del Congresso a rinnovare gli incentivi fiscali ha già causato la perdita di almeno 3.534 posti di lavoro, visto che le compagnie eoliche, di fronte all'ostilità dei parlamentari repubblicani, hanno dovuto cancellare progetti di impianti e fabbriche. Secondo l''American wind energy association, potrebbero andare persi circa 37.000 posti di lavoro, circa la metà di quelli esistenti nell'eolico americano, se il Ptc non verrà rinnovato entro la fine dell'anno.  

Secondo Sierra Club, «Portare l'America verso un futuro di energia pulita non solo crea nuovi posti di lavoro americani di alta qualità, ma produrrà anche significativi benefici per la salute pubblica. Le energie rinnovabili, come l'energia eolica, sostituiscono l'energia da combustibili fossili che causano l'inquinamento dell'aria, che provoca attacchi di cuore, attacchi di asma e più di 100 miliardi di dollari in costi sanitari». 

Gli ambientalisti statunitensi sembrano rinfrancati dalla vittoria di Obama, ed anche se si leccano le ferite per aver perso i referendum contro gli Ogm ed una diga in California e quello per le energie rinnovabili nel Michigan, si godono il no al fracking di Longmont, in Colorado, anche se Obama sostiene la fratturazione idraulica per estrarre il gas.  Ma anche secondo Usa Today «Le elezioni del 2012 e in particolare la vittoria del presidente Obama vittoria suggeriscono che l'agenda energetica ed ambientale della nazione in gran parte continuerà nella stessa direzione: non è una grande notizia per i sostenitori del governatore repubblicano Mitt Romney».

David Kreutzer, un esperto di energia dell'Heritage Foundation, un think tank conservatore, è convinto che «La rielezione di Obama avrà un impatto enorme. Vedremo proseguire, e forse accelerare, i regolamenti  anti-combustibili fossili».  Quel che teme la lobby petrolifera e carbonifera è che ora non ci sia più possibilità di bloccare i regolamenti dell'Environmental protection agency (Epa) per limitare le emissioni di gas serra dalle centrali elettriche e temono un crollo delle azioni delle miniere e delle centrali a carbone. Inoltre Obama, liberato dalla spada di Damocle elettorale, potrebbe bocciare definitivamente il famigerato oleodotto Keystone XL che dovrebbe portare il petrolio delle sabbie bituminose canadesi fino alle coste del Texas, appoggiato fortemente da Romney e osteggiato con tutte le forze dagli ambientalisti Usa.

Le associazioni ambientaliste si aspettano molto da alcuni candidati che hanno contribuito a far eleggere, come i senatori democratici Martin Heinrich del New Mexico, Sherrod Brown dell'Ohio e Jon Tester del Montana. L'industria eolica ha salutato l'elezione in senato dell'indipendente Angus King, l'ex governatore, che ha favorito lo sviluppo dell'eolico nel Maine.

Secondo Heather Taylor, direttore dell'Action Fund del Natural resources defense council, questi nuovi eletti potrebbero spostare molto in Senato e sottolinea che la costosa campagna delle lobby del gas e del petrolio contro di loro non ha prodotto nessun effetto. Le Big oil non sono riuscite nemmeno a sconfiggere il governatore del New Hampshire, Maggie Hassan, che sostiene la partecipazione il suo Stato alla Regional greenhouse gas initiative,  per ridurre le emissioni di gas serra in 9 Stati Usa, dalla quale il suo avversario repubblicano aveva promesso di uscire subito. 

Ma le lobby sconfitte ci hanno messo poco a leccarsi le ferite e Jack Gerard, presidente dell'American petroleum institute, una delle organizzazioni che ha attaccato di più Obama, ha subito invitato il presidente rieletto ad aumentare la produzione di gas e petrolio per i riscaldamenti domestici e ad aprire alle  trivelle tutte le federal lands, come voleva fare Romney e come non ha fino ad ora fatto il presidente democratico. Gerard sembra un incassatore eccezionale: dopo il KO di Romney ha emesso un comunicato nel quale sostiene: «Dato che entrambi i candidati sostengono un più ampio sviluppo del petrolio e delle risorse di gas naturale dell'America, l'energia è il grande vincitore in queste elezioni», non si capisce allora perché dell'American petroleum institute si sia dato tanto da fare, con annunci televisivi e manifesti pieni di falsità, per sconfiggere Obama presentandolo come un nemico del business e dell'energia made in Usa.

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