
[09/11/2012] News toscana
Poche attività umane hanno tanto a che fare con l'ecologia quanto l'agricoltura. Ecco spiegata la rilevanza che le associazioni di categoria Cia e Confagricoltura hanno dato al settore nel corso degli Stati Generali della Green Economy. «L'agricoltura è indiscussa protagonista della green economy: parliamo di sostenibilità dei processi produttivi che deve tener conto della salvaguardia delle risorse naturali ma anche dell'economia e del mercato. E' green la bioeconomia che, oltre alla crescita ed all'occupazione, guarda alla sostenibilità degli ecosistemi».
Secondo Cia e Confagricoltura la "crescita verde" del settore agricolo si regge su tre strumenti: investimenti in ricerca ed innovazione (è stato calcolato che ogni euro investito in ricerca per la bioeconomia genererà 10 euro di valore aggiunto entro il 2025, con un "ritorno" pari a dieci volte l'investito); sviluppo dei mercati e della competitività (le imprese, protagoniste della crescita verde debbono essere in grado di essere competitive); integrazione delle politiche (la Pac è da tempo centrata sui principi di sostenibilità e di attenzione alle risorse naturali ed alle esigenze del consumatore e dell'opinione pubblica).
«E' green economy - ha dichiarato Mario Guidi presidente di Confagricoltura - produrre cibo per sempre più persone (le proiezioni stimano 9 miliardi di persone entro il 2050) e sempre più sicuro (i principi di food security e food safety) in maniera sostenibile. E la nostra agricoltura lo fa». Sono condivisibili le considerazioni di Cia e Confagricoltura e indubbie le potenzialità dell'agricoltura in una sua accezione multidisciplinare in cui svolge anche un servizio di interesse generale per la tutela del territorio, ma per parlare di sostenibilità è necessario innanzi tutto che il settore agricolo riduca l'impatto delle sue produzioni (eccesso di nitrati e fitofarmaci) e il consumo di risorse primarie (come l'acqua) attraverso un recupero di efficienza e diffusione di buone pratiche.
Da sottolineare poi che le affermazioni di Cia e Confagricoltura sono auspici più che la fotografia dello stato attuale. Infatti i dati del 6° Censimento generale dell'Agricoltura, concluso nel 2011, almeno per la provincia di Firenze, dicono altro. Il settore è in calo rispetto a 10 anni fa, nel territorio provinciale diminuiscono del 33% le aziende (anche se crescono in estensione) che sono condotte principalmente da over-65.
Nello specifico: il numero delle aziende in provincia di Firenze ha visto una diminuzione costante negli anni passando da 19.365 aziende nel 1982 a 15.874 nel 2000, a 10.523 aziende nel 2010. Diminuiscono anche le aziende zootecniche con un calo di circa il 40%. La Sat (Superficie agricola totale) passa da 229.656 ettari del 2000 ad 197.687 ha nel 2010. Decremento anche per la Sau (Superficie agricola utilizzata) che da 123.797 ha passa a 107.518 ha.
Non è esaltante (dal punto di vista quantitativo) il numero delle aziende che operano nel biologico (circa 470, meno del 5%) anche se il dato è in crescita con 29 aziende che presentano Sau in fase di conversione e 56 aziende che applicano lo stesso metodo agli allevamenti.
Il quadro attuale dell'agricoltura in provincia di Firenze (che deve essere verificato in aree più estese), non è certo confortante: la green economy per il settore (che necessità anche di forza lavoro rinnovata) deve essere un'opportunità per un cambio di marcia nella direzione della sostenibilità.