
[14/11/2012] News
Nei Top Performer italiani anche Fiat, Enel, Eni ed Italcementi, ma il rapporto si basa su risposte volontarie
Secondo il rapporto "CDP Italy 100 Climate Change Report 2012 - Catalyse business agility through climate change management" pubblicato da Carbon Disclosure Project (Cdp) in collaborazione con Accenture, l'impegno delle imprese italiane nei confronti del Carbon Disclosure e della sua gestione è in crescita, ma sono ancora scarsi gli obiettivi di riduzione a lungo termine. Il rapporto però sottolinea che le imprese italiane hanno migliorato il loro livello di verifica sulle emissioni di CO2, e quasi la metà delle più grandi aziende italiane siano idonee a rivelare le emissioni di gas serra e loro performance.
Va anche detto che il Cdp, una Ong che lavora per ridurre le emissioni di gas serra e per l'utilizzo sostenibile dell'acqua da parte di città e imprese, basa i risultati del suo rapporto sulle risposte date dalle compagne ad un questionario e che il Cdp raccoglie le informazioni per conto di 655 investitori istituzionali, con più di 78,000 miliardi di dollari in asset, che utilizzano i dati come parte delle loro analisi di strategie e investimenti. I dati italiani si basano sulle risposte volontarie di 46 delle 100 aziende più importanti del nostro Paese per capitalizzazione di mercato. Si tratta comunque di un aumento, dato che nel 2011 erano state 35 le aziende italiane a rispondere al questionario e nel 2010 solo 21. Quest'anno le aziende sono state valutate da Imq, ente Italiano del marchio di qualità, che ha preso in considerazione la loro trasparenza, ma anche in base alla quantità e la qualità delle loro riduzioni di emissioni e delle strategie, e classificate in base ai diversi livelli di performance.
I migliori risultati di performance sono inclusi nel Cdp Carbon Performance Leadership Index (CpliI) che viene utilizzato dagli investitori per valutare la preparazione aziendale alle norme che regolano le emissioni e le decisioni di investimento. La classifica delle grandi imprese virtuose farà sicuramente storcere il naso a molti, visto che ci sono anche compagnie molto spesso nel mirino delle associazioni ambientaliste e dei consumatori per le loro performance ambientali e sociali che, viste dall'Italia, non sembrerebbero così eccelse.
Ecco i Top Performer italiani secondo il Carbon Performance Leadership Index: Fiat Consumer (95 punti); STMicroelectronics (92); Enel (92); Eni (91); Fiat Industrial (91); Intesa Sanpaolo (91); Buzzi Unicem (90) Pirelli (89); A2A (88); Italcementi (86), da notare che I punteggi di queste grandi imprese italiane sono praticamente tutti in crescita rispetto a quelli del 2011. Infatti «Le prime dieci aziende che compongono il Carbon Disclosure Leadership Index (Cdli) di quest'anno hanno migliorato i propri risultati di 7 punti. Lo scorso anno i settori ricoperti dai primi dieci in classifica erano cinque. Quest'anno sono invece rappresentati sette settori (Consumer Goods, Energy, Finance, Materials , Industry, Information Technology e Utility). Il numero di società con scoring maggiore di 70 (gli "High Scorer" secondo la metodologia Cdp) è cresciuto da 13 del 2011 a 20 del 2012».
Accenture, un'azienda globale di consulenza direzionale, servizi tecnologici e outsourcing , sottolinea che «Il cambiamento climatico sta assumendo un'importanza crescente nell'agenda delle società quotate, aumenta infatti il numero di aziende che affidano la gestione del tema a livello di Board o di senior management (95% rispetto al 61% del 2011). Il report indica inoltre che più della metà delle imprese (58%) ha fissato obiettivi di riduzione, dei rispondenti 7 su 8 appartengono al settore delle Utilities e 4 su 6 al settore degli Industrials. Nonostante questo, solo 5 aziende hanno stabilito obiettivi a lungo termine da raggiungere entro il 2020. Il 90% degli obiettivi saranno raggiunti entro il 2015 ma il 40% di questi sarà già raggiunto entro la fine del 2012. L'analisi di Cdp e Accenture condotta su un campione di 33 delle 46 aziende che hanno risposto al questionario, ha dimostrato che il risparmio annuo che potrebbe essere raggiunto dai loro obiettivi di riduzione delle emissioni potrebbe raggiungere 630 milioni di euro. Rispetto al numero totale di investimenti legati alla riduzione delle emissioni, più della metà ha un payback period di meno di tre anni».
Anche Diana Guzman, direttrice Southern Europe del Cdp, spiega che «Le iniziative di riduzione delle emissioni in Italia possono avere un soddisfacente ritorno sugli investimenti. Tuttavia, nonostante il notevole vantaggio economico che porterebbe la riduzione delle emissioni, notiamo che le aziende non stanno ancora definendo un approccio a lungo termine per la gestione della CO2, che è vitale per la costruzione di una futura prosperità economica».
Danilo Troncarelli, sustainability lead di Accenture, comclude: «Le aziende italiane hanno significativamente migliorato la trasparenza sulle performance delle loro emissioni e il crescente impegno per la divulgazione contribuirà a ridurre i rischi finanziari e a migliorarne lo standing con investitori e assicuratori. Più importante è una migliore qualità nella misurazione delle emissioni che porterà a maggiori forme di gestione delle stesse».
Dunque l'attenzione pare in crescita, ma nel concreto ci pare che la strada sia ancora lunga e da sempre dubitiamo sempre un po' - saremo cattivi - delle iniziative "volontarie" delle imprese. Oltre al fatto che l'urgenza del problema ci saremmo aspettati che avrebbe smosso ancora di più persino le chiacchiere...