
[21/11/2012] News
Ieri i miliziani del Mouvement du 23-Mars (M23) hanno preso il controllo della città di Goma,
capoluogo della capitale della provincia del Nord Kivu e più importante centro abitato dell'est della
Repubblica democratica del Congo (Rdc).
Radio Okapi riferisce testimonianze secondo le
quali, dopo una certa resistenza, i soldati regolari delle Forces armées de la République
démocratique du Congo (Fardc) avrebbero lasciato Goma per ritirarsi a Sake, a 27 km dalla città. I
ribelli, un gruppo di soldati ammutinatisi controllano luoghi strategici di Goma, a cominciare
dall'aeroporto, dove ci sono ancora i caschi blu della Mission de l'Onu pour la Stabilisation du Congo
(Monusco), e dal Monte Goma che ospita la Radio télévision nationale congolaise. I miliziani dell'M23
hanno scacciato le Fardc da Goma dopo un ultimatum di 24 ore che esigeva negoziati diretti e la
smilitarizzazione della città.
I combattimenti sembrano continuare alla periferia di Goma,
dove ci sarebbero ancora uomini delle Fardc. I ribelli dell'M23 hanno chiesto agli abitanti di
continuare a lavorare, ma molte persone sono fuggite e altre si sentono tradite dal governo centrale
di Kinshasa che ha permesso a questa milizia di origine rwandese, che traffica in minerali e fauna
protetta, di occupare la città e di mettere posti di blocco nel centro, sul boulevard Kanyamuhanga.
La Société civile du Nord-Kivu aveva chiesto la protezione delle Fardc e del Monuscoed il suo
portavoce, Omar Kavotha, aveva denunciato: «Abbiamo appreso che più di tre camion di marca
Mercedes Benz, pieni di elementi rwandesi hanno attraversato ancora una volta la frontiera venerdì
scorso tra le 14 e le 15, passando per Ndjerima nel distretto di Rubavu, quindi in Rwanda. E questi
elementi hanno rafforzato ancora di più le posizioni del M23. Ma tutta la notte di venerdi e sabato
altri elementi rwandesi si sono aggiunti».
Il presidente della Rdc, Joseph Kabila. Si è rivolto
alla nazione per chiedere al popolo ed a tutte le istituzioni di mobilitarsi «Contro l'aggressione di cui
è vittima la Rdc e soprattutto Goma. La Rdc si confronta con una situazione difficile. Quando una
guerra viene imposta, abbiamo l'obbligo di resistere».
Kabila parteciperà ad un summit
straordinario della Conférence internationale de la région des Grands Lacs (Cirgl ed ha detto che
sarà l'occasione «Per presentare le prove contro i Paesi citati» in un rapporto Onu come sostenitori
dell'M23 e che dal vertice si aspetta «La verità e nient'altro che la verità» e quale sarebbe lo
dimostra il richiamo in patria per consultazioni dell'ambasciatore della Rdc in Rwanda.
A
Kan bila ha risposto Vianney Kazarama, portavoce dell'M23, direttamente dalle frequenze della radio
azionale occupata. Ha lanciato un appello alla calma ed ha invitato i militari ed i poliziotti a andare
oggi allo stadio «Per farsi censire».
La situazione è tesissima perché i caschi blu dell'Onu
presidiano ancora alcuni punti strategici. Gli uomini della Monusco (17.000 nella Rdc) controllano la
situazione ma Hervé Ladsous, responsabile delle operazioni di peacekiping nella Rdc, intervistato da
Rfi, fa notare che l'M23 è entrato a Goma perché il 7.000 soldati delle Fardc «Sono sfortunatamente
evaporati nella natura. Immaginate la situazione nella quale si sono trovati i 1.500 caschi blu con
una città di circa un milione di abitanti. E' evidente che il nostro mandato si basa prima di tutto sulla
protezione dei civili. Il mestiere della Monusco non è quello di cacciare l'M23. Non è il suo mandato».
Ed al giornalista di Rfi che gli fa notare che «Proteggere la popolazione civile è la vostra missione.
Ma questo non vuol dire che a Goma voi sarete obbligati a collaborare con l'M23», Ladsous risponde:
«No! Abbiamo delle politiche di condizionalità che non ci permette di collaborare con gente che è
colpevole delle peggiori azioni. Non dimentichiamo che nei mesi appena passati l'M23 si è reso
colpevole di attacchi terribili contro i civili, che hanno fatto un numero molto grande di vittime, e di
attacchi contro le donne. Si è+ reso colpevole del reclutamento di bambini che vengono
abominevolmente maltrattati, compreso sul piano sessuale. Quindi, tutto questo esclude per principio
una cooperazione. Attualmente, quel che si può avere è la coesistenza in alcune situazione e che
facciamo fronte in ogni maniera a situazioni di emergenza, questa è la realtà».
Una realtà
che ricorda l'impotenza dell'Onu durante l'assedio delle milizie serbe a Srebrenica e i genocidi
sconosciuti e dimenticati delle troppe Srebrenica dell'infinita guerra per le risorse del Congo.