[22/11/2012] News

Alter Equo, quando la moda diventa green

Riuso di oggetti e riciclo di materiali, e-commerce, occupazione femminile: sono tutti ingredienti che caratterizzano "Alter Equo", azienda nata recentemente (estensione commerciale della Cooperativa sociale il T-Riciclo fondata nel 2000 da tre donne), che ha messo sul mercato on line oggetti di eco-arredo, accessori green e prodotti di eco-moda.

Greenreport ha chiesto a Laura Buffa presidente, responsabile delle attività di riciclo, recupero ed up-cycling e ideatrice di "Alter Equo" di illustrarci questa nuova avventura. «Dal 2011 grazie al sostegno di un premio del Consiglio Regionale del Lazio  - Città al Femminile, ed.2010 prima, e del contributo economico avuto con il bando  vinto di Roma Provincia Creativa  (2011), la Cooperativa ha potuto ulteriormente espandere il suo segmento commerciale con la progettazione, produzione e commercializzazione on-line del marchio AlterEquo. Nella previsione di stabilizzazione dell'attività commerciale sono previsti la registrazione del marchio e dei design (a livello nazionale e in seguito europeo) e la certificazione di compensazione delle emissioni di CO2 in fase produttiva come distributiva, al momento assenti».

In cosa consistono precisamente i vostri prodotti e qual è l'idea che sta alla base di questa iniziativa imprenditoriale?

«La volontà di attuare una nuova impresa commerciale, mirata al recupero, reinvenzione e commercializzazione di prodotti per la fascia mamma e bambino si gioca su due pilastri fondamentali dell'attività: la destrutturazione del già prodotto e la trasformazione in un oggetto del tutto diverso e unico per le sue caratteristiche. E' una vera sfida creativa che ruota  intorno al concetto dell'up-cycling,  attraverso il meccanismo delle 5R:Recupero dei materiali; Recupero di professionalità femminili uscite dal mondo produttivo; Recupero di antichi mestieri; Recupero di creatività; Recupero di un rapporto consapevole con l'ambiente. Abbiamo realizzato un campionario di prototipi su due filoni dell'artigianato artistico: la linea di accessori, bigiotteria donna ed eco-arredo che utilizza il materiale delle bottiglie di plastica Pet da cui origina il nome della linea: "re-Pet and sin no more" e la linea di abbigliamento bambino e mamma  "pet shop kids", con capi di abbigliamento recuperati  e impreziositi da inserti e dettagli ricavati da giocattoli e peluche usati. Il tutto realizzato da mani di donne con  la perizia degli antichi mestieri manuali». 

Qual è la filiera produttiva?

«La materia prima, prodotto di scarto, è virtualmente a costo 0, l'approvvigionamento avviene sia nel caso dei giocattoli e peluche, sia nel caso del pet bottiglie di plastica usate nella produzione dei design AE, attraverso la rete di conoscenze costruita negli oltre 10 anni di attività della Cooperativa. Una volta acquisito, il materiale viene sottoposto a un processo di selezione, verifica, igienizzazione e infine di lavorazione attraverso il contributo di artigiane/i esterni a cui si appalta il lavoro a progetto. La Cooperativa non è infatti in grado al momento di  formare una squadra interna a tempo indeterminato né è attrattore di soci altri che intendano versare una quota per entrare. Si è notata nel corso degli anni una fortissima resistenza alla vocazione imprenditoriale (e di rischio economico)  da parte di chi si avvicinava con interesse alle nostre attività».

Come vedete la crisi economica, sociale, ambientale in atto e come ha influenzato la Vostra attività?

«Riteniamo lo stato di crisi come una grande opportunità che avvicina il pubblico dei consumatori a modelli nuovi (di attenzione ai modi di consumo, all'ambiente, alla solidarietà sociale), non nuovi per noi dal momento che sono oggetto della nostra attività come da statuto del settembre 2000. Ne risulta una soddisfacente domanda di intervento nell'ambito delle attività educative nelle scuole, nelle manifestazioni ed eventi tematici, nelle aziende di formazione».

Quindi pur in un contesto non facile le idee innovative basate sulla green economy "pagano", o è stato necessario ricorrere a finanziamenti aggiuntivi?

«I bilanci degli ultimi anni mostrano un lieve segno positivo, prevalentemente grazie  alle attività formativo/educative rivolte alle scuole ma anche agli adulti (educatori all'infanzia) e alle attività di organizzazione eventi culturali/ambientali. Al momento non ci sono finanziamenti istituzionali o bancari, procediamo sulla linea di autofinanziamento, da ciò l'implementazione del segmento commerciale Alter Equo che si concentra prevalentemente sull' e-commerce, settore davvero innovativo e in crescita che si rivolge ad una platea virtualmente globale di  clienti, contribuendo così a ridurre la filiera distributiva, l'impatto sull'ambiente e a risparmiare risorse, lasciando intatta la garanzia della transazione di vendita». 

 

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