[22/11/2012] News

Settimana europea per la riduzione dei rifiuti: torna "Ridurre si può"

Le buone pratiche locali non bastano: produzione dei rifiuti urbani in Italia +6%, in Germania -9%

Legambiente sarà in piazza in tutta Italia il 23, 24 e 25 novembre con "Ridurre si può", la campagna dedicata alle buone pratiche per la riduzione di rifiuti, «Per promuovere la riduzione degli sprechi, un cambio di passo nella produzione e nella distribuzione dei prodotti e per contrastare l'aumento della produzione dei rifiuti». Secondo il Cigno Verde, «Sul riciclaggio da raccolta differenziata l'Italia sta recuperando i ritardi del passato, lo stesso non si può dire sulla prevenzione. La produzione nazionale dei rifiuti urbani si è attestata nel 2010 a circa 32,5 milioni di tonnellate, con una crescita dell'1,1% rispetto al 2009. Dal 2000 al 2009 la produzione italiana di rifiuti è aumentata del 6%, mentre è diminuita nel resto d'Europa del 2%, con punte del 9% in Germania e Regno Unito. In questi Paesi la riduzione dei rifiuti è una sfida affrontata dai Governi in modo efficace con la leva economica, e non è solo un pallino degli ambientalisti».

"Ridurre si può" fa parte delle iniziative della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti - che vede Legambiente nel comitato promotore italiano - giunta alla quinta edizione. Saranno tante le eco-iniziative: i  volontari di Legambiente saranno fuori dai supermercati per liberare la spesa dei clienti dagli imballaggi inutili, ma ci saranno anche mercatini del baratto, laboratori didattici per bambini e per il riuso, verranno promosse le esperienze di vendita alla spina  e l'uso dell'acqua "del Sindaco". «Iniziative ideate per richiamare l'attenzione dei cittadini sulla necessità di ridurre drasticamente i rifiuti prodotti - spiegano a Legambiente - optando per uno stile di vita più ecosostenibile». Il messaggio che si vuole lanciare è chiaro: «Ognuno di noi può e deve svolgere un ruolo attivo nella prevenzione e riduzione dei rifiuti attraverso azioni virtuose e buone pratiche».

Ma il vicepresidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, sottolinea anche un altro aspetto: «Da Nord a Sud le esperienze locali sulla prevenzione sono sempre più numerose e vanno replicate il più possibile in tutta Italia. Ma la diffusione delle buone pratiche locali da sola non basta. E' necessario promuovere iniziative strutturali di carattere nazionale, come richiesto anche dalla nuova direttiva europea sui rifiuti che prevede entro il 12 dicembre 2013 la redazione di un Programma nazionale di prevenzione per ogni Stato membro. L'Italia ha deciso di anticipare di un anno questa scadenza ma ad oggi, a poco più di un mese dalla fine del 2012, non ci risulta sia stato prodotto un granché da parte del ministero dell'Ambiente. A questo punto è meglio attendere un anno ancora, riallineandoci all'Europa, per adottare un piano di lavoro serio che coinvolga tutti gli attori del ciclo dei rifiuti, a partire dal mondo produttivo e dalla grande distribuzione organizzata, per arrivare alla definizione del Programma sulla prevenzione per raggiungere anche in Italia gli stessi risultati di riduzione dei rifiuti ottenuti in altri Paesi come la Germania».

Anche per questo, accanto alle singole iniziative, quest'anno Legambiente ha inviato ai comuni un decalogo con dieci proposte per la prevenzione della produzione dei rifiuti su scala locale. Eccole:

1. Diffondere prima la raccolta domiciliare e poi la tariffazione puntuale La diffusione delle raccolte differenziate domiciliari secco/umido permette di aumentare velocemente i quantitativi di rifiuti avviati a riciclaggio, di aumentare la qualità dei rifiuti raccolti, grazie al controllo sul conferito da parte degli operatori di igiene urbana, di ridurre i rifiuti destinati a smaltimento, e di quantificare in modo puntuale la quantità di rifiuti prodotta dalle famiglie facendole pagare con il nuovo sistema di tariffazione e non con la vecchia tassa. La tariffa (la Tia o la futura Tares) grazie al principio "chi inquina paga" permette di responsabilizzare i cittadini e le categorie produttive, inducendoli ad ridurre la produzione di rifiuti anche per contenere le spese.

2. Fermare la diffusione dei sacchetti non compostabili Il Comune dovrebbe promuovere una campagna di comunicazione finalizzata a sensibilizzare i cittadini sull'uso delle sporte riutilizzabili e i commercianti, i venditori ambulanti e le catene della distribuzione sulle norme stabilite dalla Legge 24 marzo 2012 in merito alle uniche tipologie di buste per asporto merci (shopper) commercializzabili, e cioè quelli biodegradabili e compostabili. La campagna è fondamentale per aiutare gli operatori commerciali a orientarsi meglio nella nuova normativa sia per metterli in grado di riconoscere gli shopper conformi alla legge diversamente da quelli non conformi (come i sacchetti di plastica tradizionale con gli additivi chimici), che produttori senza scrupoli vendono ad un prezzo del tutto ingiustamente maggiorato. In questo senso è fondamentale anche attivare una maggiore azione di controllo per contrastare la diffusione di sacchetti ormai illegali. Per maggiori informazioni: www.assobioplastiche.org

3. Diffondere la pratica del compostaggio domestico Il compostaggio domestico è uno strumento fondamentale per ridurre le quantità di rifiuti organici avviati a smaltimento, soprattutto nei comuni dove la raccolta dell'umido domestico non è attiva. Il Comune dovrebbe incentivare i cittadini che hanno un giardino o un terreno ad acquistare le compostiere, informarli sulle modalità per fare "compost in casa", prevedendo anche uno sconto sulla tariffa sui rifiuti, visto che si tratta di famiglie che gravano meno sul servizio di raccolta organizzato dal Comune. Il Comune potrebbe valutare l'opportunità di realizzare delle "isole di compostaggio collettivo" laddove non disponibili impianti di compostaggio o di digestione anaerobica.

4. Promuovere il consumo di acqua di rubinetto L'Italia è il primo paese europeo per consumo di acque in bottiglia (186 litri procapite all'anno). Questo record negativo è stato possibile anche grazie alla potente azione di marketing delle aziende produttrici che possono spendere grandi risorse in pubblicità visto che pagano cifre irrisorie alle Regioni per i canoni di concessione (in diverse Regioni le aziende pagano ancora per gli ettari di superificie della concessione e non sui volumi di acqua imbottigliata). Il comune dovrebbe attivarsi con campagna di promozione dell'uso dell'acqua di rubinetto, pubblicando anche i dati delle analisi fatte dagli enti di controllo sulla loro qualità e laddove possibile realizzando le cosiddette "Case dell'acqua" dove i cittadini possono anche addizionare di anidride carbonica l'acqua dell'acquedotto. Tra le azioni possibili c'è anche il coinvolgimento dei pubblici esercizi (ristoranti, pizzerie, bar, etc) come Altreconomia e Legambiente fanno da anni con la campagna "Imbrocchiamola" (www.imbrocchiamola.org).

5. Fare acquisti verdi Le amministrazioni locali per legge devono introdurre criteri ecologici nei bandi di gara e procedere all'acquisto diretto di prodotti a basso impatto ambientale. Grazie agli acquisti verdi si facilita la chiusura del ciclo dei rifiuti, garantendo un mercato sempre più florido all'industria del riciclo.

6. Promuovere gli ecoacquisti per i cittadini Il Comune dovrebbe promuovere la realizzazione di punti vendita, anche comunali, di prodotti ad imballaggio zero o a basso impatto ambientale (come i pannolini lavabili o compostabili). In questo senso è fondamentale sottoscrivere un protocollo d'intesa con i commercianti, le catene di distribuzione e i produttori locali per diffondere la vendita dei prodotti sfusi o con il sistema del vuoto a rendere, strumenti utili a ridurre l'uso spropositato di imballaggi inutili.

7. Trasformare le sagre in ecofeste Il Comune dovrebbe adottare una delibera che obblighi tutti i promotori di sagre ad adottare pratiche a basso impatto ambientale come ad esempio l'uso di stoviglie lavabili e riutilizzabili o compostabili che permettono di ridurre le quantità di rifiuti prodotte.

8. Definire accordi con catene di distribuzione  e commercianti per promuovere la legge del "Buon Samaritano" L'amministrazione comunale può promuovere protocolli d'intesa con il mondo della distribuzione e del commercio per attivare un percorso virtuoso di raccolta di cibo e alimenti ancora commestibili, che finirebbero nei rifiuti, per consegnarli a circuiti alimentari alternativi, come enti caritatevoli e/o mense per meno abbienti e a strutture di assistenza per animali (canili, gattili, etc). Il Comune potrebbe garantire uno sconto sulla tassa/tariffa per gli esercizi commerciali che aderiscono all'iniziativa.

9. Promuovere il riuso Il Comune potrebbe promuovere l'allestimento di luoghi (nei centri comunali di raccolta ma non solo) dove permettere il recupero dei beni usati (apparecchiature elettriche ed elettroniche, beni durevoli, abiti usati, etc), prima della loro trasformazione in rifiuti, attraverso il riuso. In questo modo si procede ad allungare la durata di vita del bene spostando in avanti nel tempo il momento della sua dismissione.

10. Promozione della riduzione rifiuti  e raccolta differenziata presso i grandi produttori Il comune dovrebbe obbligare i grandi produttori di rifiuti (mercati ortofrutticoli, mense, ristoranti, ospedali, etc) a raccogliere in modo differenziato i rifiuti riciclabili e promuovere azioni di prevenzione rifiuti, laddove possibile.

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