[23/11/2012] News

Lo sbadiglio lungo 7 milioni di anni del parente più prossimo dell'uomo

I bonobo come noi: il contagio dello sbadiglio è più frequente tra parenti e amici

PlosOne pubblica lo studio "In Bonobos Yawn Contagion Is Higher among Kin and Friends" realizzato da due ricercatrici italiane: Elisa Demuru (A destra nella foto), del Dipartimento di biologia evolutiva e funzionale dell'università di Parma, ed Elisabetta Palagi, dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche, che lavorano entrambe al Museo di storia naturale e del territorio dell'università di Pisa a Calci. Le due scienziate italiane hanno studiato il contagio di sbadiglio nel bonobo (Pan paniscus), il primate che insieme allo scimpanzé (Pan troglodytes) è più simile all'uomo (Homo sapiens) ma che, rispetto a quest'ultimo ha comportamenti molto più simili ai nostri. Il bonobo condivide con gli esseri umani molte caratteristiche di base: ha un elevato livello di flessibilità comportamentale e forma società coese con diversi maschi e femmine. A differenza nostra e degli scimpanzé, i bonobo vivono in comunità "pacifiste", che variano per dimensione e composizione, e con una intensa attività sessuale "ludica" e che serve anche a diminuire le tensioni tra gli individui. Quindi a differenza della maggioranza delle società umane, tra i bonobo è assente la dominanza maschile e c'è  una forte tendenza di dare priorità all'alimentazione delle femmine che tra loro hanno forti legami.

Demuru e Palagi erano alla ricerca delle radici biologiche dello sbadiglio contagioso, che tra gli esseri umani si trasmette più frequentemente e velocemente quando coinvolge persone con uno stretto legame empatico e in una nota l'università di Pisa sottolinea che «Questo risultato, dimostrato dagli studiosi Ivan Norscia ed Elisabetta Palagi (Nella foto la prima a sinistra) dell'Università di Pisa, ha confermato che il fenomeno è legato a una forma base di empatia, nota come contagio emotivo. Come spesso accade in ambito scientifico, il punto di arrivo di una ricerca diventa il punto di partenza di quella successiva».

Lo studio, pubblicato da PlosOne è stato effettuato in 3 mesi di osservazione (agosto-ottobre 2009), dei comportamenti della colonia di bonobi dell'Apenheul Primate Park, (un rifugio realizzato nel 1998 ad Apeldoorn, in Olanda), composta da 2 maschi adulti, 6 femmine fertili e 4 cuccioli e sono stati registrati 1.260 sbadigli, escludendo quelli dei cuccioli che, come negli esseri umani, non sono "infettati" dagli sbadigli degli adulti. Alla fine gli sbadigli utilizzabili erano 1.25.

Così è stato possibile dimostrare  per la prima volta che anche nel bonobo «Lo sbadiglio è contagioso e indaga quali siano i fattori che stanno alla base di questo fenomeno». Elisa Demuru  spiega: «Il contagio di sbadiglio sembra essere un fenomeno evolutivamente recente, che segue meccanismi diversi da quelli che regolano lo sbadiglio spontaneo. Infatti, nel bonobo gli sbadigli spontanei sono più frequenti in contesto rilassato, mentre il contagio di sbadiglio è indipendente dal contesto in cui avviene. È un meccanismo rapido, inconscio e pervasivo. Nel bonobo, come nell'uomo, avviene entro il primo minuto».

Dallo studio viene anche fuori che «Il tasso di contagio non è però uguale tra tutti gli individui. Il dato più interessante è quello ottenuto tramite un'analisi a modelli misti che ha messo in evidenza che il contagio di sbadiglio avviene più frequentemente tra parenti e amici».

Elisabetta Palagi evidenzia che «I dati nel bonobo rispecchiano quelli umani ed essendo stati raccolti e analizzati con le stesse tecniche, sono completamente equiparabili. Anche nel bonobo, come nell'uomo, è infatti la buona qualità della relazione che lega due individui a dare forma al contagio di sbadiglio, dimostrando che per entrambe le specie questo fenomeno è guidato da meccanismi empatici, già presenti nell'antenato comune delle due specie. Uno "zio" di 7 milioni di anni fa».

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