
[23/11/2012] News
Come i nostri lettori più attenti avranno capito, non siamo degli strenui sostenitori delle primarie. Lo abbiamo sempre giudicato uno strumento che può anche essere utile, ma sulla cui democraticità - dato che alla fine per accaparrare voti ci si affida ad una dispendiosa campagna elettorale che qualcuno paga, e chi lo fa qualcosa in cambio ovviamente chiede - abbiamo da sempre più di una riserva.
Detto questo, nonostante avessimo dei dubbi al riguardo, ci è sembrato giusto tentare di capire a chi tra i cinque sfidanti stessero più a cuore le nostre "questioni", ovvero la sostenibilità sociale e ambientale. Per questo abbiamo tentato di intervistare i candidati con sei domande uguali per tutti (che potete leggere in fondo) e sulla base delle risposte avremmo poi indicato la nostra preferenza. Sarà per incapacità nostra, tuttavia nessuno dei cinque ci ha risposto. Gli Ecodem hanno avuto la stessa nostra idea e sono stati più bravi di noi riuscendo a farsi rispondere almeno da quattro candidati su cinque. Dunque che fare? Abbiamo dovuto rimettere il nostro punto di vista sulla base di ciò che abbiamo letto e sentito sugli altri media. Ma alla fine delle nostre discussioni interne, non ce la sentiamo di dare un'indicazione di voto.
La cosa migliore ci pare ancora quella carta di intenti del Pd di cui abbiamo parlato mesi fa, e dunque noi stiamo con quella, che parlava di «una politica industriale "integralmente ecologica"». Se Bersani, che l'ha presentata, ci crede e la porterà avanti, dunque, viva Bersani. Che ai nostri occhi appare anche il più "uomo di governo" tra i contendenti, anche se non abbiamo la certezza che faccia poi di quella Carta degli intenti un programma vero e proprio. Inoltre, la presenza di Vendola e di altri esponenti "ambientalisti" del Pd (anche renziani) in un futuro governo in questo potrebbe anche dare una mano.
Detto ciò e segnalato che certamente sia Renzi, sia la Puppato, sia Vendola non si sono tirati indietro nel parlare de ecologia, quello che è mancato totalmente dal dibattito è invece la proposta, per noi necessaria, di un nuovo modello di sviluppo. Nessuno dei candidati ha messo a nostro avviso il dito sulla piaga di questi anni di crisi, ovvero sull'urgenza di definanziarizzare l'economia. Sfilare ai mercati il destino degli Stati e delle materie prime, che altri chiamano beni comuni (proprio come si chiamerà "Italia bene comune" la nuova coalizione di centro-sinistra).
Tragici poi i dibattiti che abbiamo ascoltato, dove la scelta tra i leader sembrava una cosa da stabilire sulla base della carta d'identità, o della simpatia, o della bellezza. Chi scrive in questo senso non avrebbe avuto dubbi a votare il proprio figlio di un anno sulla base del primo criterio - sicuramente lui non lo rottama nessuno - ; sul suo amico Nicola per il secondo criterio - non sa nulla di politica ma ha la battuta pronta e mi fa ridere anche solo guardandolo -; su Scarlett Johansson tutta la vita per il terzo criterio. Non erano candidati? Eh ma solo perché non si sono scelti dal basso! E questo criterio potrebbe essere ancora meglio applicato alla ventina di candidati che correranno alle primarie del Pdl...
Battute a parte - ma se dovevamo seguire il dibattito in modo cronachistico avremmo dovuto rilevarne di peggiori - chiudiamo con una valutazione politica. Chiunque vinca all'infuori di Bersani, è chiaro che terremoterà il già traballante Pd in un momento delicatissimo per il nostro Paese. Lo diciamo perché il contesto conto molto. E ci dice che da una parte ci saranno le vedove di Monti; dall'altra il Movimento 5 Stelle; dall'altra ancora una coalizione di centrosinistra e poi un centrodestra che forse soccomberà alle sue stesse convulsioni. Una vittoria di Renzi o Vendola probabilmente sgretolerebbe la coalizione di centrosinistra e se così accadesse, rimarrebbero solo due alternative più il candidato/non candidato di quel che resterà del Pd. Uno scenario che a molti può anche piacere, ma - nonostante tutto e anche con qualche imbarazzo - non a noi.
Le nostre domande
1. Sostenibilità, green economy, economia ecologica: si desiderano, si invocano, senza spesso sapere nemmeno come definirle. Rimangono nell'elettore un'emozione, più che un'idea: la sua, qual è?Sostenibilità, green economy, economia ecologica: si desiderano, si invocano, senza spesso sapere nemmeno come definirle. Rimangono nell'elettore un'emozione, più che un'idea: la sua, qual è?
2. Siccità d'estate, alluvioni e smottamenti d'inverno: il territorio italiano si scopre fragilissimo di fronte alla realtà dei cambiamenti climatici. Quali politiche propone per valorizzare e tutelare il territorio coi suoi servizi ecosistemici?
3. La vera crisi del debito è quella del debito ecologico. In soli 8 mesi l'umanità ha esaurito le risorse della Terra per il 2012. In Italia consumiamo ogni anno risorse come se avessimo a disposizione 2,5 pianeti, anziché uno soltanto. Come intende ridurre questa pressione?
4. Da anni l'Italia attende una Strategia energetica nazionale, e adesso che ci aspetta al varco minaccia di contenere addirittura il ritorno alle trivellazioni petrolifere. Qual è la sua idea di un'economia low carbon per l'Italia e l'Europa?
5. In Italia il ricorso alle discariche rimane prevalente, quando per una corretta gestione del ciclo integrato dei rifiuti dovrebbero rappresentare l'ultimo scalino. La soluzione non può stare nel solo (benché importante) aumento della raccolta differenziata, ma nella riduzione nell'utilizzo di materia vergine e nell'ampliamento della manifattura e del mercato del riciclo. Qual è il suo programma in merito?
6. La sostenibilità è sia sociale che economica, che ecologica. Può rappresentare il connubio per il rilancio dell'occupazione: secondo l'Ilo sono 60 milioni i posti di lavoro che un'economia più green può creare nel mondo, in 20 anni. Servono però istruzione, ricerca, politiche industriali, welfare per sopportare le ristrutturazioni. Come intende percorrere questa strada?