[26/11/2012] News toscana

Appello alla Regione Toscana: «San Rossore resti al Parco. No ad un uso per ricavi economici immediati»

Sta circolando un appello/petizione - al quale hanno già aderito diversi circoli territoriali di Wwf, Lipu e Legambiente - da inviare al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ed agli assessori ragionali all'Ambiente Anna Rita Bramerini, all'Urbanistica Anna Marson e, all'Agricoltura Gianni Salvadori ed a tutti i Consiglieri regionali eletti nell''area pisana perché la tenuta di San Rossore resti al Parco regionale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli e non venga utilizzata per ricavi economici immediati. I promotori dicono: «Vogliamo scatenare una pioggia di mail sulla Regione per farla desistere dal progetto di togliere San Rossore al Parco».

Ecco il testo della lettera:  

Il Parco Regionale di Migliarino - San Rossore - Massaciuccoli ha gestito negli ultimi 12 anni la Tenuta ex-presidenziale di San Rossore con criteri di conservazione degli ambienti naturali (migliaia di ettari di foreste, dune, zone umide), di sostenibilità delle attività agricole (coltivazioni e allevamenti biologici), di sviluppo del turismo verde, dell'educazione ambientale, della ricerca scientifica. Questo corrisponde alle previsioni della legge dello Stato n. 87 del 1999, secondo cui la Tenuta dev'essere gestita secondo i principi della Legge Quadro sulle Aree Protette, per la valorizzazione dell'ecosistema e per scopi didattici, educativi e sociali, l'equilibrio ecologico e il risanamento ambientale.

Tutta l'area è Sito di Importanza Comunitaria, Zona di Protezione Speciale, Riserva della Biosfera, oltre che la più grande proprietà pubblica all'interno del Parco Regionale.

Sono preoccupato per la proposta di legge che prevede il passaggio della Tenuta all'ente "Terre Regionali Toscane" che la gestirà a fini principalmente economici e non più conservazionistici, con la possibilità di tagliare i boschi a soli fini produttivistici, vendere terre pubbliche e utilizzare il patrimonio immobiliare anche per profitti privati. Addirittura con minori controlli da parte della Regione rispetto alla vigilanza che questa ha operato durante la gestione del Parco.

Ritengo che questa proposta costituisca un grave attacco alla gestione di un bene comune di grande valore, per fini economici immediati che danneggeranno gli interessi delle comunità locali, dei turisti e degli operatori che hanno investito nel turismo verde, e con conseguenze fortemente negative sugli equilibri ambientali.

Che ne sarà dei boschi, gestiti con criteri di profitto? Saranno tagliati per farne legna, carta e energia senza alcuna forma di tutela ecologica? E' questo che intendete per green economy?

E delle coltivazioni e dell'allevamento biologici? Saranno riconvertiti ad agricoltura industriale e allevamenti intensivi?

E degli edifici, dei terreni, della Villa del Gombo? Saranno offerti alla speculazione edilizia, alla cementificazione, al turismo di massa?

E' proprio per combattere contro queste cose che è nato il Parco, dalla lotta di migliaia di cittadini, contro Porto Cristina, Onassis, la speculazione edilizia e la devastazione ambientale.

33 anni fa la neonata Regione Toscana si fece interprete di queste aspettative; perché oggi intende cambiare rotta?

Chiedo che tutta la parte relativa a San Rossore sia stralciata dalla legge di istituzione dell'ente "Terre Regionali Toscane".

Mi auguro che la Regione Toscana rafforzi il ruolo dei Parchi e delle Aree Protette come aveva fatto nel decennio passato dando vita a un sistema originale e efficace che appare ora in fase di irreversibile smantellamento.

Mi auguro che la Regione Toscana voglia onorare gli impegni del vertice ONU di Nagoya in cui la Comunità Europea e internazionale hanno ritenuto centrali le politiche delle Aree Protette per il futuro della nostra specie.

Mi auguro che la Regione Toscana consideri i beni comuni costituiti dagli ambienti naturali e dalle specie viventi come un capitale da amministrare con rispetto e conservare per le future generazioni, invece che da svendere in tempo di crisi.

Torna all'archivio