[04/12/2012] News
La situazione non è buona: in Ue nel 2015 il 48% delle acque non sarà in buona salute
Secondo il direttore esecutivo dell'Agenzia europea dell'ambiente (Aea), Jacqueline McGlade, tra le sfide emergenti che riguardano l'Italia, c'è quella di mantenere un'adeguata qualità dell'acqua potabile, che - aggiungiamo - andrebbe addirittura migliorata. La materia prima, cioè l'acqua dolce che si trova nell'ambiente (falde, laghi e fiumi) negli ultimi anni invece non ha fatto passi in avanti in senso qualitativo - in Europa, secondo Eea, al 2015 il 48% delle acque non rispetteranno i criteri per essere considerate in buona salute - a causa ancora dell'inquinamento chimico (il settore agricolo rimane tra i principali imputati) unito alla riduzione della disponibilità idrica, almeno per i paesi del sud Europa, che rende meno efficace l'effetto diluizione.
Quello dell'Agenzia europea dell'ambiente è un modo soft per ricordare all'Italia che il tema acqua in tutti i suoi aspetti estremi (alluvioni e siccità) non deve essere sottovalutato dal sistema-paese perché si ritorce contro i suoi cittadini, sia per gli aspetti ambientali, sociali, ed economici (soldi per ricostruire dopo le emergenze e prima o poi soldi per pagare le multe che arriveranno dall'Europa in base alle infrazioni per il mancato rispetto degli obiettivi).
Per l'Italia è necessario un intervento normativo riguardante tutti i settori di utilizzo della risorsa idrica, compreso quello ambientale, volto a semplificare le competenze ma ad attribuire precise responsabilità, che servisse da "volano" ad un piano strategico per il settore in grado di indirizzare investimenti e creare buona occupazione. Siamo lontani da tutto questo: non riusciamo a rispettare nemmeno quanto ci viene richiesto dalle direttive europee (le autorità distrettuali non sono ancora state nominate), di difesa del suolo si parla solo dopo le alluvioni e vengono disattese sia la volontà popolare sia le decisioni della Corte Costituzionale (vedi referendum sull'acqua).
Il tema, la cui portata delle criticità è stata solo accennata, non è stato inserito tra le priorità neppure del governo tecnico e si continua ad affrontare a segmenti e per comparti. Il decreto Salva-Italia ha affidato parte delle competenze sull'acqua all'Autorità per l'energia e il gas che, anche per cercare di rispondere in qualche modo all'esito referendario sull'acqua pubblica, ha lavorato alla revisione del sistema tariffario in chiave di rilancio di investimenti e di interventi da fare.
La fotografia della situazione attuale fornita da Aeeg è quello conosciuta: abbiamo una rete idrica obsoleta e poco funzionale con perdite che arrivano al 30%; il 15% della popolazione è privo di sistema fognario; i depuratori sono insufficienti o addirittura inesistenti per un italiano su tre; nel Mezzogiorno la discontinuità dell'erogazione rappresenta un problema concreto e reale soprattutto nella stagione estiva. Per L'Autorità per l'energia bisogna intervenire urgentemente, per garantire il diritto all'acqua e per non incorrere nelle sanzioni europee.
A tal fine ha stimato che serviranno 65 miliardi di investimenti per i prossimi trent'anni (oltre 2 miliardi l'anno), la stessa cifra riportata nel "Blue Book. I dati sul servizio idrico integrato in Italia", rapporto della Fondazione Utilitatis elaborato con Anea - Associazione nazionale enti d'ambito. Una somma importante ma parziale (si parla soprattutto di settore idropotabile) che secondo Aeeg dovrà essere messa in moto con fondi rotativi e water bond, ma soprattutto partendo dalla revisione del sistema di tariffazione (da dove arrivano i soldi sicuri).
Già all'inizio del 2013, l'Authority definirà una "tariffa ponte", in vista dell'arrivo dopo due anni della "tariffa unica per ambito territoriale". L'obiettivo di Aeeg è stato quello di dare un'indicazione metodologica tariffaria che valuti i costi e garantisca il ritorno degli investimenti (dopo che le opere saranno state effettuate).
«Una volta a regime, la nuova tariffa - ha dichiarato il presidente dell'Autorità Guido Bortoni - dovrà garantire la sostenibilità economica della fornitura agli utenti domestici, assicurare l'integrale copertura dei costi di esercizio e di investimento, garantire la sostenibilità ambientale dell'uso della risorsa idrica attraverso l'applicazione del principio 'chi inquina paga', garantire il rispetto dell'esito referendario, introdurre meccanismi per favorire gli investimenti nel settore».
Capiremo meglio quando emergeranno i dettagli, anche sugli interventi da effettuare nei vari ambiti, ma ci pare una visione decisamente ottimistica. I cittadini sono disposti anche a pagare di più l'acqua che usano - secondo le stime, un metro cubo di acqua nel nostro Paese ha un costo medio di poco più di un euro, tra i più bassi d'Europa - ma a fronte di un impegno equo da parte di tutti stabilito in base ai consumi, e soprattutto a fronte di un coinvolgimento chiaro del sistema-paese volto al miglioramento del servizio (diretto e verso l'ambiente), che visto le stime riguardanti gli investimenti da fare, non può essere incentrato in modo certo solo sulla leva tariffaria, con annessi e connessi tutti da definire.