[05/12/2012] News

Gestione della risorsa idrica: fondamentale il settore agricolo, ma non esente da colpe

In 80 anni 5.400 alluvioni e 11.000 frane, con costi enormi per le casse pubbliche

Si è parlato di gestione del territorio, di alluvioni, di dissesto idrogeologico, di pianificazione urbanistica durante il convegno "Acqua e agricoltura", organizzato da Confagricoltura. Secondo i dati forniti dall'associazione almeno il 10% della superficie italiana, cioè circa 30 mila chilometri quadrati, è esposto ad alto rischio di dissesto idrogeologico e questa percentuale  è concentrata nell'89% dei comuni, quindi il rischio è diffuso sul territorio, con particolare evidenza nelle aree urbanizzate.

Negli ultimi 80 anni ci sono state circa 5.400 alluvioni, 11 mila frane e lo Stato per tamponare i danni spende oltre 2 miliardi l'anno, ai quali va aggiunto un altro miliardo e mezzo complessivo per gli interventi minori. Per il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, gli eventi estremi che si stanno verificando sempre più frequentemente nel nostro paese, sono dovuti «ai cambiamenti climatici, ma anche alla scarsa manutenzione del territorio e delle foreste nelle aree collinari e montane, ai pochi fondi disponibili per gli Enti gestori, alla pianificazione territoriale non corretta, all'eccessiva cementificazione».

Tra le criticità più rilevanti è stata ovviamente ricordata la carenza idrica, fenomeno che interessa il 15% del territorio dell'Ue. In Italia la primavera-estate 2012 è stata la più siccitosa dal 2003 con danni alle produzioni di  mais, soia, barbabietola, pomodoro e uva da vino ma anche gli allevamenti.

«L'Italia agricola ha sofferto terribilmente sia le ondate di calore, sia la scarsità di piogge e questo mix di eventi ha distrutto nei campi ettari e ettari di colture con quasi un miliardo di euro di danni» ha ricordato Guidi. E' necessario quindi che anche il nostro paese investa per l'ottimizzazione dell'uso delle risorse idriche, che per l'agricoltura significa produrre il necessario, utilizzando meno acqua. Per fronteggiare la siccità Confagricoltura propone di costruire piccoli invasi, di rinnovare i sistemi irrigui, in particolare quelli che portano l'acqua alle aziende agricole, di investire in tecniche di risparmio d'acqua. Proposte che vanno valutata in ambito specifico ma temi comunque appropriati  da mettere sul tavolo di discussione.

Meno condivisibile invece è la parziale assoluzione del settore agricolo in ambito di consumi idrici. «Molti, quando si parla del bene acqua, mettono sul banco degli imputati l'agricoltura per la quale la risorsa idrica è uno strumento di produzione - ha detto Guidi - Ci tengo a sottolineare con forza che il mio settore non spreca l'acqua, ma la usa per ottenere cibo, il bene primario assoluto. Comunque l'acqua impiegata nell'uso irriguo non fuoriesce dal ciclo idrologico naturale e, se non fosse prelevata per l'irrigazione, in alcuni periodi dell'anno finirebbe non utilizzata in mare».

L'acqua è certo una materia prima per le produzioni agricole che devono essere realizzate nei luoghi, nelle modalità nelle quantità adeguate, ed è vero che parte dell'acqua irrigua rimane nel ciclo idrologico ma è anche vero che se il settore preleva quantitativi di acque in eccesso rispetto alle disponibilità dei corpi idrici, si creano carenze per gli altri settori di utilizzo e per la vita degli ecosistemi (il che compromette il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale previsti dall'Europa). Se poi il prelievo eccessivo avviene nelle falde in aree litoranee, si innesca il fenomeno del cuneo salino che crea problemi anche agronomici (il classico caso del cane che si morde la coda). 

«La risorsa idrica è uno dei più importanti fattori di competitività dell'agricoltura - ha ribadito  il presidente di Confagricoltura - Oltre il 40% della produzione agricola si avvale dell'irrigazione, mentre il rapporto tra superficie irrigata e Sau è pari al 20%. Per questo chiediamo una nuova politica di gestione dell'acqua in agricoltura che sia politicamente condivisa ed economicamente sostenibile, senza inaccettabili intenti  punitivi, come l'inasprimento della tariffe». La sostenibilità non può essere solo economica e nell'"inasprimento" delle tariffe, necessario, non c'è nessun intento punitivo ma di adeguamento al valore reale della risorsa attraverso un'equa politica tariffaria a costo crescente "calibrata" sui consumi idrici reali, che disincentivi gli abusi, che del resto vale anche per altri settori. L'agricoltura estensiva e di qualità anche per il ruolo multifunzionale che può esercitare nella tutela del territorio va tutelata, ma non per questo assolta da impegni improcrastinabili.

 

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