
[06/12/2012] News
Forse, e ribadiamo forse, leggendo i dati de L'Italia del riciclo 2012 chi crede che il problema dei problemi sia l'incenerimento dei rifiuti avrà di che riflettere. Diciamo e ribadiamo forse, perché i lettori di greenreport sanno bene che non è certo una notizia che nel nostro Paese quasi la metà dei rifiuti urbani finisce in discarica (ma se si pensa al giro di discariche illegali il dato è sottostimato).
La conclusione del Rapporto promosso da FISE Unire (l'Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, infatti, è in linea con quanto già emerge da anni dai dossier dell'Ispra. Il nodo, quindi, per i rifiuti urbani - che, ricordiamo, a livello nazionale sono un quarto dei totali prodotti - è che la corretta gestione integrata dei rifiuti rimane praticamente un'utopia.
Che cosa significa? Che anche quando fai una corretta e virtuosa raccolta differenziata non hai risolto nulla se poi ad esempio non hai impianti dove quei materiali raccolti vengono utilizzati e trasformati - e qui dalla gestione dei rifiuti si passa alla manifattura - in prodotti richiesti dal mercato. Non solo, la filiera non funziona nemmeno quando gli impianti ce li hai, ma c'è più convenienza a avviare in discarica o al recupero energetico piuttosto che al riciclo effettivo. Sapendo, questo il rapporto non lo dice ma lo aggiungiamo noi, che comunque ogni processo di riciclo scarta rifiuti (speciali) la maggior parte dei quali - anche a livello legale - devono essere avviati al recupero energetico (o termovalorizzazione che dir si voglia).
Ma veniamo allo specifico del rapporto: «In Italia - si legge nel resoconto - solo il 33% dei rifiuti urbani viene recuperato, rispetto alla media europea del 42%; dopo di noi solo il Portogallo (19%) e la Grecia (18%). Quasi la metà dei rifiuti prodotti (il 49%) finisce in discarica, ben 15 milioni di tonnellate ogni anno, mentre in Europa viene mediamente conferito in discarica il 30% dei rifiuti. Nel Mezzogiorno, se possibile, la situazione è ancora più negativa con quasi tutte le Regioni che superano ampiamente il 60%, fino alla percentuale record del 93% registrata in Sicilia».
Lo studio - spiegano i promotori - quest'anno presenta in apertura un benchmark internazionale sul tema della gestione dei rifiuti che evidenzia come ancora molta strada resti da fare per raggiungere le medie europee di recupero e conferimento in discarica dei rifiuti.
E' ancora ampio - si sottolinea - il divario che ci separa dai Paesi che presentano migliori performance nel recupero di materia dai rifiuti urbani, come Austria (70%), Germania e Belgio (62%), Paesi Bassi (61%), Svezia (50%) e Danimarca (42%). Questi sei Paesi europei, oltre a un elevato tasso di riciclo e a una quota significativa di recupero energetico mostrano anche un altro dato in comune: smaltiscono in discarica tra lo 0% e il 3% dei rifiuti.
In Italia, invece, sono ben 9 le Regioni che si affidano alla discarica per smaltire oltre il 60% dei propri rifiuti (Liguria, Umbria, Marche, Lazio, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) e diventano 10, con la Campania, se si aggiungono a questi rifiuti quelli inviati fuori Regione o all'estero, pratica a dir poco discutibile a tutti i livelli: economico e ambientale in primis. Il Lazio, con oltre 2,5 milioni di tonnellate, è la Regione che smaltisce in discarica la maggiore quantità di rifiuti urbani (pari al 74% di quelli prodotti). La sola provincia di Roma porta in discarica quasi 1,9 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno, di cui oltre 1,3 milioni solo nel comune di Roma.
Le cattive notizie per il nostro Paese non si fermano qui: secondo il Rapporto recuperiamo sotto forma di materia solo il 20% dei rifiuti (escluso il compostaggio), contro una media europea del 26%; anche il compostaggio e il recupero energetico si mantengono sotto la media del "vecchio continente", rispettivamente al 13% (in Europa al 16%) e al 18% (29% in Europa).
In questo scenario critico, nel 2011 l'industria italiana del riciclo degli imballaggi si è mantenuta su buoni livelli sia per quantitativi, pari a 7,5 milioni di tonnellate (+2% sul 2010, quando erano 7.346), sia per tasso di riciclo, stabile al 64%: crescono carta (+3%), plastica (+4%) e vetro (+7%), in calo acciaio (-1%), alluminio (-13%) e legno (-5%).
«Il riciclo dei rifiuti», ha evidenziato Corrado Scapino, Presidente di Unire, «costituisce una delle priorità strategiche per lo sviluppo della green economy. Gli obiettivi di riciclo europei sono, per alcune filiere, ancora lontani e per raggiungerli è necessario che oggi le strategie di crescita industriale nazionale si coniughino con politiche di sviluppo sostenibile che prevedano l'impegno e la partecipazione di tutti i soggetti economici della filiera, dai produttori ai riciclatori. Resta tuttora prioritaria l'attivazione di nuove leve per stimolare il mercato dei materiali riciclati, evitando politiche ambientali miopi e strumentali che rischierebbero solo di frenare ulteriormente lo sviluppo dell'industria del recupero».
«Anche il Rapporto di quest' anno - ha affermato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile - mette in luce come l' Italia abbia una gestione poco virtuosa dei suoi rifiuti con un'altissima percentuale di ricorso alla discarica e una bassa percentuale di riciclo effettivo. Uno dei motivi principali di questa situazione è la bassa tassazione sullo smaltimento in discarica (15 euro a tonnellate in Italia contro le 40 in Germania). Occorre dare effettiva priorità al riciclo, così come obbliga a fare la direttiva europea 98/2008 CE, ricorrendo anche agli incentivi economici o fiscali in quelle filiere, per esempio quella delle plastiche miste, dove il riciclo si trovi in condizioni di svantaggio rispetto al recupero energetico».
L'intero Rapporto è scaricabile dal sito www.associazione-unire.org (nella sezione "Pubblicazioni" dell'area pubblica) e sul sito www.fondazionesvilupposostenibile.org.