
[07/12/2012] News
Misure rigorose per contrastare l'evasione e l'elusione fiscali: è questo ciò che promette la Commissione europea presentando un piano d'azione che prospetta un insieme globale di misure, da attuare ora o in futuro, per aiutare gli Stati membri a tutelare la propria base imponibile e a recuperare i miliardi di euro che sono loro legittimamente dovuti.
Purtroppo, in ballo non ci sono affatto cifre piccole: si parla di una somma di denaro annuale pari al bilancio della stessa Unione europea per i prossimi 7 anni, sul quale i vertici degli Stati membri ancora non sono riusciti a trovare una misura di compromesso. «Ogni anno nell'Ue si perdono 1000 miliardi di euro a causa dell'evasione e dell'elusione fiscali - ha infatti affermato Algirdas Šemeta, commissario per la Fiscalità e l'unione doganale - Non si tratta soltanto di una scandalosa perdita di entrate estremamente necessarie, ma di una minaccia per la giustizia fiscale. Sebbene gli Stati membri debbano potenziare le misure nazionali per la lotta all'evasione fiscale, le soluzioni unilaterali non saranno sufficienti. In un mercato unico, nel contesto di un'economia globalizzata, le incoerenze e le lacune nazionali diventano il terreno di gioco per chi cerca di eludere la tassazione. Una posizione forte e coesa dell'Unione nei confronti degli evasori fiscali, e di coloro che li agevolano, è quindi fondamentale».
Come primo risultato immediato, la Commissione ha adottato oggi anche due raccomandazioni per esortare gli Stati membri a intraprendere azioni immediate e coordinate su specifici problemi urgenti.
La prima raccomandazione - si legge in una nota della Commissione - prevede una forte presa di posizione dell'Unione contro i paradisi fiscali, che vada oltre le attuali misure internazionali. Utilizzando criteri comuni, gli Stati membri sono incoraggiati a individuare i paradisi fiscali e a inserirli in "liste nere" nazionali. Vengono stabilite inoltre misure specifiche per convincere i paesi terzi ad applicare le norme di governance dell'Unione.
La seconda raccomandazione riguarda la pianificazione fiscale aggressiva. Essa suggerisce le modalità con cui affrontare i tecnicismi e le lacune giuridiche che alcune aziende sfruttano per evitare di pagare il loro giusto contributo. Altre iniziative previste nel piano d'azione odierno includono un codice dei contribuenti, un codice di identificazione fiscale dell'Ue, un riesame delle disposizioni antiabuso contenute nelle principali direttive dell'Unione e gli orientamenti comuni per la tracciabilità dei flussi di denaro. Per migliorare ulteriormente il lavoro svolto all'interno dell'Ue in materia di concorrenza fiscale dannosa, si raccomanda agli Stati membri di potenziare l'azione del codice di condotta dell'Ue sulla tassazione delle imprese.
Quella dell'evasione fiscale è un tarlo inaccettabile quando la stessa tenuta dello stato sociale è messa in discussione in Europa, sotto i colpi della crisi. In questo scenario, l'Italia si ritaglia purtroppo una posto in primo piano: come noto, nel nostro Paese il valore dell'evasione fiscale è stimato in 120 miliardi di euro l'anno. Più del 10% dell'evasione complessiva di tutta l'Unione. Aggredire e riconquistare questa enorme massa di denaro dovuto è un impegno prioritario per la mano pubblica.
Mettere fine a questo saccheggio non può essere però l'unico obiettivo. Una riforma complessiva di quel leviatano che è la macchina fiscale deve indirizzarsi nell'immaginare quale futuro vogliamo disegnare per la nostra economia. Il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep) ci ricorda come «riorientando il 2% del Pil mondiale in dieci settori chiave per una transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio ed efficiente nell'uso delle risorse, più alti tassi di crescita del Pil e della ricchezza potrebbero essere raggiunti riducendo al tempo stesso la nostra impronta ecologica».
Gli ultimi studi approntati dall'Unione europea (vedi grafico) ci confermano quanto ancora sia lunga la strada da percorrere in tal senso, ma confermano al contempo come quella per una fiscalità verde, che sposti il carico fiscale dal lavoro al consumo di energia e risorse, sia una necessità tanto forte quanto quella del recupero di risorse dall'evasione fiscale.