[19/12/2012] News

Rapporto Iea, il consumo di carbone continuerà ad aumentare. Clima a rischio

Nel 2017 il carbone testa a testa col petrolio come principale fonte di energia. Il Ccs non decolla. L’alternativa è il gas da fracking?

Il Medium-Term Coal Market Report 2012 (Mcmr) dell'International energy agency (Iea) lascia poco spazio all'ottimismo per quel che riguarda il taglio delle emissioni di CO2, in particolare per quel che riguarda il combustibile fossile più inquinante: «La quota del carbone nel mix energetico mondiale continua a crescere, e nel 2017 il carbone riuscirà quasi a superare il petrolio come fonte di energia più importante del mondo».

Infatti, anche se il tasso di crescita del consumo di carbone sta rallentando rispetto al ritmo vertiginoso degli ultimi 10 anni, entro il 2017 il consumo mondiale di carbone arriverà a 4.320 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (btoe), contro le circa 4,40 btoe per il petrolio. L'Iea prevede che la domanda di carbone aumenterà in tutti i continenti, escluso gli Stati Uniti d'America, dove il carbone sta cedendo alla concorrenza del gas prodotto soprattutto con la fratturazione idraulica.

La direttrice dell'Iae, Maria van der Hoeven, è preoccupata per quello che sull'Huffington Post ha definito il «Motore sporco della crescita del XXI secolo» e presentando il rapporto ha spiegato che «Grazie alle abbondanti forniture ed alla domanda insaziabile di energia dei mercati emergenti, il carbone ha rappresentato quasi la metà della crescita della domanda globale di energia nel corso del primo decennio del XXI secolo. Questo rapporto vede continuare questo trend. Infatti, entro il 2017 il mondo brucerà circa 1,2 miliardi di tonnellate in più di carbone all'anno rispetto ad oggi: equivalente al consumo di carbone di Russia e Stati Uniti messi insieme. La quota del carbone nel mix energetico globale continua a crescere ogni anno e, se non vengono apportate modifiche alle politiche attuali, entro un decennio il carbone raggiungerà il petrolio». 

Nel frattempo, la Cina ha superato il Giappone come più grande importatore di carbone e, per tonnellaggio, l'Indonesia ha superato l'Australia come il più grande esportatore del mondo. A guidare la crescita inarrestabile del consumo di carbone per i prossimi cinque anni saranno ancora Cina ed India, con la domanda di carbone della Cina che supererà addirittura quella del resto del mondo, mentre l'India delle nuove gigantesche centrali nucleari in costruzione (con l'intento dichiarato di tagliare le emissioni di CO2) diventerà il più grande importatore di carbone via mare e il secondo più grande consumatore, superando gli Usa.

Il Medium-Term Coal Market Report (che fa parte della serie di rapporti Iea, che includono anche le pubblicazioni su energie rinnovabili, gas naturale e petrolio) evidenzia che, «In assenza di un alto carbon price, solo una forte concorrenza del gas a basso prezzo può efficacemente ridurre la domanda di carbone» e la van der Hoeven aggiunge: «L'esperienza Usa suggerisce che un mercato del gas più efficiente, caratterizzato da prezzi flessibili e alimentato da risorse non convenzionali  interne che vengono prodotte in modo sostenibile, è in grado di ridurre l'uso del carbone, le emissioni di CO2 e la bolletta elettrica dei consumatori, senza danneggiare la sicurezza energetica. L'Europa, la Cina ed altre regioni dovrebbero prendere nota».

Quello che invece sembra ancora una vana speranza per abbattere le emissioni da carbone, come dimostra anche il no al finanziamento dei progetti arrivato ieri dalla Commissione europea, è la discussa tecnologia della Carbon capture and sequestration (Ccs). Le previsioni del rapporto Iea si basano sul presupposto che la Ccs non sarà disponibile nel periodo preso in esame e la direttrice dell'Iea evidenzia che «Le tecnologie Ccs non decolleranno nel tempo previsto, il che significa che le emissioni di CO2 continueranno a crescere notevolmente. Senza progressi nelle tecnologie Ccs, e se altri Paesi non saranno in grado di replicare l'esperienza degli Usa  e ridurre la domanda di carbone, siamo di fronte al rischio di un potenziale contraccolpo nella politica climatica».

La diminuzione della richiesta di carbone egli Usa sta addirittura provocando una maggiore esportazione di carbone americano verso l'Europa, «Dove i bassi prezzi della CO2 e i prezzi elevati del gas stanno aumentando la competitività del carbone nel sistema di produzione di energia». L' Mcmr dimostra che, mentre il carbone continua ad essere una fonte crescente di energia primaria in tutto il mondo, il suo futuro è sempre più legato ai Paesi non Ocse, in particolare le due grandi potenze asiatiche emergenti, Cina e India, e che il suo vero concorrente è il gas naturale. 

«Il mercato internazionale del carbone sta vivendo cambiamenti dinamici - sottolinea l'Iea - Nel 2011, la Cina da sola ha avuto più di tre quarti dell'incremento della produzione di carbone, mentre il consumo interno è stato più di tre volte superiore a quello del commercio mondiale. I bassi prezzi del gas legati alla shale gas revolution hanno causato una marcata riduzione dell'utilizzo del carbone negli Stati Uniti, il secondo più grande consumatore del mondo. Questi produttori statunitensi di thermal coal cercano altri mercati, il che ha dato come risultato un eccesso di offerta di carbone in Europa e un significativo "gas-to-coal switch"». 

Fortunatamente, questa tendenza della "virtuosa" Europa è vicina a raggiungere il suo picco, e in Europa la domanda di carbone entro il 2017 è destinata a scendere a livelli leggermente superiori a quelli del 2011, grazie alla crescente produzione di energie rinnovabili ed allo smantellamento delle vecchie centrali a carbone.

Il rapporto di medio termine dell'Iea presenta anche uno scenario di rallentamento della crescita del Pil cinese ad una media del 4,6%: l'impatto sul mercato del carbone non ci sarebbe e la crescita della domanda aumenterebbe ancora sia a livello globale e in Cina, «Il che indica che la domanda di carbone non è in grado di smettere di crescere anche con prospettive economiche più al ribasso».

La van der Hoeven avverte: «A causa della rapida e continua espansione delle centrali a carbone nelle economie emergenti, in particolare in Cina e India, sarà necessaria un'azione politica risoluta per invertire la tendenza degli ultimi 10  anni. Politiche governative ben progettate possono ridurre le emissioni derivanti dall'utilizzo del carbone».

Secondo la direttrice dell'Iea ci sono 4 modi per ridurre l'impatto del carbone sul clima: «Primo, l'energia finale può essere consumata in maniera più efficiente, che richieda meno energia primaria, compreso il carbone. Secondo, possono essere distribuite le tecnologie esistenti che utilizzano il carbone in modo più efficiente, in particolare nel settore energetico, che rappresenta i due terzi del consumo mondiale di carbone. Una singola centrale a carbone di grandi dimensioni, se costruita con le migliori tecnologie disponibili, è in grado di ridurre le emissioni per l'equivalente annuale del ritiro di un milione di auto dalla strada, rispetto alla "subcritical coal-plant technology" ancora prevalente nella maggior parte dei paesi. Terzo, le nuove tecnologie, come la gassificazione sotterranea e in particolare la cattura e lo stoccaggio del carbonio possono, se verrà dato loro un notevole sostegno finanziario, ridurre notevolmente le emissioni da utilizzo del carbone nelle centrali elettriche e negli impianti industriali. Ma la più grande speranza per la riduzione delle emissioni da carbone può venire dalle politiche che favoriscono la sua sostituzione con fonti di energia a basse emissioni. Un significativo prezzo del carbonio può fare questo, ma così può fare anche il gas naturale a buon mercato, come suggerisce la recente esperienza statunitense. Il boom del  gas naturale non convenzionale ha spinto i produttori di energia degli Stati Uniti a passare in massa dal carbone al gas». 

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