[27/12/2012] News

Repubblica Centrafricana, saltata la tregua di Natale. I ribelli in marcia su Bangui

In questa sanguinosa fine d'anno l'Africa ribolle: si prepara l'intervento militare in Mali contro gli integralisti islamici che continuano a distruggere le tombe dei santi musulmani patrimonio Unesco, la strage nella Repubblica democratica del Congo non sembra voler finire, il Sudan è alle prese con il Darfur e gli abitanti del Sud Sudan con la ribellione tribale... mentre il cuore dimenticato del continente nero, la Repubblica Centrafricana, rivive l'incubo dell'ennesima presa del potere manu militari. La nova ed inaspettata fiammata della ribellione centrafricana nasce dall'intenzione del presidente golpista Bozizé di ripresentarsi alle elezioni nonostante la Costituzione glielo impedisca. I ribelli chiedono che la Costituzione non venga modificata.

I ribelli della coalizione  Séléka, composta da 4 movimenti armati: Cpsk, Cp Jp,Ufdr e Fdpcc, hanno rotto dopo 24 ore la tregua natalizia e il giorno di Natale hanno conquistato senza colpo ferire Kaga Bandoro, una importante città a 340 km dalla capitale Bangui.

Secondo le Forces armées centrafricaines (Faca) ed il governo centrafricano I ribelli hanno così ignorato l'accordo di Ndjamena, la capitale del Ciad, firmato dai Capi di Stato della Communauté économique des Etats de l'Afrique centrale (Ceeac) che hanno chiesto l'avvio di negoziati immediati a Libreville, la capitale del Gabon. Ma i miliziani della Séléka dicono che è stat una colonna delle Faca ad attaccarli sulla strada tra Kaga Bandoro e Ndélé, rompendo così la tregua. Kaga Bandoro è sotto il controllo dell'alleanza ribelle che ha messo posti di blocco all'entrata della città.

Secondo il portavoce della Séléka, il colonnello Christian Narkoyo, «Al momento di osservare la regua, le Faca sono avanzate. Quindi non potevamo restare con le mani in mano».

A Bangui il regime del presidente François Bozizé è sotto pressione e il governo è praticamente in seduta ad oltranza, mentre gli abitanti chiedono che «I nostri fratelli che hanno preso le armi», rispettino a tregua e i partiti di opposizione centrafricani si sono riuniti per esortare ribelli e governo a trovare un accordo.

Eric Massi, il portavoce "civile" dei ribelli  ha smentito che i suoi uomini abbiano intenzione di conquistare Bangui e chiede che i negoziati a Libreville inizino il più presto possibile, il regime ha risposto che sarà al tavolo negoziale in Gabon il 28 dicembre. Massi è figlio di un noto oppositore centrafricano, Charles Massi, che il Ciad ha consegnato alla Repubblica Centrafricana tre anni fa e che dopo è scomparso. Il governo di Bangui dice di non sapere chi lo abbia assassinato (sic!), ma che il figlio è mosso solo da uno spirito vendicativo.

L'Unione Africana ha condannato con forza l'avanzata della Séléka e il ministro degli esteri della Repubblica Centrafricana, Antoine Gambi, ha supplicato la comunità internazionale di «Usare il suo potere per arrestare la progressione dei  ribelli». Ma anche l'ex potenza coloniale sembra freddina verso le richieste del corrotto ed autoritario regime centrafricano: per l'ambasciatore francese a Bangui, Serge Mucceti, «L'unica soluzione per salvare la situazione attuale resta il dialogo tra governo e ribelli. La Francia farà del suo meglio per aiutare a riportare la pace in Centrafrica». Ma proprio la presenza e l'influenza straniera rischiano di alimentare il conflitto: giovani provenienti dagli 8  arrondissements della capitale hanno organizzato manifestazioni davanti alle ambasciate Usa e francese a Bangui, bruciando il tricolore francese e la bandiera dell'Unione europea e pneumatici davanti all'ambasciata di Parigi.  I manifestanti, quasi tutti del partito Knk, urlavano slogan come «Fuori la Francia». Il regime gioca con il fuoco attizzando il malcontento verso i "traditori" francesi, ma all'aeroporto di Bangui stazionano 200 militari francesi e Gambi  dice di attendersi che la Francia ed Hollande li utilizzino per combattere i ribelli. Ma il governo di Bozize è accusato anche di reclutare mercenari Kodos, i feroci miliziani dell'ex dittatore del Ciad Hissene Habre, e gruppi armati che fanno capo ad un altro ex presidente del Ciad: Goukouny Weddey. Secondo l'opposizione centrafricana all'estero, Bozize starebbe anche comprando "materiale da guerra non convenzionale" per contrastare l'avanzata della coalizione ribelle.

Ma c'è un problema ancora più grosso: con la conquista di Kaga Bandoro le milizie Séléka  sono ormai faccia a faccia con le unità del Ciad schierate sui due assi viari che conducono alla capitale: 200 uomini a Sibut e 150 a Bossangoa, che la Ceeac ha inviato a proteggere  François Bozizé. I militari ciadiani sono stati accusati di vessare la popolazione civile di Sibut e Bossangoa, ma il governo di Bangui minimizza e parla di «Danni collaterali» e che i soldati stranieri sono comunque meglio dei ribelli  della Séléka che avrebbero  saccheggiato tutte le municipalità delle quali si sono impadronite».

La Séléka risponde che «Il popolo centrafricano, che ha tanto sofferto per il regime di predatore Bangui, non ha più tanto tempo  da perdere in lunghi negoziati dei quali alla fine ne approfitterà solo il Generale  François Bozizé nella sua volontà di mantenersi al potere ben oltre il 2016. E' per questo che  abbiamo, da qualche giorno, denunciato e condannato con estremo rigore il progetto di modifica della Constitution du Peuple. Sì! La Séléka rifiuta di lasciare i tempi diplomatici per spezzare la veemenza militare dei suoi combattenti. E' un'esigenza nazionale quella di guadagnare tempo per liberare il popolo centrafricano dalla predazione. Il nostro obiettivo è semplicissimo: cambiare il malgoverno  del Generale al François Bozizé, con la forza o con il dialogo».

I ribelli fanno appello «Alla saggezza dei contingenti ciadiani dispiegati in Centrafrica» perché rispettino «I termini del loro impegno resi pubblici sulle onde radio che vietano loro ogni scontro con il popolo centrafricano attraverso i sui combattenti. A nostra conoscenza, né l'Unione Africana né il Consiglio di sicurezza dell'Onu hanno preso risoluzioni che autorizzino il Ciad a sparare sui centrafricani». 

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