
[11/01/2013] News
Secondo ANEV, l'Associazione nazionale energia del vento che rappresenta gli operatori del comparto eolico italiano, il meccanismo di incentivazione basato sulle aste al ribasso si sta dimostrando totalmente fallimentare.
Le aste al ribasso, lo ricordiamo, sono un nuovo metodo di incentivazione dell'energia eolica (e delle altre energie alternative elettriche, escluso il fotovoltaico), introdotto dal DM 6 luglio 2012, a cui sono soggetti gli impianti che dal 1° gennaio 2013 siano legati a interventi di nuova costruzione, integrale ricostruzione, riattivazione o potenziamento con potenza superiore a un determinato valore di soglia (10 MW per gli impianti idroelettrici, 20 MW per gli impianti geotermoelettrici e 5MW per gli altri impianti a fonti rinnovabili e quindi anche per l'eolico).
Secondo Anev, i dati relativi ai primi esisti delle aste sono stati insoddisfacenti, confermando i timori già ripetutamente espressi dall'associazione sin dall'uscita delle prime bozze del Decreto. Infatti, i MW presentati ad asta per il 2013 sarebbero meno di 450 per l'eolico on-shore, a fronte di un contingente che era stato fissato in 500 MW annui. Per l'eolico off-shore il risultato sarebbe stato ancor più nero: solo 30 MW su 650 MW di contingente. Per gli impianti sotto soglia, invece, sarebbero stati presentati quasi 200 MW rispetto ad un contingente di 60 MW.
Ma questi dati sarebbero passibili di ulteriori riduzioni, dovute al fatto che tra i progetti presentati ci sono anche quelli riferibili al periodo transitorio, che quindi usciranno dalle graduatorie, oltre ai progetti che eventualmente verranno esclusi per motivi di correttezza procedurale. Nelle prossime settimane dovrebbe uscire la pubblicazione ufficiale del GSE sugli esiti delle aste: se i dati fossero confermati, si arriverebbe ad installare solo la metà del contingente previsto Cioè un assoluto e annunciato fallimento: passerebbe infatti da una media di installazioni che negli ultimi 5 anni è stata superiore a 5.000 MW annui a solo 250 MW nel 2013.
Secondo Simone Togni, presidente di Anev, «il basso livello economico e la farraginosità del meccanismo delle aste non consentono di raggiungere neppure le domande sufficienti al raggiungimento del contingente. Il meccanismo di partecipazione all'asta, infatti, prevedendo tempistiche e modalità assai complesse e articolate, fa lievitare l'onerosità del funding, determinando un aumento dei costi delle iniziative e non una loro riduzione come richiesto dal D. Lgs n. 28/11, come peraltro dimostrano le esperienze fallimentari di analoghi tentativi fatti a livello internazionale. Serve quindi un'urgente assunzione di responsabilità di questo governo per risolvere la questione velocemente e non passare alla storia come il governo che è riuscito a chiudere anche una delle poche industrie nazionali che funzionavano».
Il fallimento del meccanismo delle aste, per Anev, rischia di tradursi in un pericolo concreto per tutto il settore industriale eolico, che in Italia impiega 40.000 dipendenti.
Le disgrazie non vengono mai sole, verrebbe da aggiungere. Infatti Anev denuncia che a mettere in crisi il settore influisce anche la Delibera dell'AEEG 281/2012, che pretende di imporre ai produttori eolici l'obbligo di fornire la previsione di produzione per gli impianti alimentati da una fonte, il vento, per definizione "non programmabile".