
[14/01/2013] News
Oggi si corre in Argentina la tappa del San Miguel de Tucumán-Córdoba, la decima della 34esima edizione del Dakar Rally, che originariamente si correva da Parigi ala capitale del Senegal e che è stato spostato in Sud America da qualche anno a causa dell'insicurezza per la presenza di predoni ed elementi legati ad Al Qaeda e delle proteste crescenti in Africa occidentale.
Il Dakar Rally, partito il 5 gennaio dalla capitale del Perù Lima, dove si son presentati 189 moto, 155 auto, 75 camion e 40 quad, si concluderà il 20 gennaio a Santiago, la capitale cilena, ma non sembra trovare pace nemmeno in Sudamerica. Dopo le polemiche dell'anno scorso sull'attraversamento di delicatissime aree protette in Argentina, quest'anno le polemiche più vivaci sono in Cile, dove il Dakar Rally rientrerà il 17 gennaio per le tre tappe conclusive: il Consejo de monumentos nacionales (Cmn), l'agenzia tecnica statale cilena responsabile della a protezione del patrimonio storico e culturale del Paese sudamericano, ha chiesto l'intervento del Consejo de defensa del Estado denunciando forti danneggiamenti ad alcune aree archeologiche.
Eppure Il direttore del Dakar Rally, Etienne Lavigne, prima della partenza da Lima aveva assicurato che «L'organizzazione ha adottato tutte le misure necessarie per la cura e la protezione dell'ambiente, e per evitare di danneggiare il patrimonio archeologico nei tre Paesi che compongono il tour» e il governo aveva assicurato che la competizione motoristica non avrebbe attraversato aree archeologiche. Ma le cose non sembrano stare così.
Anche l'ambientalista Luis Mariano Rendón, in rappresentanza di diverse associazioni ambientaliste cilene, ha depositato una denuncia alla Corte de Apelaciones contro Ruiz-Tagle ed il Dakar Rally, partendo proprio dal ricorso del Cnm del Dakar, colpevoli di aver provocato danni irreparabili all'ambiente ed a circa 200 siti archeologici, antropologici e paleontologici del deserto di Atacama. A rischio in molti casi sono geoglifi che gli scienziati stanno ancora studiando, così come i percorsi del "Cammino Inca", resti di antichi insediamenti, officine litiche e sentieri della transumanza.
«Ampie parti nelle quali si articola la nostra comprensione della preistoria stanno scomparendo e ogni volta che viene distrutto uno di questi siti, si tratta di un libro che viene bruciato - spiega Paola Gonzalez vice presidente del Colegio de Arqueólogos de Chile - In Cile ci sono solo 500 anni di storia occidentale documentati dai dati orali o scritti, ma ci sono altri 20.000 anni che si possono comprendere solo studiando questi resti. Grazie alle sue condizioni climatiche, il deserto cileno è un luogo privilegiato per la conservazione di questi reperti archeologici. La distruzione prodotta dalla Dakar è tremenda».
L'avvocato di Acción Ecológica, Luis Mariano Rendón, ha accusato l'attuale governo di destra e quelli passati di centro-sinistra di «Avere la vista corta riguardo ai danni». Il governo del presidente Miguel Juan Sebastián Piñera ha accolto il Dakar Rally 2013 con grande entusiasmo ma gli archeologi e gli ambientalisti cileni lo accusano di disinformare l'opinione pubblica e gli organizzatori di nascondere la distruzione di siti archeologici provocata dal passaggio di auto, moto e camion.
Il Colegio de Arqueólogos de Chile dicono che «La situazione ha generato la pseudo competizione sportiva della Dakar nel contesto giuridico e istituzionale cileno è complessa e grave». Gli archeologi cileni assicurano di poterlo sostenere sulla base della documentazione fornita dal Cmn, «Tuttavia, sembra che siamo una delle poche organizzazioni che riconoscono l'importanza di questa istituzione, perché, chiaramente, all'interno del governo ci sono sordi riguardo a quel che il Consejo ha detto sulla Dakar».
Le denunce dei possibili danneggiamenti provocati dal Dakar Rally e sulla violazione degli articoli 38 e 39 della Ley de Monumentos Nacionales che prevede pene per "I funzionari pubblici che in qualche modo facilitano la loro distruzione" giacciono al ministero della pubblica Istruzione, ed al Consejo de defensa del Estado Paola Gonzalez sostiene che «La distruzione di siti archeologici, prodotta dai concorrenti della Dakar è un crimine che è protetto da parte dello Stato del Cile, non evitarlo o non perseguire i responsabili, mette a repentaglio il sistema protezione politica/giuridica nel nostro paese. Abbiamo denunciato l'immobilismo dell'esecutivo e la negazione sistematica della giustizia del potere giudiziario. Oggi aggiungiamo che i crimini commessi dalla competizione Rally Dakar, sono stati volutamente disattivati e che c'è chiaramente un tentativo di disinformare l'opinione pubblica. Il governo, Instituto Nacional de Deportes (Ind), ha cercato sistematicamente cercato di incasellare le dichiarazioni rilasciate del Colegio de Arqueólogos come polemiche, sottovalutando pubblicamente l'effetto sui siti archeologici».
Non è servito a niente che anche un organismo statale come il Cmn abbia fornito rapporti con prove schiaccianti sui danni causati dalla Dakar. «Sembra che il direttore dell'Ind, Gabriel Ruiz-Tagle, viva in una realtà parallela - dice la Gonzalez - Non solo non convalida le informazioni contenute in quei rapporti, ma assicura anche che l'Ind ha pagato 300 milioni di pesos come risarcimento per la distruzione dei siti archeologici ed ha anche sostenuto che al Dakar Rally non si avvicina ad "emergenze archeologiche". Per il Colegio de Arqueólogos questo è mentire palesemente al popolo del Cile».
In una dichiarazione a Radio Biobío, Ruiz-Tagle ha detto: «Questo è il motivo per cui il governo assicura che il Dakar Rally è una competizione che porta benefici a livello nazionale e, pertanto, non deve essere viziata da polemiche, garantendo fin dal 2011 al Consejo de monumentos di aver stabilito che, se si dovesse presentare un problema, ci sarà un pagamento in risarcimento del danno, come è stato dimostrato nello stesso anno in cui l'Ind ha pagato circa 300 milioni di pesos». Gli archeologi si chiedono: «Perché sono disposti a pagare 300 milioni di pesos se il percorso della Dakar "evita ovunque emergenze archeologiche"?»
In realtà le risorse promesse per gli indennizzi non sarebbero state messe nemmeno a bilancio dall'Ind per il 2013, e se Ruiz-Tagle ha detto di aver pagato 300 milioni di pesos per il Dakar Rally 2011 - la competizione più brutale in termini di danni al patrimonio archeologico cileno, con il coinvolgimento provato di 26 siti - l'ufficio del Cmn il 18 dicembre si è visto negare un risarcimento di 350 milioni di pesos per i danni a beni archeologici provocati dai Dakar Rally 2009 e 2010, di cui sono stati pagati solo 40 milioni. «Chi ha pagato l'Ind con i 260 milioni che non ha mai ricevuto il Consejo de Monumentos Nacionales? - chiede perfidamente la Gonzalez - Nessuno di questi dati, né i siti archeologici danneggiati dalla Dakar, facevano parte della, per certi versi, ingenua nota che ha pubblicato la Tercera online con i numeri che caratterizzano l'edizione 2013 della Dakar. Se questa non è una deliberata campagna di disinformazione, non so cosa sia. E' molto facile calmare le preoccupazioni dei cittadini con la menzogna. L'ente pubblico responsabile per la protezione dei monumenti nazionali è il Consejo de Monumentos Nacionales: nella sua nota dal 18 dicembre, il Consiglio chiedeva al Consejo de Defensa del Estado di stabilire l'eventuale responsabilità, determinata da questo organismo, per il reato di distruzione di siti archeologici che, in ogni edizione, ha riguardato impegna il Dakar Rally. Come può il signor Ruiz Tagle continuare a sostenere che il Dakar Rally "è una sana competizione che porta benefici a livello nazionale?"».