[15/01/2013] News

Wwf: un milione di firme alla Cop 16 Cites di Bagkok per salvare gli elefanti africani

Petizione globale al primo ministro thailandese contro il commercio di avorio africano

Nel solo 2011 sono state sequestrate 26,4 tonnellate di avorio - più del doppio che negli 8 anni precedenti - e in Africa i bracconieri continuano a far strage di elefanti per rimpinguare il lucroso commercio di avorio, soprattutto in Asia. Decine di migliaia di pachidermi uccisi per le zanne, che poi vengono trasformate e vendute liberamente in Thailandia.

Per questo, da oggi e fino al 14 marzo, il Wwf lancia contemporaneamente in 156 Paesi nel mondo una petizione globale (wwf.it/stopavorio) che punta a raggiungere un milione di firme per chiedere alla primo ministro thailandese Yingluck Shinawatra «Di vietare ogni forma di commercio di avorio in Thailandia al fine di contenere l'uccisione illegale di elefanti africani». La petizione verrà presentata alla 16esima Conferenza della parti della Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites) che si terrà proprio nella capitale della Thailandia, Banhkok, dal 3 al 14 marzo. La situazione del Paese ospite della Conferenza Cites è emblematica: la Thailandia, nonostante vieti ufficialmente la vendita di avorio di elefanti africani, poi ne permette la vendita legalmente. Secondo il Wwf «Le reti criminali sfruttano questa scappatoia legale per inondare i negozi tailandesi con il sangue dell'avorio africano».

Massimiliano Rocco, responsabile specie e Traffic del Wwf Italia, spiega che «Le leggi esistenti non sono efficaci per tenere fuori dal mercato tailandese l'avorio illegale africano. L'unico modo per impedire alla Thailandia di contribuire al bracconaggio degli elefanti è quello di vietare tutte le vendite di avorio. Oggi le principali vittime sono gli elefanti africani, ma gli elefanti della Thailandia potrebbero essere i prossimi. Il ministro Shinawatra può contribuire a porre fine a queste uccisioni e credo che anche i cittadini thailandesi darebbero il loro sostegno per una maggiore protezione di questi animali».

Secondo il Panda alla Cop16 della Cites «I Governi europei, Italia in testa, hanno l'opportunità di prendere le decisioni giuste per ridurre la domanda di prodotti provenienti da specie in via di estinzione, rafforzare la legislazione, aumentare i controlli e le sanzioni». Rocco evidenzia che «Dopo un periodo di stabilità dal 2008 si è registato un incremento nei casi di sequestri scoperti ed oggi più che mai il mercato illegale sembra avere avuto un incremento esponenziale che deve essere fermato a tutti i costi.  La Thailandia rappresenta il più grande mercato di avorio non regolamentato al mondo, divenendo capofila nel bracconaggio e nel commercio illegale. Molti turisti stranieri proverebbero orrore se sapessero che i numerosi ninnoli d'avorio in mostra accanto ai tessuti di seta nei negozi thailandesi possono provenire da elefanti massacrati in Africa. È illegale portare a casa avorio che non dovrebbe più essere venduto in Thailandia».

Il rapporto 2012 del'Elephant trade information (Etis), la più importante banca dati al mondo sui sequestri di avorio, che registra più di 18.000 eventi ad oggi, mostra come il traffico internazionale di avorio abbia raggiunto nel 2011 il tasso più elevato mai registrato prima, con tre dei quattro più importanti sequestri di avorio registrati dal 2009, altro anno critico per i sequestri, 17 importanti sequestri di avorio (più del doppio rispetto al 2009),  e con più del doppio di avorio sequestrato negli otto anni precedenti, per un totale di circa 26,4 tonnellate.

Ma non ci sono solo gli elefanti in discussione alla Cop16 Cites e il Wwf Italia, impegnato nel contrasto al commercio illegale di natura, denuncia traffici di animali da compagnia,  pelli di rettile, lane pregiate. Isabella Pratesi, direttore conservazione internazionale del Wwf Italia, in prima linea nella campagna Wwf Green Heart of Africa, evidenzia un particolare rischio per  «Il Cuore verde dell'Africa, il bacino del Congo, dove la deforestazione unita all'aumento della caccia e al commercio illegale sta portando all'estinzione di specie simbolo come i gorilla e gli elefanti di foresta e di molte altri animali meno noti ma fondamentali per la sopravvivenza della foresta e delle sue comunità. E' un vero circolo vizioso: in questi paesi i ricchi proventi derivati dall'uccisione e dal commercio illegale di animali e delle loro parti nutrono un mercato diffuso e pericolosissimo di armi. E così i fucili, i kalashnikov, entrano capillarmente nella foresta rinforzando quel massacro di animali grandi e piccoli di cui si nutrono i signori delle armi».

Intanto sul web continuano le iniziative anti-bracconaggio del Wwf: l'associazione ambientalista ha avviato la campagna globale "Kill the trade that kills", alla quale partecipano tutti i 156 uffici nazionali del Wwf, «Per smuovere l'interesse di chi non vuole vedere estinte queste straordinarie specie simbolo, per creare una rete di azioni, di sostegno e di richieste che fermi per sempre questo bracconaggio selvaggio e interrompa lo sterminio di elefanti, rinoceronti e tigri in nome di un commercio illegale e crudele». La campagna può essere seguita su Twitter a con #killthetrade e #stopbracconaggio #stopavorio e sul profio @wwfitalia. Su Facebook, alla pagina WWFitalia.

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