[17/01/2013] News
Le due guerre irakene e quella civile in atto in Siria sembrano aver rimescolato le carte per rimetterle sul tavolo praticamente come prima, ma con un full d'assi politicamene inedito: Iraq, Iran, Siria ed ora Giordania.
Secondo quanto si legge oggi sul sito della radio internazionale iraniana Irib, infatti, «Il premier irakeno Nouri al Maliki sarebbe riuscito a convincere il re giordano Abdullah II a cooperare per quanto riguarda la lotta al terrorismo, ai membri di Al Qaeda ed agli elementi dell'ex regime di Saddam inducendolo di fatto a prendere le distanze dal fronte formato da Qatar, Turchia ed Arabia Saudita».
La notizia sarebbe clamorosa ma, anche se la notizia è stata data da fonti giordane, non ci sono per ora conferme né da parte irakena né dalla monarchia Hascemita di Amman. Secondo gli iraniani «Pare che al Maliki sia riuscito nella brillante manovra diplomatica portando da re Abdullah i documenti che dimostravano che terroristi sul suolo irakeno provengono direttamente da paesi come Qatar ed Arabia Saudita. L'elemento che avrebbe indotto Abdullah a questo ripensamento sarebbe stato il pericolo dei salafiti e dei takfiristi, che ora minaccia anche il suo governo moderato come quello della Siria. Abdullah, riferiscono fonti informate, avrebbe espresso il desiderio di incrementare le relazioni con Iraq e Iran. È anche degno di nota che la Giordania importa dall'Iraq 100 mila barili di petrolio al giorno. Secondo gli esperti, il mancato appoggio della Giordania ai gruppi estremisti in Siria avrebbe provocato la loro recente sconfitta nel Sud, precisamente a Dar'a».
L'incancrenirsi della carneficina siriana, aggravata dall'appoggio russo, cinese ed iraniano alla dittatura di Bashir al Assad e da una resistenza siriana sempre più in mano agli integralisti sunniti pesantemente infiltrati da elementi stranieri della Jihad islamica provenienti dalle fila irakene di Al Qaeda e da diversi Paesi arabi (da Arabia Saudita e Qatar arrivano anche le armi), sta creando una situazione geopolitica paradossale. L'Iran e l'Iraq, ormai governati dagli sciiti, hanno deciso di appoggiare l'alauita Assad in finzione anti-sunnita, ma così gli irakeni e gli iraniani sostengono un regime militare che si basa sull'ideologia nazional-socialista del Partito Baath, lo stesso di quel Saddam Hussein che era il nemico giurato degli iraniani sunniti e di quelli irakeni oggi al potere a Bagdad.
Anche la monarchia Hascemita è sunnita (Abdullah II è un dei tanti guardiani della fede che siedono sui troni mediorientali dal Marocco all'Oman) ma il suo piccolo Paese è stretto tra la necessità di garantirsi il petrolio proveniente dall'Iraq, una popolazione a maggioranza palestinese molto inquieta e che non vede di buon occhio le politiche filo-occidentali di Amman, e i profughi siriani che hanno portato (dopo quelli delle due guerre irakene) un altro elemento di instabilità che sta rafforzando i Fratelli musulmani e gli altri movimenti islamisti che molto probabilmente forniscono miliziani all'opposizione armata siriana che ormai sembra diventata una "Brigata Internazionale" sunnita.
La Giordania rischia di trasformarsi da precaria camera di compensazione delle tensioni mediorientali, dove convivono spie israeliane ed iraniane, integralisti e movimenti della sinistra palestinese, nella retrovia più esposta dell'intricata crisi siriana, dove ormai non si distinguono più buoni e cattivi. Un piccolo Paese che è riuscito ad uscire indenne dal conflitto israeliano-palestinese (anche se amputato della Cisgiordania occupata) rischia di crollare sotto l'assalto di estremisti sunniti finanziati dalle monarchie sorelle, la Primavera Araba che ha solo sfiorato Amman potrebbe diventare un sanguinoso inverno integralista che costringerebbe il regime moderato giordano ad una difesa di tipo siriano, solo che ad Amman lo scontro sarebbe tutto tra sunniti. Poi c'è il petrolio e c'è il gas che non arriva più dall'Egitto. Per questo le sirene petrolifere sciite di Bagdad e Teheran suonano così ammalianti ad Amman mentre il petrolio sunnita saudita e qatariano finanzia i nuovi nemici interni ed esterni della Giordania.
In questa situazione va registrato l'ultimo ammonimento che la guida suprema iraniana, il sommo Ayatollah Khamenei, parlando ai servizi segreti delle forze armate iraniane, ha lanciato agli occidentali: «La nazione iraniana comprende benissimo che le potenze arroganti stanno usando le pressioni e le sanzioni per costringerla ad arrendersi. Nonostante i loro sforzi questa nazione sopporterà ogni difficoltà dato che ha compreso la tattica ed il piano nemico ed il suo obbiettivo strategico. Nonostante tutte le pressioni ed i complotti nemici, dopo 34 anni, il sistema Islamico è rispettato, potente ed influente nella regione e negli affari internazionali. Durante i disordini del 2009, il nemico ha creduto di aver messo a segno il risultato dei suoi sforzi decennali, ma la nazione iraniana è scesa in campo ed ha dato un pugno in faccia alle forze ostili internazionali ed interne, senza poi tener conto di alcuni mercenari interni che sono davvero una nullità dinanzi alla grandiosità del popolo iraniano».