[21/01/2013] News

Sull’intervista di Stella Bianchi su ambiente e Pd

Ha fatto bene greenreport.it a chiedere alla responsabile ambiente del Pd come intende impegnarsi il partito sui temi ambientali dopo le polemiche su talune  ‘esclusioni' dalle candidature.

Ce n'era bisogno specie dopo le tante critiche anche ma non solo  al pd per i troppi silenzi sulle questioni ambientali.

La Bianchi assicura che il pd considera l'esigenza di una svolta ecosostenibile -leggi green economy- una condizione per uscire dalla attuale crisi. Quello che tuttavia resta in ombra o del tutto assente anche da questa risposta è che un nuovo indirizzo delle politiche economiche a cominciare dalle energie rinnovabili per combattere il riscaldamento crescente del pianeta, sono solo un aspetto per quanto determinate della vicenda ambientale.

E' di qualche giorno fa un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno da cui risulta che solo un parco su diciotto ha superato la VIA nel 2012 in fatto di impianti di energie rinnovabili; eolico e non solo.

Insomma 17 impianti su 18 non erano in regola con la valutazione di impatto ambientale. Rischi analoghi - e si parla di parchi soprattutto campani e non di territori qualsiasi- sono denunciati su Il Denaro da Ugo Leone noto esperto ambientale e già presidente del Parco Nazionale  del Vesuvio. Denunce simili vengono ormai quasi quotidianamente dal FAI e tanti altri movimenti e associazioni che magari poi dimenticano a differenza di Leone i parchi e le aree protette quando parlano di paesaggio. Sta qui il punto per molti versi irrisolto anche da parte del Pd e cioè non racchiudere e circoscrivere il nodo ambientale alla green economy perché essa deve in ogni caso misurarsi con i problemi della tutela dell'ambiente, del paesaggio e della sicurezza del suolo. Insomma non è un grimaldello per aprire tutte le porte.

Se non lo si fa può accadere - come in effetti è purtroppo accaduto in senato - di approvare leggi che penalizzano di fatto proprio i parchi e le aree protette nel momento in cui dovrebbero essere rilanciate dopo i danni inflitti dai governi e ministri berlusconiani.

Ecco perché non convince neppure il rilievo critico di Dezza presidente di Legambiente secondo cui l'ambientalismo sarebbe oggi in difficoltà perché o si considera mera  sentinella senza però una strategia oppure evoca soltanto scenari rovinosi e irrealistici. 

Il vero limite dei partiti, delle istituzioni come dell'ambientalismo è di non riuscire ancora  a immettere le politiche ambientali nella sua complessità -non riducibile appunto ai profili economici-  nel governo del territorio. Il che significa e implica che stato, regioni ed enti locali devono finalmente riuscire a collaborare lealmente e  non a farsi la guerra. Meno conflittualità e più intesa su un piano di pari dignità. Alternative non ce ne sono.    

 

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