[22/01/2013] News

Dismissione nucleare (finta) in Bulgaria, Lituania e Slovacchia: buchi di bilancio, ritardi e sprechi

Entro il 2025 dovrà chiudere un terzo dei 143 reattori dell’Ue. Dove si prenderanno i soldi?

Superamento dei costi, ritardi, mancanza di coordinamento e di vigilanza, diffuse responsabilità, fondi troppo spesso allocati a progetti energetici non collegati, priorità basate su attive informazioni... è questo il preoccupante quadro delle irregolarità dei programmi europei di dismissione delle centrali nucleari in Bulgaria, Lituania e Slovacchia rivelato dalla risoluzione della commissione bilancio del Parlamento europeo presieduta dal liberale tedesco Michael Theurer.

Gli eurodeputati sottolineano che ad oltre 10 anni dall'avvio dei finanziamenti europei, «Nessuna delle tre centrali nucleari è stata chiusa in maniera irreversibile» e temono che «Gli Stati membri interessati possano utilizzare questo fatto come una leva politica per ottenere un finanziamento europeo supplementare». Insomma, l'Ue sta pagando lo smantellamento delle pericolose centrali nucleari di epoca sovietica, ma i governi post-sovietici ci marciano... Il finanziamento europeo allocato a questi Paesi per la dismissione delle centrali nucleari dovrebbe aver termine nel 2020.

I programmi di dismissione, gestiti dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, coprono la dismissione, in particolare trattamento delle scorie e decontaminazione del combustibile, l'energia (miglioramento della sicurezza dell'approvvigionamento e modernizzazione delle infrastrutture) e le conseguenze sociali come la messa in sicurezza e la riconversione lavorativa dei lavoratori delle centrali nucleari. Nell'attuale quadro di bilancio a lungo termine (2007-2013), i finanziamenti Ue sono stimati a 2,85 miliardi di euro, dei quali 1,367 miliardi destinati a Ignalina (Lituania), 613 milioni a Bohunice (Slovacchia) e 868 milioni a Kozloduy (Bulgaria). A fine 2010 la Commissione europea aveva impegnato 1,807 miliardi di euro, cioè il 63,5% dell'ammontare disponibile.

La Corte dei Conti europea ha stimato in 2,5 miliardi di euro l'insufficienza di finanziamenti per le dismissioni delle centrali nucleari in Bulgaria, Lituania e Slovacchi, «Anche se l'Unione ha fornito ancora 553 milioni di euro fino al 2020, mancherebbero sempre 2 miliardi di euro».

La risoluzione evidenzia che «La Bulgaria, la Lituania e la Slovacchia dovrebbero mettere in atto dei piani di dismissione comprendenti impegni finanziari dettagliati e spiegare la maniera in cui sarà finanziata la chiusura delle centrali nucleari».

Il rapporto, presentato dal rumeno Marian-Jean Marinescu, del Partito popolare europeo, evidenzia che «La responsabilità finale della chiusura delle centrali nucleari in tutta sicurezza è a carico degli stessi Stati membri», ed avverte che il non rispetto di questo obbligo «Mette in pericolo i cittadini dell'Unione».

Gli eurodeputati sostengono che «Il problema della dismissione diventerà sempre più importante negli anni a venire perché un terzo dei 143 reattori in funzione in 14 degli Stati membri dovranno essere chiusi entro il  2025». Per questo chiedono ai governi dei Paesi Ue di «Mettere da parte fondi sufficienti per cessare le loro attività».

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